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Bari/ Shoah. Il Giorno della memoria nella voce di un reduce pugliese

Creato il 27 gennaio 2013 da Antonio Conte

Lucia Crisitina Larocca

Lucia Crisitina Larocca

Lucia Cristina Larocca – Nella maggior parte dei Paesi Europei si è celebrato oggi 27 gennaio il Giorno della memoria, giornata internazionale riconosciuta dalle Nazioni Unite, dedicata alla commemorazione delle vittime del nazismo e al ricordo dello sterminio del popolo ebraico (Shoah), in cui persero la vita circa 6 milioni di “nati con la stella”. A 68 anni dalla liberazione, nel nostro Paese si ricordano il dramma dei deportati militari e politici italiani nei lager nazisti, avvenuto negli anni della Seconda Guerra Mondiale, nonché le terribili leggi razziali del 1938.

La copertina del libro

La copertina del libro “Qui da io a numero 191884″ di Antonio Ciccarelli

Era esattamente il 27 gennaio 1945 quando i soldati sovietici dell’Armata Rossa aprirono e varcarono i cancelli di Auschwitz, il maggiore campo di concentramento realizzato dal regime nazista, trovandosi così di fronte ad uno degli eventi più tragici della storia dell’umanità: l’orrore del genocidio nazista.

«I giovani devono usare la memoria, il cuore e la ragione per poter vivere sempre in pace con se stessi e per poter gustare la pace come un bene infinito per il progresso loro e di tutta l’umanità». La riflessione è tratta dalla emozionante e significativa opera Qui da io a numero 191884 di Antonio Ciccarelli, il più giovane dei prigionieri di guerra del territorio barese, sopravvissuto alla drammatica esperienza della prigionia nei campi di concentramento in Germania e decorato al valore per meriti di guerra.

Il libro, di grande valenza educativa e sociale, è una toccante testimonianza storica dell’autore che, arruolatosi volontariamente a 19 anni nell’Esercito Italiano – come motociclista nell’8° Reggimento artiglieria di Roma – fu fatto prigioniero dai tedeschi e internato in vari campi di lavoro, fra i quali anche quello di Schonebeck.

Furono esattamente 32 i prigionieri del capoluogo pugliese che subirono la stessa disumana e terribile sorte, di cui 7 soldati non fecero più ritorno nelle loro dimore e, ad oggi, fra loro, è possibile ascoltare la testimonianza diretta di quei tragici momenti dalla sola voce di due superstiti, entrambi originari di Mola di Bari: Antonio Ciccarelli e Vito Caputo.

Il prof. Ciccarelli racconta della sua liberazione come l’“arcobaleno della sua vita”, la cui suggestiva immagine è riproposta, accompagnata da quella del filo spinato, sulla copertina del suo libro, sopra menzionato. Il titolo, Qui da io a numero 191884,  ci riporta subito alla tragica esperienza della perdita d’identità vissuta con dolore dai prigionieri: gli internati venivano infatti privati del nome, sostituito con un numero di matricola identificativo, inciso poi su di una targhetta posta al loro collo. Fame, lavori forzati, malattie, atti di crudeltà, umiliazioni, sofferenze e punizioni fisiche inflitte con ferocia: tutto è rievocato con estrema lucidità e amarezza.

Tanti sono i tragici episodi, narrati con parole accorate, per descrivere la sua lunga e atroce prigionia, che ebbe inizio in seguito all’armistizio firmato l’8 settembre 1943 dal generale Badoglio. Fra i quali, immagini emotivamente forti sono: la descrizione del giorno in cui i tedeschi gli requisirono la sua amata motocicletta di servizio; le notti infinite nei dormitori, delineati come angusti loculi; la gamella con soda caustica offertagli dopo 3 lunghi giorni di digiuno; la morte di tubercolosi del suo fratello d’armi, avvenuta proprio vicino al suo letto e, infine, lo sventolio commosso della bandiera italiana fra le mani di un commilitone, nel momento della tanto agognata liberazione.

Numerosi sono inoltre gli eventi che in questi giorni fanno da cornice alla commemorazione, con una grande partecipazione soprattutto fra i giovani. Istituzioni pubbliche e private della città di Bari ricordano in questi giorni l’Olocausto con varie e importanti iniziative come concerti, mostre, incontri e dibattiti, proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali e tanto altro ancora.

Per citarne solo alcune tra le più significative: un seminario di studi sul tema Le Muse all’inferno: la musica nei lager nazisti, organizzato dal Comune di Bari e l’IPSAIC (Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) e un incontro intitolato Il disagio della memoria. Linguaggi del monoteismo e pace preventiva, organizzato dall’Università degli studi di Bari Aldo Moro, a cura del Prof. Augusto Ponzio (28 gennaio 2013).

Riannodare il filo della memoria e della storia è un atto doveroso che ci porta a promuovere l’esercizio di una cittadinanza attiva e a vedere il tempo presente con occhi più consapevoli, aiutando così le generazioni future a coltivare la pace e l’amore fra i popoli.

Il desiderio di libertà, il coraggio impresso negli occhi di quelle foto sbiadite che ci giungono da quei giorni cupi, la voglia di sopravvivere e continuare ad andare avanti anche quando tutto è perso, devono essere ancora oggi un momento di riflessione.

Per riprendere alcune celebri parole di Primo Levi: « la storia è stata scritta dagli uomini, ma gli uomini non la possono omettere o cancellare perché tutto questo, ed altro ancora, è stato e, se dimentichiamo, sarà di nuovo.»


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