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Belle e Sebastien: delude la trasposizione dell’anime di culto

Creato il 30 gennaio 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

30 gennaio 2014 • Recensioni Film, Vetrina Cinema •

Il giudizio di Marco Valerio

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Dopo essere stata una delle serie anime più amate degli anni ’80, capace di aver cresciuto e commosso intere generazioni, la storia d’amicizia tra Belle e Sebastien diventa un film in live action. Ispirato alla raccolta di novelle dell’autrice francese Cécile Aubry, il film diretto da Nicolas Vanier racconta il difficile e appassionato rapporto tra l’ingenuo e generoso bambino di sette anni (che ha il volto dell’esordiente Fèlix Bossuet) e il cane bianco da montagna, unendo ad un taglio registico prettamente documentaristico una dimensione favolistica e sentimentale.

La vicenda si svolge durante la Seconda guerra mondiale: Sebastien vive con il nonno adottivo, il pastore Cesar (Tchèky Karyo), e con la di lui nipote, Angelina (Margaux Chatelier). Il bambino pascola tra le montagne, ignorando gli orrori che si vanno moltiplicando tra il mondo dei grandi, lontano dalla scuola e dai suoi coetanei e in attesa del ritorno della madre scomparsa misteriosamente anni addietro. La routine quotidiana di Sebastien viene sconvolta dall’incontro con Belle, un grande cane dei Pirenei che abita nei boschi circostanti, accusato ingiustamente dagli abitanti del villaggio che ritengono la bestia un feroce e pericoloso predatore. Sebastien coglie immediatamente l’aspetto più tenero e docile di Belle e tra i due nasce un’amicizia sincera, intensa, ma anche problematica. Tutto questo mentre il dottor Guillaume (Dimitri Storoge), un partigiano, aiuta alcuni ebrei ad attraversare le alpi fino al confine svizzero e sfuggire ai soldati nazisti capitanati dal perfido tenente Peter (Andreas Pietschmann).

Belle e Sebastien

Belle e Sebastien

Come detto, il regista Nicolas Vanier punta molto sull’aspetto documentaristico della messa in scena, tanto che la natura diventa un ulteriore personaggio che finisce con l’avere un ruolo preponderante nell’indirizzare le azioni e le decisioni dei vari protagonisti. L’asperità, la freddezza e la desolante maestosità dei luoghi diventano ambientazione perfettamente funzionale ad un racconto di formazione, di superamento di ostacoli e pregiudizi. L’amicizia tra Sebastien e Belle è prima di tutto una sfida all’ordine precostituito, alla logica ferrea e alle apparenze: due esseri così diversi tra loro, accomunati dalla solitudine e da una dolcezza troppo a lungo sopita e messa a dura prova da una freddezza e da una selvatichezza tanto ambientale quanto umana. Questo è, di fatto, però l’unico elemento vagamente interessante di un’operazione, per il resto, pensata come grossolano mezzo strappalacrime, infarcita di una melensità tanto esibita quanto spesso e volentieri forzata e fuori luogo.

Belle & Sebastien ha come unica finalità quella della commozione facile, del sentimentalismo posticcio e esiziale, vero e proprio deus ex machina di un prodotto che di cinematografico ha davvero poco, stancamente assuefatto ad una regia televisiva e di servizio, una sceneggiatura prevedibile perfino nei suoi più grotteschi stratagemmi lacrimevoli e un cast di attori privi di carisma e presenza scenica, con la parziale eccezione del piccolo Bossuet, ottimo nella parte del protagonista. Un film assolutamente dimenticabile e deludente, soprattutto per i fan di Belle & Sebastien che della dolcezza e della poesia della serie animata giapponese non potranno che cogliere solo qualche pallido barlume in quest’opera di sciatta pochezza.

Passato fuori concorso in Alice nelle città, sezione collaterale del Festival Internazionale del Film di Roma, Belle & Sebastien si prepara ad esordire nelle sale italiane il prossimo 30 gennaio, distribuito da Notorious Pictures.

Di Marco Valerio per Oggialcinema.net

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