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Benvenuto Presidente di R. Milani

Creato il 22 marzo 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

 Benvenuto Presidente: “Bisio e la satira innocua che racconta i nostri tempi”
Cosa fare quando la politica è marcia e nulla si salva più? Come riuscire a ripartire, a credere da capo in una figura istituzionale? La risposta, in chiave farsesca, prova a darla Riccardo Milani (e prima ancora la penna di Fabio Bonifacci) con Benvenuto Presidente!. Ennesima commedia italiana con un mattatore televisivo protagonista? Anche, ma non solo.
Primo, perché Claudio Bisio – che interpreta il pescatore Giuseppe Garibaldi, eletto per caso Presidente della Repubblica – è un attore di razza, e lo dimostra da anni. Secondo, perché è una commedia brillante che ironizza sulle arcinote dinamiche di potere squisitamente italiane (i furbetti in Parlamento, la tentata corruzione a suon di mazzette e prostituzione, tutto rappresentato al meglio dalla triade di politici-iene formata da un trio di grandi attori: Massimo Popolizio, Giuseppe Fiorello e Cesare Bocci). Terzo, perché esorcizza i tempi bui (raccontandoli alquanto fedelmente, nel frattempo) con una risata liberatoria.
Non ci si limita, insomma, ad una rappresentazione buffa del politico di turno (come Albanese in Qualunquemente e sequel, per intenderci), qui si mira a un tentativo più alto: sì divertire il pubblico, ma puntando, oltre che su un cast di livello, su una sceneggiatura frizzante che vanta battute estremamente efficaci (“Vent’anni di politica televisiva vi hanno tarato il cervello”).
Certo, la satira graffiante è altrove, però qui c’è un suo derivato: una satira lieve e apparentemente innocua, ma capace di insinuarsi sotto la patina di una commedia adatta a tutti i palati. Così, forse, riesce a centrare in pieno il suo obiettivo: far capire a tutti che, per dirla in metafora, se il Re è nudo, tocca al popolo farsi sentire. E se un uomo del popolo diventa Re, allora se ne sentiranno delle belle. Ad esempio, un secco NO alla raccomandazione (il povero Michele Alhaique, bravo nei panni del figlio arrivista del neo-eletto Presidente, dovrà arrangiarsi da solo). Una pizza con i cittadini, senza guardie del corpo e contro ogni protocollo. Il rifiuto dello stipendio stellare e la voglia di devolvere parte del guadagno ai più bisognosi. La voglia di insistere con una minorenne procace, ma solo affinché prosegua gli studi. E la lista potrebbe proseguire a lungo.
Il pensiero al grillismo è legittimo, forse anche immediato visti i tempi, ma di fatto fuori luogo: l’utopia di una buona politica il più possibile allergica a corruzione e degenerazioni non ha stelle né bandiere, appartiene – o dovrebbe appartenere – all’immaginario comune. Peccato che resti ancora soltanto ‘immaginario’.

di Claudia Catelli

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