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Batterie per autotrazione esauste: rottamarle o si possono riutilizzare?

Creato il 20 gennaio 2016 da Valtercirillo

Batterie per autotrazione esauste: rottamarle o si possono riutilizzare?

Batterie per autotrazione esauste: rottamarle o si possono riutilizzare?
[ Fabio Pistella] Nella logica dello sviluppo sostenibile, della green economy, della circular economy, della zero carbon economy (tutte espressioni "cool" ma non sempre comprese appieno e spesso invocate a sproposito) rievoco e promuovo alcuni vecchi concetti, cari agli impiantisti vecchio stile, che da sempre si predicano e praticano nelle facoltà di ingegneria: stretch-out, revamping, retrofitting, up-dating, up-grading, per indicare rispettivamente un prolungamento della vita utile dell'impianto, una manutenzione straordinaria per recuperare il livello di prestazioni iniziali, un adattamento a nuove normative o standard, un generico aggiornamento, un miglioramento delle prestazioni.
In realtà sono denominazioni non rigidamente differenziate, anzi corrispondenti a interventi che tipicamente mirano simultaneamente a più di una delle finalità appena elencate.

Prima ovvia riflessione: lo sviluppo sostenibile implica attenzione non solo nelle scelte relative alla progettazione e realizzazione di impianti e sistemi (incluse le reti per fare un esempio) ma anche scelte legate all'esercizio dell'impianto.
Questa più corretta metodica di valutazione può portare a riconoscere come convenienti soluzioni impiantistiche a costo iniziale di istallazione elevato, dando i giusti valori a parametri decisivi quali vita tecnica dell'impianto e tempi di ammortamento e può anche confermare scelte di manutenzione più impegnative. Per dirla in soldoni: "spesso quando si compra qualcosa chi più spende meno spende" e "prima di cedere alla frenesia di buttare e sostituire fai bene i tuoi conti".

Seconda riflessione: durante l'esercizio - e in particolare nelle fasi conclusive - si possono presentare occasioni di utilizzo dell'impianto - o di una sua parte - in un business (limitrofo o meno) dove le condizioni tecnico economiche sono diverse e si può utilmente sfruttare qualcosa che andrebbe smantellato e rottamato se si circoscrivono le valutazioni nel contesto originario.

È evidente che dal punto di vista dell'azienda del business originario queste opportunità possono fortemente incrementare il valore residuo con i conseguenti benefici effetti sulla valutazione dell'investimento. Viene fuori così il concetto di stretch-out programmato altrove con down-grading. È estremo esempio di stretch-out l'uso ancor oggi a Cuba di "macchinoni" USA anni '50 con relativi effetti su consumi ed emissioni e su creatività dei meccanici, ma non è ovviamente a queste situazioni che mi riferisco.

Questo elementare richiamo mi è stato suggerito dalla discussione di un mio intervento su LinkedIn che ha suscitato qualche attenzione e interessanti contributi. Nel contesto della discussione un esempio relativo ai pannelli fotovoltaici è stato esposto dall'ing. Mauro A. Moschin nei termini che seguono "I moderni pannelli (dal quarto conto energia in avanti) hanno una garanzia (obbligatoria) di dieci anni per guasti e di 20 anni per quanto riguarda l'efficienza (80% della potenza di picco nominale) e la tecnologia cristallina è oramai consolidata e matura a garantire durate di 30 e più anni. Quindi, stabilito che il ROI di un impianto è al massimo di 6-7 anni (ma destinato a scendere), si comprende come sia conveniente a 20 anni (forse prima) la sostituzione con pannelli più performanti e il ri-utilizzo dei materiali in altre applicazioni più "povere" o comunque senza problemi di efficienza (superficie occupata a parità di resa potenza- energia)".

Batterie per autotrazione dismesse: invece di rottamarle, è possibile usarle per lo stoccaggio di elettricità?

Un altro esempio riguarda l' estensione di vita tecnica delle batterie per autotrazione (e quindi progettate e costruite per una certa classe di prestazione) che a fine vita nel contesto "trazione elettrica" andrebbero dismesse e rottamate, mentre possono avere nuova vita in ambito stoccaggio di energia elettrica in connessione con impianti a fonti rinnovabili, per esempio fotovoltaici, dove le condizioni tecnico economiche e di esercizio sono diverse.

È evidente l' interesse non solo economico ma anche ambientale di questo approccio che risponde perfettamente alla priorità riconosciuta al riuso (che in questo caso è prosecuzione dell'uso, ancorché altrove), preferibile al recupero di materiali.
Qualche resistenza da parte dei produttori di batterie per autotrazione meno lungimiranti è da prevedere in un'era caratterizzata da obsolescenza programmata, per non dire morte programmata dei prodotti tecnologici (pensiamo agli elettrodomestici). Ma non è un buon motivo per arrendersi.

Sull'argomento - come riferito da PhysOrg.com, da cui è tratta la figura riportata sotto - sono in atto studi approfonditi e a uno stadio avanzato, in particolare presso strutture di ricerca pubblica USA, con risultati interessanti.

Da notare che se si dovesse affermare un servizio di ricambio veloce di battery pack, con l'automobilista che paga il servizio e i chilowattora consumati, mentre le batterie sono di proprietà di chi presta il servizio, quest'ultimo può anche gestire il business dell'uso downgraded e contribuire, con la propria presenza di operatore sul mercato con interessi contrapposti, a superare la resistenza dei produttori di batterie.

È superfluo sottolineare come la fattibilità tecnico-economica dell'accumulo sia uno dei fattori chiave, tanto per la diffusione delle rinnovabili, che hanno il limite dalla loro natura intermittente, quanto per la costruzione di rete locali dotate di una certa autonomia dalla maxi rete nazionale integrata a livello continentale. Né va trascurata la valenza dell'accumulo su due fronti delicati e di grande attualità:
- la convergenza tra reti elettriche e reti TLC
- la cyber-security delle infrastrutture critiche.

Due elementi complementari: lo sviluppo di batterie per autotrazione ad alte prestazioni (in particolare ricarica rapida) e l'ottimizzazione del loro impiego sono oggetto di ricerche e sperimentazioni di successo anche in Italia (per esempio in ambito ENEA) come sono in corso sperimentazioni volte a promuovere la diffusione della mobilità elettrica: menziono un caso interessante di collaborazione tra ENEL e ENI.
C'è pure un'offerta di assistenza per la ricarica veloce di chi è bloccato perché imprudentemente ha finito la carica elettrica della sua vettura (ma qui secondo me stiamo tra psicologico e folcloristico stile ghostbuster, vedremo).

[Fabio Pistella è stato Direttore Generale dell'Enea, Presidente del CNR e Commissario dell'AEEG]
L'articolo è stato pubblicato lo scorso 15 gennaio nelle pagine LinkedIn dell'ing. Pistella con il titolo "
Prima di rottamare... pensare a una nuova vita altrove, magari modesta "

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