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Beppe Convertini: il mio viaggio nel campo profughi siriano documentato nella mostra

Creato il 06 marzo 2014 da Erika Gottardi @ErikaGottardi

“Un girotondo di pace… Sulla via di Damasco”

Beppe Convertini

Beppe Convertini

Venti foto, venti momenti di vita vissuta, corredati anche da immagini video,  nel racconto di Beppe Convertini per testimoniare il suo viaggio nel campo profughi siriano. Un racconto video/fotografico della missione umanitaria che Convertini, ambasciatore della Fondazione Terre des Hommes, ha compiuto ad Aarsal in Libano e documentato nella mostra “Un girotondo di pace… sulla via di Damasco”. La mostra, partita  dal Palazzo Ducale di Martina Franca, città natale di Beppe Convertini, è approdata a Roma il 4 marzo per poi proseguire in un viaggio itinerante in tutta Italia. Prossima tappa Milano.

Beppe Convertini e Stefano Dominella

Beppe Convertini e Stefano Dominella

Beppe Convertini con Elisabetta Pellini

Beppe Convertini con Elisabetta Pellini

Una serata di solidarietà quella che si è svolta a Roma, in occasione dell’inaugurazione, che ha visto la presenza di numerosi amici di Beppe a sostegno della sua iniziativa e soprattutto dell’attività che svolge la Fondazione  Terre des Hommes, che nell’ultimo anno ha realizzato 90 progetti in 22 paesi del mondo dedicandosi in particolare ai temi della Child Protection, della sanità di base e del diritto all’educazione. Presenti in primo luogo, Donatella Vergari, segretario generale della fondazione Terre des Hommess” Italia, e poi: Matteo Garrone, Didi Leoni, Alberto Matano, Guillermo Mariotto, Stefano Dominella, Renato Balestra, Simona Borioni, Elisabetta Pellini, Manuela Tittocchia, Leopoldo Mastelloni, Maria Rosaria Omaggio, Enrico Maria Lamanna, Jennipher Rodriguez, Erika Gottardi, Marina Pennafina, Janet De Nardis, e tanti altri.

beppe convertini guillermo mariotto e stefano dominella
beppe convertini e donatella vergari, segretario generale di terre des hommes italia
leopoldo mastelloni e beppe convertini
beppe convertini e renato balestra
simona borioni e beppe convertini
enrico maria lamanna e beppe convertini
beppe convertini e didi leoni
beppe convertini e maria rosaria omaggio
beppe convertini e jennipher rodriguez
beppe convertini e matteo garrone
alberto matano e beppe convertini
beppe convertini e manuela tittochhia
leopoldo mastelloni e beppe convertini 1
leopoldo mastelloni e beppe convertini 2
un momneto della serata
momento della mostra
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guillermo mariotto e stefano dominella
didi leoni, beppe convertini,donatella vergari
maestro jacopo sipari di pescasseroli, elisabetta pellini e beppe convertini
maestro jacopo sipari di pescasseroli
foto di gruppo

Attraverso gli scatti fotografici gli sguardi e i racconti impressi in un’immagine di migliaia di bambini, ognuno a testimoniare la propria storia.  Molti di loro sono orfani di entrambi i genitori e martiri di una condizione senza senso qual è la guerra. Genitori morti sotto le macerie di una casa distrutta dalle bombe e ragazzi costretti ad indossare una divisa e ad impugnare un mitra.  Vite cresciute troppo in fretta e occhi che testimoniano l’orrore di tutta la tragedia siriana.

Convertini_Libano_01
convertini_libano_18
convertini_libano_16
foto mostra 2

“Una grande dignità e compostezza –  spiega Beppe Convertini - nel racconto di ogni memoria vissuta seppur nel dolore. Nel dramma sono stato rapito dalla gioia e dalla tenerezza dei più piccoli che mi hanno regalato con i loro sorrisi dei momenti indimenticabili più di quello che io ho potuto fare per loro. Il mio tempo l’ho dedicato ad aiutare gli uomini e gli straordinari volontari e cooperanti a caricare e scaricare aiuti e a costruire dei rifugi che li possa riparare dal gelo e dalle intemperie dell’inverno perché nelle tende ovviamente senza acqua, luce e riscaldamento è durissima sopravvivere. Ma soprattutto l’ho dedicato ai bambini giocando a girotondo, nascondino e studiando insieme la matematica e l’inglese”.

foto mostra 1

“I gesti dicevano più di mille parole – continua nel racconto Beppe Convertini – alcune volte  è bastato davvero uno sguardo o una carezza per sentirsi parte di loro. Ero emozionato quando facevano a gara per stringermi la mano o per darmi un bacio, in quel momento pensi di aver perso del tempo nella tua vita dietro alla futile quotidianità. Mi hanno accolto come se fossi una persona speciale solo perché ho dedicato loro il mio tempo, sentire il loro affetto e vederli gioire e divertirsi mi ha riempito il cuore. Nulla più mi spaventava a quel punto, nè le bombe nè i kamikaze, che purtroppo mi hanno accolto al mio arrivo a Beirut, procurando morte e devastazione,  perché mi sono sentito ‘vivo’ come poche volte nella vita. Porterò nel mio cuore i loro sguardi e i loro sorrisi ed ogni giorno che passerà avrò sempre un pensiero rivolto a quella Terra”.

Ufficio Stampa

Ennio Salomone

T. 338.9458111

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