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Bauhaus : A volte ritornano

Creato il 11 maggio 2013 da Jasper @MarcoFocaccia

Questa mattina, gironzolavo per camera, alla ricerca disperata di un dvd (che non ho trovato), ma però mi è capitato sotto agli occhi un LP (si si ho ancora i vinili io) che da troppo tempo non ascoltavo.  Il Vinile in questione è :Bauhaus 1979–1983 Bauhaus : A volte ritornano Dopo averlo rigorosamente pulito e sistemato sul mio vecchio giradischi, l’ho sparato sulle casse ad un volume esagerato e sono affiorati ricordi di gioventù che mi hanno fatto sorridere. Mentre nell’aria si espandeva il profumo di incenso al muschio bianco e le note di Bela Lugosi’s Dead riempivano la mia mente e la stanza mi è venuta l’idea della sezione musica nel blog.
Inizia una batteria da sola, con un tempo scomposto quasi con uno stile reggae, accentuata con echi e riverberi. Cupo e massiccio fa il suo ingresso, il basso, a definire gli accordi e il ritmo. La sua è una linea spezzata da rumori di fondi che si ripetono per nove minuti. Ogni tanto sventagliate di chitarra ci ricordano che stiamo ascoltando una canzone rock europea fine anni 70. Si notano riferimenti al punk e al puro rock. Dopo pochi minuti entra una voce roca e profonda ad annunciare la morte di Bela Lugosi (1931 - Dracula di Tod Browning).
Bauhaus : A volte ritornano Una voce così cavernosa, così lugubre che a tratti sembra un mix tra la mitica voce di Jim Morrison(The Doors ai tempi di The End) e quella dello scomparso e celebre Ian Curtis(Joy Division). La lunga danza scatenata ed irresistibile del brano continua inesorabile, un inno alla vita e alla morte di Bela Lugosi mentre lachitarra domina e ruggisce con le sue trame distorte, finché un grido malinconico e leggero, annuncia la catastofe: «oh Beeela, Bela is undead!». Per poi tornare alla tenebrosa cupezza dell’inizio, che accompagnerà alla fine del pezzo. Il lugubre testo della canzone descrive il funerale di Bela Lugosi come fosse la morte di un vampiro, con tanto di pipistrelli, un campanile, il velluto rosso di una bara nera, le spose virginali che sfilano accanto alla sua tomba e gettano fiori "morti".... Un capolavoro da brivido. Sicuramente un inno ad un grande personaggio del cinema horror Bela Lugosi (sono sicuro che lui avrebbe apprezzato questo brano come colonna sonora del suo funerale)  (Per chi volesse ascoltarsela Bela Lugosi's Dead ) Canzone poi ripresa nella colonna sonora di Miriam si sveglia a mezzanotte [1983, di Tony Scott con Catherine Deneuve, David Bowie, e Susan Sarandon] Bauhaus : A volte ritornano Così inizia così nel 1979, la carriera di una formazione destinata nel breve arco di cinque anni ad influenzare nei suoni e nell'estetica molti dei suoi contemporanei, lasciando una lunga scia di rimpianti che finiranno per trascinarsi sino ai giorni oggi, quando nel dicembre del 1998, la formazione originaria, ritorna, ad esibirsi in un concerto, a Milano, per ridare vita ad un'esperienza lontana 15 anni.
La decadente Germania, densa di richiami culturali, è l'ispirazione iniziale, la scuola d'arte Bauhaus, fondata nel 1919 per poi naufragare dopo mille felici intuizioni negli anni del nazismo, fornisce l'idea per il nome BAUHAUS 1919 per l'appunto.
E da una scuola d'arte arrivano anche i due fratelli Haskins, Kevin e David Jay, i quali dopo alcune esperienze all'interno di band scolastiche incrociano la strada di un giovane dall'aria allampanata, viso affilato e sguardo magnetico, una somiglianza per nulla vaga e niente affatto dissimulato con il David Bowie epoca Spiders From Mars. Peter Murphy è il suo nome e per lui, scelta resa quasi obbligata da una presenza a dir poco affascinante, è subito pronto il ruolo di cantante.
Siamo a Northampton, cuore dell'Inghilterra, ai tre si aggiunge Daniel Ash, destinato al suono delle chitarre, mentre David Jay imbraccia il basso ed il fratello Kevin Haskins si siede dietro i tamburi. Il nome è presto abbreviato in BAUHAUS, perdendo lungo la strada il 1919. La storia ha inizio con un singolo Bela Lugosi' s Dead è il suo titolo, ed il nome della band fa subito il giro delle redazioni dei principali giornali specializzati. Resterà uno dei pezzi migliori del loro intero repertorio, atmosfera notturna e languide movenze, quella canzone diventerà presto l'inno del neonato rock gotico Sul finire del 1980 esce il loro primo album In The Flat Field, preceduto da due singoli, Dark Entries e Terror Couple Kill Colonel. La copertina dell'album è un altro richiamo all'arte, un omaggio al pittore Puvis de Chavannes, di nuovo bianco e nero, come in bianco e nero saranno le copertine di tutti e quattro gli album della band, colori sociali del nascente movimento dark, facce spettralmente bianche abiti rigorosamente scuri. Bauhaus : A volte ritornano La musica invece spazia.
Ci sono le danze tribali, sostenute da una serrata sezione ritmica, rappresentati dalla title track e dalla nevrotica St. Vitus Dance cui fanno da contro altare pezzi lenti e potenti (Double Dare) e claustrofobici (The Spy In The Cab) che in seguito lasceranno il posto a vere e proprie ballate, anticipate dallo splendido finale di Mask, canzone che darà il titolo al loro secondo album. Ultimo, ma non meno importante, componente del suono Bauhaus, veicolata dal sax suonato da Kevin Haskins, è la pulsione funk, deviata in quegli anni dalle discoteche ai palchi new wave.
Le prime tracce compaiono in Dive ed in Kick In The Eye, singolo che di poco precede l'uscita del nuovo album e che troverà anche un suo personalissimo spazio nelle scalette dei djs rock di quel periodo.
Mask vede la luce nell'ottobre del 1981 e segna il passaggio della band nella scuderia della prestigiosa Begger' s Banquet. Sarà il disco dal maggiore impatto, teso e veloce, a mostrare il lato più dinamico dei Bauhaus. Dentro trova posto un altro dei classici del gruppo, The Passion Of Lovers, che con il suo ritornello ossessivo diventa ben presto un cavallo di battaglia nelle esibizioni live del gruppo, concerti cui i quattro devono una certa parte della propria fama.
Chi ha avuto modo di vederli anche una sola volta non potrà facilmente dimenticare l'atmosfera.
In quel periodo risale l'incontro con l'amato Duca Bianco. Convocati sul set del vampiresco The Hunger dove Bowie recitava a fianco di Catherine Deneuve e poco dopo riuniti negli studi della Bbc per recuperare Ziggy Stardust, reverente versione a 45 giri doppiata da un altro paio di cover, Third Uncle di Brian Eno e Waiting For The Man, con il contributo vocale di Nico, quanto di più mitteleuropeo si possa immaginare.
The Sky's Gone Out, accompagnato nella sua prima tiratura da un live chiamato Press The Eject And Give Me The Rape, rappresenta il maggiore successo della band, raggiungendo in patria il quarto posto della classifica ufficiale.
Così come il successivo, Burning From the Inside, approfondisce il versante romantico del gruppo, in alcune tracce di quest'ultimo la voce di Daniel Ash sostituisce quella del titolare Peter Murphy. Siamo agli sgoccioli, il 5 luglio 1983 i Bauhaus si esibiscono per l'ultima volta dal vivo all'Hammersmith Palais di Londra, accomiatandosi dal pubblico David Jay pronuncia le parole "Rest in peace".

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