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Barbonismo radical chic di ritorno

Creato il 13 maggio 2013 da Mcnab75

Mark Boyle

Per oggi era previsto un altro post, già programmato e scritto da tempo.
Poi capita che la mattina apri Twitter e trovi segnalata la storia de “l’uomo che da due anni vive senza soldi”.

(…) Mark Boyle, inglese di 34 anni, laurea in economia e finanza, nel 2008 si è stufato di cercare lavoro e indebitarsi, decidendo di cambiare vita in modo radicale. E’ andato a stare in una roulotte donatagli da un amico, parcheggiata in una fattoria del Somerset, si è cibato con gli ortaggi e la frutta del suo orto più alimentari regalati o scartati, ha ricavato energia da un pannello solare che è stato il suo ultimo acquisto prima di rinunciare al denaro, ha fatto un po’ di volontariato presso gli agricoltori dei dintorni e praticato il baratto per vestiti e altri generi di prima necessità. Dopo avere vissuto così per due anni, ha scritto un libro sulla sua esperienza.

L’articolo completo è qui.
La mia prima reazione da fine sociologo dilettante è stata questa: me cojoni!
Poi ho scritto questo post.

Alt, facciamo qualche passo indietro.
Personalmente non ho mai avuto la malattia dei soldi.
Ho rinunciato a fare soldi facili, pur di evitare di collaborare con persone che trovo moralmente deprecabili e discutibili, per quanto comunque operanti nella totalità della legge e dell’onestà oggettiva (su quella soggettiva, beh, lasciamo perdere).
Nella mia vita non ho mai mirato a cose come la carriera – termine che aborro – e il guadagno ossessivo. Scelte che mi rendono meno economicamente indipendente di quanto mi piacerebbe essere, ma anche molto meno ossessionato, stressato, malato.

Detto ciò i soldi, piaccia o meno, servono.
Non fanno la felicità, ma la loro mancanza può causare una serie non indifferente di problemi. Tipo non mangiare (o mangiare male), non avere un tetto sotto il quale dormire, o non poter convivere con la donna (o l’uomo) che amiamo, perché senza soldi non ci mantiene da soli, figuriamoci in due.

Però questi sono gli anni dei barboni radical chic che ci vengono a dire che “poveri è bello”.
Sono gli anni dei Mark Boyle di turno, che poi però scrivono libri e – guarda caso – finiscono stabilmente sui social network.
Anche in Italia abbiamo elementi del genere. Me ne viene in mente uno, molto giovane, che da mesi va osannando il suo ritorno a un lavoro da agricoltore di pura sussistenza. Affascinante, per molti versi. Peccato che il suo libro sia uno di quelli bene in vista nei megastore, senza contare tutte le volte che mi è capitato di sentirlo in radio.

Ecco, questo è un discorso già più condivisibile.

Ecco, questo è un discorso già più condivisibile.

Poi ci sono quelli più duri e puri, che fanno armi e bagagli e vanno a vivere in nuove comuni che sembrano tragicamente ispirate alla Contea di tolkeniana memoria.
Estremisti dell’ecopunk e della vita fuori dall’economia reale, che spesso obbligano i figli piccoli a seguire queste scelte estreme. Estreme, ma sempre velate da quel radicalismo snobbista che caratterizza gli integralisti di qualunque campo/settore/genere.

Altro passo indietro: sicuramente la Crisi economica ci sta insegnando che altre scelte di vita sono non solo auspicabili, bensì anche necessarie. Qui su Plutonia ne abbiamo parlato molte volte.
Questi sono gli anni, per esempio, in cui è necessario cercare di trasformare le nostre passioni in fonti di reddito primarie o almeno secondarie. In Italia è estremamente difficile, ok, ma forse alla fine ci arriveremo anche qui.
Sono gli anni in cui occorre concepire diversamente il denaro. Meglio averne un po’ meno, ma guadagnarlo in modo più soddisfacente e realizzante. Meglio anche spenderne meno, ma spenderlo meglio, per cose che ci appagano di più.
Ci sono tutti i mezzi per cercare di realizzare delle svolte individuali di questo genere.

E vivere completamente senza denaro?
Utopia.
Questo è il mio parere. Poi, per carità, so che esistono persone che lo fanno con più… compostezza del Mark Boyle di turno. Senza atteggiarsi a santoni new age/ecopunk o quel che è. Senza trasformare il loro stile di vita da neo-barbari in un affare che – paradosso dei paradossi – fa guadagnare loro un bel po’ di soldini.

E se rivalutassimo anche il cannibalismo?

E se rivalutassimo anche il cannibalismo?

Inoltre facciamo molta attenzione quando parliamo di rinunciare al superfluo.
Cos’è il superfluo? Di certo non un concetto oggettivo.
Lo è l’abbonamento a Sky o la gita in agriturismo del sabato? Lo sono i fumetti che compro quasi ogni settimana? Lo è lo smartphone che mi permette di controllare la posta anche quando sono in viaggio? Lo è la foto autografata di Maria Sharapova che mi son regalato per Natale? Lo è la vaschetta di alici marinate che mi concedo ogni tanto a corredo di una normale cena?

Ecco, io credo che tracciare delle liste del genere, ammantandole con pretese di autorevolezza, sia una cosa un po’ fascista. Non a caso reputo neofascista quel simpatico politico italiano che va auspicando una “serena povertà” (e a seguire la terza guerra mondiale, ma vabbé…)
Ho sempre sognato un futuro positivo, in cui l’essere umano potrà seguire le proprie ambizioni culturali e artistiche, mirando a un miglioramento interiore dato da un benessere (reale) tanto materiale quanto spirituale. Più salute, istruzione, più conoscenza.
Perché no: più divertimento.
Ok, i tempi in cui viviamo ci raccontano una storia diversa, ma io continuo a sperare in quel tipo di futuro.
Le persone che mi vengono a dire che dobbiamo tornare a vivere soltanto coltivando patate e barattando pelli di pecora al mercato delle pulci, beh, mi spaventano un bel po’. Perché questo è un paese che ha già rinunciato fin troppo a dei “lussi” estremi, come per esempio i libri, l’investimento nella preservazione dei beni culturali, nello studio e nell’istruzione, all’informatizzazione delle nuove generazioni.
A cos’altro dovremmo rinunciare? E soprattutto, a che pro?
Io di sicuro non voglio tornare a un mondo diviso tra servi della gleba e grandi signori feudali. Se qualcuno vede la felicità in tutto ciò, lascio a lui la povertà radical chic di ritorno.

La risposta a tutte le menate di Mark Boyle potrebbe anche essere soltanto questa foto.

La risposta a tutte le menate di Mark Boyle potrebbe anche essere soltanto questa foto.

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