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Becchi e becchime di larghe intese

Creato il 04 maggio 2013 da Albertocapece

img1024-700_dettaglio2_becchiE’ qualche giorno che sono trafitto da un dubbio: cosa avrà mai detto il professor Paolo Becchi di così terribile da essere additato come una sorta di brigatista cattedratico? Quale grave peccato gli viene attribuito dai media di regime sempre più unti e compunti e dagli stessi grillini che lo hanno immediatamente  sconfessato? Più leggo la frase incriminata e meno ne capisco le ragioni addotte, mentre mi diventano chiare le motivazioni taciute. Dunque la frase, pronunciata dopo la sparatoria davanti Palazzo Chigi è questa: “Se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all’economia”. Lo stesso Becchi oggi, dopo aver chiesto scusa più volte, chiede perdono per essersi fatto trascinare nel tritacarne mediatico, ma a me pare che anche ad essere dei fans di Saccomanni, anche ad essere dei cocchi di questa oligarchia non mi pare che suoni come una giustificazione del ricorso ai fucili, ma un atto di accusa contro una politica che si è messa sotto i piedi la volontà popolare espressa nelle rune. Forse la scelta delle parole non è stata felice, ma di questi tempi dove ascoltare qualcosa di sensato è quasi un miracolo, non mi pare un peccato mortale.

Dico subito che non sono, ma proprio per niente, un fan di Becchi , però avvertire che il disagio sociale può anche sfociare in violenza, vista la mancanza di rappresentatività reale del sistema politico, mi appare come un saggio ammonimento, non un invito a prendere il fucile: il prevedere non significa affatto il giustificare, una ovvietà che evidentemente è ormai troppo sottile per l’intelligentia italiana. Del resto, mettendosi su questa strada ci sono decine di dichiarazioni analoghe, comprese quelle del ministro Cancellieri su possibili esplosioni sociali dovrebbero essere ugualmente condannate. E che dire di ciò che dichiarò al momento dell’attentato Adinolfi : “esiste un rischio concreto di escalation del terrorismo”…. La Cancellieri a nostra insaputa auspica il ritorno delle brigate rosse?

Ma lo scandalo Becchi suona ancora più grottesco in un Paese che ha visto al potere per un decennio  un partito come la Lega dove la citazione dei fucili, della soluzione militare, degli eserciti bergamaschi in marcia, dei mitragliamenti in mare, delle soluzioni schiaviste per gli extracomunitari era pane quotidiano di Bossi, degli altri leader di partito e degli stessi ministri della Repubblica. Ma allora si trattava solo di esagerazioni comiziali, di ragazzate, di iperboli oratorie: non per questo i leghisti sono stati esclusi dalla stanza dei bottoni di cui hanno goduto anche della golden share  o hanno cessato di essere quella famosa costola della sinistra di cui vaneggiavano i piddini. Tutto è stato sopportato, tollerato e scusato fino alla nausea., comprese le squadre di picchiatori di Borghezio. E i media dopo il titolo tornavano ad occuparsi d’altro.

Ma Becchi no. E per una semplice ragione: il sistema politico non può tollerare che sia messa in luce la sua estraneità ai cittadini e la sua rinuncia alla rappresentanza degli stessi. Non è l’errore ingenuo del professore, ma la cattiva coscienza dei suoi critici ad essere in gioco in queste grottesche polemiche, cattiva coscienza che probabilmente trova il suo punto focale proprio in Saccomanni quale rappresentante sia della perdita di sovranità dei cittadini nei confronti dei partiti , sia  del Paese nei confronti del sistema euro finanziario, come del resto apparirà presto chiaro. E qui va detto con chiarezza: è proprio questo rifiuto palese di rappresentanza che di fatto aggredisce e umilia la democrazia, è proprio l’assurda leggerezza con cui si parla di “sacrifici” invece che di dramma, è proprio l’appello a necessità che sono solo di comodo e che non trovano nessun riscontro se non nella subalternità ai potentati economici e ad altri Paesi che rappresenta la messa in crisi dei rapporti sociali e dunque anche il pericolo della violenza.

Altro che il professore genovese che ha parlato di fucili, il mondo politico – mediatico brandeggia armi assai più temibili, tra cui una che si potrebbe definire di sterminio di massa e che dunque può fare enormi danni anche a chi le usa: la stupidità.

 


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