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Beato Gioacchino da Fiore

Creato il 02 marzo 2012 da Tanogabo @Otello35282552

Beato Gioacchino da Fiore – Il teologo citato da Barack Obama durante la sua prima campagna presidenziale degli Stati Uniti.

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Beato Gioacchino da Fiore
Gioacchino da Fiore nato a Celico (Calabria) nel 1132, o 1135, è stato un monaco cistercense ed un teologo cattolico. Ancora giovane, fu mandato dal padre a Cosenza per lavorare presso l’ufficio del Giustiziere della Calabria. A causa di contrasti insorti sul posto di lavoro, andò a lavorare presso i Tribunali di Cosenza. In seguito il padre riuscì a fargli ottenere un posto presso la Corte normanna a Palermo, dove lavorò prima a diretto contatto con il capo della zecca, con i Notai Santoro e Pellegrino ed infine presso il Cancelliere di Palermo l’Arcivescovo Stefano di Perche. Entrato in disaccordo anche con Stefano, si allontanò definitivamente dalla Corte Reale di Palermo per compiere un viaggio in Terrasanta dove si convertì, o meglio, secondo i termini medioevali, in Palestina decise di vivere radicalmente in funzione della santificazione del suo cuore. Si ritirò, in seguito, nel monastero cistercense di Corazzo. Fondò più tardi l’abbazia di San Giovanni in Fiore e l’ordine Florense, approvato nel 1196 da Papa Celestino III.

Morì il 30 marzo 1202 presso Canale di Pietrafitta e fu seppellito nel monastero florense di S. Martino di Canale. I suoi resti furono trasferiti nell’abbazia di san Giovanni in Fiore intorno al 1226, quando la grande chiesa era ancora in costruzione.

Gioacchino da Fiore è stato un asceta apprezzato e un esegeta che studiò la bibbia; è l’autore di “La Concordia tra il vecchio e il nuovo testamento” e del commento “Esposizione dell’Apocalisse”. I commenti su Isaia e su Geremia, che gli sono stati attribuiti nel medioevo, sono in realtà più tardivi ed apocrifi.

Beato Gioacchino da Fiore
Sul modello dei teologi monastici, in opposizione ai teologi scolastici, Gioacchino da Fiore diffida della ragione (rifiuta i filosofi greci senza mai volere nominarli). La ragione che egli accetta non è la pretesa da comprendere la potenza dello spirito umano, ma l’illuminazione dell’intelletto con la grazia di Dio, in uno spirito d’obbedienza ai dogmi. È importante conservare l’ordine gerarchico nella società civile e religiosa.
Usciti dal dogma, gli eretici sono oggetto dei suoi attacchi, come la chiesa greca, detta oggi ortodossa, che accusa di scisma e di rifiuto della verità.
Il suo pensiero è tuttavia molto innovatore anche se molto radicale. Un errore troppo ripetuto nei dizionari limita il suo pensiero ad un taglio della storia. Quest’errore viene dal fatto che in mancanza di essere tradotto, e per molto tempo, in mancanza di essere anche pubblicato in latino, solo alcune erudite avevano fino in questi ultimi anni ad accesso alle sue opere.
Il fatto che sia stato condannato al IV concilio Lateranense, nel novembre 1215, mostra che il suo pensiero straripa questo quadro. In questo concilio, per la prima volta da Nicea-Costantinopoli, un simbolo di fede fu consegnato, che riguarda la Trinità. Questo simbolo o decreto è nominato Firmiter, poiché comincia con questa parola. Precisa una questione che ha attraversato tutto XII secolo, e che non chiude realmente: come le tre persone divine sono un solo Dio?
Pierre Lombard, morto a metà del XII secolo, aveva spiegato quest’unità con “una realtà superiore„ che non è la natura divina, e che non possiede alcuna delle qualità che permettono di differenziare le persone divine. Gioacchino da Fiore aveva visto in questa soluzione una quaternità e non una Trinità, ed aveva trattato Pierre Lombard come un matto, un insensato, ed un eretico troppo presuntuoso che si affida alla ragione umana.
Gioacchino da Fiore propone un altro approccio alla Trinità in una formula, oggi persa, e che il concilio che delibera dopo la morte dei due protagonisti, condanna come eretico, perché la Trinità vi è presentata come una raccolta delle tre persone, basata su una visione analogica, al modo in cui molti umani fanno una sola folla. Infatti, procedendo in tal modo, Gioacchino da Fiore avrebbe invertito logicamente il modello ed il riflesso. Questo modo analogico di procedere, che parte da una realtà creata per proiettarla nel Creatore può soltanto arrivare ad un errore, poiché trasforma la creazione nella fonte di comprensione. Ma la divinità è la sola fonte della creazione e della comprensione. Questa condanna ebbe un’importanza considerevole: imponendo Pierre Lombard come riferimento innegabile, fu di conseguenza obbligatorio per qualsiasi richiedente verso una categoria teologica innanzitutto commentare le Sentenze di Pierre Lombard.
E’ così che tutti i maestri scolastici, Tommaso d’Aquino, Bonaventura, John Duns Scot, per citare i più conosciuti, cominciarono la loro carriera con un commento delle “Sentenze” che raccoglieva i loro primi insegnamenti come “lettore” implicitamente professando una lettura commentata delle Sentenze di Pierre Lombard.
La polemica innescata da Gioacchino da Fiore ha dunque indotto la Chiesa medioevale a pubblicare il primo decreto dogmatico dal VII Concilio Ecumenico, e precisare l’orientamento scolastico, e dunque alla formulazione medioevale dei dogmi.
È in funzione di questa teologia trinitaria che svilupperà due teologie: una teologia del segno ed una della storia. In francese due autori hanno dedicato una tesi di dottorato su l’uno o l’altro di quest’aspetti: Henry Mottu, sulla teologia della storia, e Jean Devriendt, sulla teologia del segno. I due studi si completano vicendevolmente. Per scoprire il senso della storia, si sostiene su una griglia di lettura delle scritture basata su un parallelismo rigoroso: la legge degli accordi.
Gioacchino da Fiore da un lato scriveva e predicava, dall’altro si macerava in incredibili penitenze ed è rimasto famoso sopratutto per avere visto nella storia umana l’immagine della Trinità: dunque, e questo punto è spesso trascurato, la storia è una, è continuità né lineare, né circolare. Come ha fatto osservare J. Devriendt, concilia la linearità e la ripetizione della storia in una visione spiroidale della storia che trova la sua illustrazione, ad esempio nella tavola XIX del Liber Figurarum: allo stesso tempo evolutiva, e tuttavia ripetendo declinandoli dei temi ricorrenti. Occorre notare qui quest’aspetto del pensiero medioevale oggi dimenticato: esiste una terza via tra la visione lineare e la visione circolare della storia. La storia è dunque una ma è così trina. Le parole usate sono “tre stati„ e non “tre momenti„ nella storia. Così, in ogni periodo si profilano la successione ed i caratteri degli altri. Così facendo, Gioacchino da Fiore divide la storia umana in tre stati:

1.  L’Età del Padre, terminata con la nascita di Cristo;

2.   L’Età del Figlio, che secondo un calcolo segreto è durata fino al 1260;

3.   L’Età dello Spirito Santo, preceduto da un periodo di conflitti, guerre, povertà e corruzione che annuncia un periodo di purezza, pace, giustizia e felicità.

Beato Gioacchino da Fiore
Fra le sue opere è molto importante il Liber Figurarum, in cui egli spiega la dottrina cattolica per mezzo di figure simboliche (tra le quali il drago a sette teste e dei tre cerchi trinitari). L’opera di Gioacchino da Fiore è basata su una profonda meditazione delle Sacre Scritture, tutta volta alla dimostrazione e all’annuncio profetico dell’avvento di una nuova era all’insegna del trionfo totale dello spiritualismo.

L’abate calabrese è considerato il padre del pensiero teologico che ha ispirato i più grandi pensatori, studiosi e mistici europei. Fra gli altri: San Francesco, san Domenico, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Dante, Cristoforo Colombo, Campanella, Tommaso Moro. Oratoria, determinazione e volontà di cambiare la Storia. Le sue dottrine influenzeranno tutti i tentativi volti al concreto rinnovamento spirituale.

Il gioachimismo cattolico ha avuto un impetuoso risveglio soprattutto col Concilio Vaticano II. Ha fatto leva su Giovanni XXIII e la sua invocazione di «una nuova Pentecoste». Ha contrapposto lo «spirito» del Concilio alla sua «lettera». Ha predicato una nuova Chiesa «spirituale» al posto di quella vecchia «carnale». Soprattutto le correnti progressiste della Chiesa hanno innalzato questo stendardo. Anche il mito della «Chiesa dei poveri» lanciato dal cardinale Giacomo Lercaro e dal suo teologo don Giuseppe Dossetti rimanda a Gioacchino da Fiore, ai fraticelli e a Celestino V, il papa mistico che, unico caso nella storia, rinunciò alle somme chiavi.
Il grande teologo gesuita e poi cardinale Henri De Lubac dedicarono negli anni Settanta all´influsso del monaco calabrese due volumi di più di mille pagine, intitolati “La posterità spirituale di Gioacchino da Fiore”. 

Subito dopo la sua morte, la vox populi lo proclamò santo e i seguaci inviarono alla S. Sede la documentazione dei numerosi miracoli al fine d’avviare il processo di canonizzazione. Se da una parte la memoria della santità di Gioacchino fu inquinata da errate interpretazioni della sua dottrina, dovute sia ad avversari sia a seguaci troppo zelanti, e dall’attribuzione a lui di false profezie e opinioni teologiche, dall’altra il papa Onorio III con una bolla del 1220 lo dichiarò perfettamente cattolico e ordinò che questa sentenza fosse divulgata nelle chiese. Il fervido culto popolare di Gioacchino da Fiore si diffuse presto a largo raggio, le sue spoglie si trovano nella cripta dell’abbazia di S. Giovanni in Fiore, comune che ha preso il nome proprio da tale abbazia e nel 2001 l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano mons. Agostino ha riaperto il processo di canonizzazione per portare presto Gioacchino da Fiore alla piena gloria degli altari e, si ritiene, anche al titolo di “dottore della Chiesa”. 

Dante Alighieri lo collocò fra i beati sapienti con queste parole:


il calavrese abate Giovacchino
di spirito profetico dotato
(Paradiso, Canto XII, vv. 140-141).

   

Consiglio due dei numerosissimi link per approfondire la figura di Gioacchino da Fiore:
http://it.wikipedia.org/wiki/Gioacchino_da_Fiore
http://www.centrostudigioachimiti.it/Benvenuti/benvenuti.asp


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