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Bari, agenti di polizia aiutano atleti immigrati a “correre” e… arrivano le vittorie

Creato il 07 gennaio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Sembra una favola natalizia, ma e’ una storia di solidarietà tra i profughi del centro di accoglienza di Bari e gli agenti di sorveglianza.

(agi.it)

(agi.it)

Un anno fa due poliziotti, appassionati di sport, hanno notato un eritreo correre come se si allenasse e hanno deciso di dargli una mano. Il sovrintendente Francesco Leone e l’assistente capo Francesco Martino, durante il loro servizio di vigilanza, avevano visto un ospite eritreo fare alcuni giri di corsa lungo il perimetro del centro. Leone ha voluto metterlo alla prova: stabiliti punto di partenza e di arrivo lo ha cronometrato e la lancetta si é fermata su un ottimo tempo, nonostante corresse senza scarpe e tenuta adeguati. Nei giorni successivi con il giovane eritreo ha cominciato ad allenarsi un somalo e anche questi ha fatto registrare un buon tempo.

Convinti che si trattasse di “talenti” da sostenere, Leone e Martino, insieme con l’assistente capo Donato Venturo, hanno deciso di fornire ai due tutto l’occorrente per allenarsi al meglio: tute, scarpe, cronometri. Anche liberi dal servizio hanno dedicato il loro tempo ad allenarli per farli partecipare a gare di atletica che hanno sistematicamente vinto.

E’ la storia di Nageeye Abdulle Abdisha Juur, somalo di 21 anni, e di Hitsa Mussie, 24 anni, eritreo. Si allenavano da soli nel centro di Cara, con le sole scarpe rimaste dopo l’arrivo in Italia, sfuggendo nei loro paesi a prigionia e tortura. In pochi mesi, con l’aiuto della “loro famiglia italiana” i ragazzi sono riusciti così a vincere i primi trofei e a conquistare alcuni primato. Abdulle, però, era stato chiamato nel 2011 a difendere i colori del suo paese ai mondiali di atletica leggera in Corea del Sud; è arrivato sino alla semifinale dei 5.000 metri. Ora ha in mano un permesso di tre anni per protezione umanitaria. Hitsa ha avuto un permesso di soggiorno come rifugiato per cinque anni ed è partito per la Svizzera. Ma il filo di solidarietà e amicizia costruito con loro dai poliziotti è più che mai vivo.

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