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Barry Lyndon

Creato il 15 marzo 2013 da Misterjamesford
Barry LyndonRegia: Stanley KubrickOrigine: USA, UKAnno: 1975Durata: 182'



La trama (con parole mie): Redmond Barry, giovane di belle speranze irlandese, coltiva in cuor suo il sogno di affermarsi con le sue sole forze, e perduto il primo amore parte alla volta di Dublino per allontanarsi da tutto quello che l'aveva messo nei guai.
Quando viene rapinato dei suoi averi, inizia per lui una vita di avventure: diverrà un soldato, un giocatore, un abile truffatore, una spia, un affascinante gentiluomo e giungerà a sposare una nobildonna puntando tutto sul suo ingresso in una società che da sempre ha rifiutato i personaggi di dubbia fama - e venuti dal popolo - come lui.Cambierà il suo destino il diventare padre, ed il dover affrontare l'inevitabile caduta che attende ogni uomo subito dopo una grande ascesa.L'importante, sempre e comunque, alla fine, sarà di aver vissuto quanto e più a fondo possibile.
Barry Lyndon
Avete presente quelle domande legate ai titoli che portereste con voi su un'isola deserta, che salvereste sempre e comunque, i film - o libri, o dischi - della vostra vita, che ad ogni passaggio si radicano nel cuore sempre di più, quasi fossero una parte di voi?
Barry Lyndon è senza dubbio uno di quelli che sceglierei per me, nonchè il mio preferito assoluto tra i film del Maestro: e non parlo della tecnica stratosferica che mai come in questa pellicola esplode dallo schermo fino agli occhi dello spettatore - la cura maniacale dei dettagli, i movimenti di macchina, la fotografia basata esclusivamente sulla luce naturale, i costumi ed i setting da dipinto -, dell'eleganza del racconto, della perfezione dello script o della produzione, di uno dei lavori più monumentali che il Cinema abbia mai conosciuto, ma del cuore di Barry Lyndon e dell'uomo che l'ha reso possibile e così grande, il Nostro Stanley.
Spesso e volentieri, nel corso della mia vita da cinefilo, ho ascoltato pareri anche illustri che dipingevano Kubrick come un freddo esecutore, un gigante incapace di infondere emozione alle sue opere, una specie di uomo di ghiaccio della macchina da presa: eppure se esiste un film che dimostra l'esatto contrario è proprio quello legato alle vicende di Redmond Barry, giovane irlandese che un giorno scopre di volere per lui un destino da gentiluomo che risponda alla sua grande ambizione e al desiderio di riscatto maturato in una vita da uomo di umili origini che solo con le sue forze si batte per vincere destino e condizione sociale per affermarsi come nobile.
Per raggiungere il suo obiettivo Barry è disposto a non guardare in faccia a nessuno, a battersi e sfruttare biechi sotterfugi, a comprare, adulare, ingannare, giocare tutte le sue carte.
Non è un personaggio positivo, il suo.
Ma raramente ne ho visti sul grande schermo di così profondamente umani.
So che Julez mi detesterà per averlo anche scritto, oltre che detto, ma il buon Redmond resta, ai miei occhi, uno degli esempi più evidenti di quel "tenere i cavalli" che è uno dei miei motti.
Per chi non lo sapesse, il suddetto motto è rimasto nel cuore del vecchio Ford dai tempi della mia prima visione di Junior Bonner - o L'ultimo buscadero - di Sam Peckinpah, quando il suo protagonista - un mitico Steve McQueen -, promessa del rodeo che decide di farsi da parte per favorire l'ascesa del fratello, interrogato a proposito di questa scelta da una donna risponde proprio "qualcuno deve pur tenere i cavalli".
Eastwood potrebbe affermare che chi tiene i cavalli è destinato "al nulla e all'addio", Neil Young lo dipingerebbe come uno dei suoi eroi solitari in attesa che il tempo mieta il suo raccolto, Warren Zevon giocherebbe in bilico tra le passioni ed una "splendid isolation".
Perdenti di lusso e di cuore, insomma, quelli che tengono i cavalli. Goonies cresciuti.
Barry Lyndon è proprio così. Un uomo imperfetto portato in scena alla perfezione. Un figlio del popolo che è e sarà sempre più gentiluomo di chi gli si professa superiore per lignaggio - tensione alle stelle a parte, ne è l'esempio perfetto lo straziante duello finale con il figliastro, una sequenza che ad ogni visione riesce a mettermi i brividi come poche altre - e che, per quanto pronto a sfruttare senza ritegno, è capace di provare passioni e sentimenti così forti da risultare incontrollabili come quelle per la cugina che è causa dei suoi primi guai, per il padrino che vede morire in battaglia, e soprattutto all'indirizzo del figlio Bryan, che regala uno dei passaggi più intensi che la mia storia di spettatore abbia potuto sperimentare - la prima volta che vidi Barry Lyndon fui sul punto di spegnere il videoregistratore nel corso dell'ultimo racconto di Barry a Bryan delle sue passate imprese militari, con il fiato corto per la commozione -.
E Kubrick accompagna il suo antieroe attraverso la scalata al successo e l'inevitabile, rovinosa caduta, senza dimenticare quell'ironia di fondo che ha sempre accompagnato le sue opere, lo sdegno per un certo tipo di Potere e le critiche alla Chiesa e alla guerra - Redmond conosce il suo "lato oscuro" proprio negli anni passati nell'esercito - pagando ad un tempo il tributo ad un destino che regola le esistenze di tutti coloro che vivono, amano, odiano, lottano, crescono e qualunque cosa si possa pensare di provare sulla pelle e sotto, da una parte e dall'altra dello schermo, e che di fronte a quel momento ci renderà uguali, inesorabilmente.
Tutti.
Uno schiaffo alle differenze di classe che è una zampata in coda ad un film straordinario poggiato sulle spalle di un protagonista unico, così umano e vivo da apparire come uno specchio per noi che ne ascoltiamo rapiti i racconti delle gesta: e torna una volta ancora in mente Neil Young, che canta "ho la mia linea da arare nel campo del tempo, e quando verrà la mietitrice io sarò saldo nel sole, e saprò che sarà giunto il momento di dare quello che è mio", e penso a Redmond Barry che combatte per diventare Barry Lyndon fino a perdere tutto, a un padre con il figlio, a un Maestro del Cinema che porta sullo schermo un Maestro della vita vissuta a fondo e pienamente, sempre, in tutte le sue sfumature e conseguenze.
E come Barry ingaggio il mio duello con l'esistenza, guardo negli occhi il mio avversario, tengo forte i cavalli e armo la pistola: non so se e quando sparerò a terra e concederò l'onore delle armi, quando lo farò per fare del male e quando per mostrare tutto il mio orgoglio di Uomo che vive, quando per vedere gli occhi di mio figlio brillare ai miei racconti o quando sarà semplicemente finita, ma io sarò lì.
Come Barry Lyndon.
E anche senza una gamba sarò sempre pronto a tornare in piedi.
Almeno fino a quando non verrà il momento di essere tutti uguali.
MrFord
"But me I'm not stopping there,
got my own row left to hoe
just another line
in the field of time
when the thrasher comes,
I'll be stuck in the sun
like the dinosaurs in shrines
but I'll know the time has come
to give what's mine."

Neil Young - "Thrasher" -


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