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Bartali e gli ebrei: in bicicletta contro la Shoah

Creato il 27 gennaio 2016 da El3naliv

Bartali e gli ebrei: in bicicletta contro la Shoah
In un mondo che gira sempre più alla velocità della luce, una ricorrenza come quella del 27 gennaio, Giorno della Memoria, è da considerare una grande occasione; un'occasione per fermarsi a riflettere su quello che è stato l'Olocausto, folle progetto di sterminio ad opera del regime nazista che ha portato la morte di milioni di ebrei e di migliaia di altri innocenti discriminati per i più svariati motivi. Un'occasione per ricordarsi di quanto ancora c'è da fare per tenere viva la lotta a qualsiasi tipo di discriminazione, sia essa di razza, di religione, di orientamento politico o sessuale. Per questo può essere d'aiuto ricordare oggi i grandi eroi del passato che, con il loro cuore e il loro coraggio, hanno indicato alle successive generazioni la giusta strada da seguire.
Uno di questi è sicuramente Gino Bartali, indimenticabile ciclista dei tempi eroici, celebre per le sue vittorie epiche e i duelli col nemico-amico Fausto Coppi sui più alti passi dolomitici. Non è però del Bartali ciclista che vogliamo parlare oggi, ma dell'uomo che si celava dietro "quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita" (Paolo Conte) 
Bartali e gli ebrei: in bicicletta contro la Shoah
Proveniente da un'umile famiglia delle campagne fiorentine, Bartali è sempre stato un fervente cattolico, credente e praticante. Allo stesso tempo, la sua indole genuina e ribelle, allergica a qualsiasi forma di sopruso, lo portò a prendere le distanze dalla dilagante ideologia fascista, contrastando a gran voce i totalitarismi dell'epoca ed i riti a questi legati, come la sottoscrizione della tessera del regime, da lui sempre rifiutata. 

A partire dal 1943, collaborò fattivamente alla liberazione di centinaia di ebrei prendendo parte a una rete di salvataggio segreta, volta a procurare documenti falsi per ebrei in fuga. 

Durante l'occupazione tedesca, con la scusa degli allenamenti, Bartali fungeva da "corriere" trasportando le carte, nascoste nel telaio della sua bicicletta, da Assisi a Firenze. 
Bartali e gli ebrei: in bicicletta contro la Shoah
Nel corso di successive dichiarazioni non nascose di aver utilizzato la sua popolarità per sfuggire a più di un controllo. I documenti falsi gli venivano procurati ad Assisi dal Cardinale Dalla Costa, suo personale amico, e il Campione si occupava di consegnarli al Rabbino di Firenze, Nathan Cassuto. L'eleganza e l'unicità dell'uomo Bartali si evidenziano anche dal fatto che non abbia mai amato parlare di questa sua "attività" extraciclistica perché, come ebbe a dichiarare in seguito, "il bene si fa ma non si dice, e certe medaglie si appendono all'anima, non alla giacca"

Grazie al suo coraggio, Bartali salvò da deportazione certa centinaia di persone e per questo, nel 2013 ha ottenuto il titolo postumo di "Giusto fra le nazioni" dallo Yad Vashem, Ente Nazionale per la Memoria della Shoah, sito a Gerusalemme. Tocca a noi adesso ereditare il suo esempio e i suoi valori. 


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Vignetta di Fany
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