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Berlinale 2014. Recensione: ALOFT, semplicemente inguardabile

Creato il 15 febbraio 2014 da Luigilocatelli

20147700_3Aloft, un film di Claudia Llosa. Con Jennifer Connelly, Cillian Murphy, Mélanie Laurent. Presentato in concorso.
20147700_1Un ragazzo che alleva falconi, una donna che scopre di avere il potere di guarire. Tra loro sono connessi, ma come? Un intruglio micidiale di tardo new age e di malinteso suprematismo femminile. Con la povera Jennifer Connelly ridotta a fare la curandera con certe pillolacce. Pensare che la regista qualche anno fa ha vinto qui a Berlino un Orso d’oro. Dopo questo film glielo dovrebbero revocare. Voto 2.
20147700_4Un film così imbarazzante non me lo ricordavo dai tempi di Cloud Atlas (che però, almeno visivamente, era di molto superiore). Eppure la regista peruviana Claudia Llosa si era portata via qualche anno qui alla Berlinale l’Orso d’oro con La teta asustada, che non ho mai visto eche, dopo questo tremendo Aloft, non ho nessuna voglia di vedere nel caso mi capitasse a tiro. Tutta una cosa sul misterioso potere femminile, sulla forza della donna connessa al cosmo e alle sue energie e blablabla. Con la Jennifer Connelly, bellissima ma purtroppo capitata in un ruolo impossibile, che si scopre curandera, dotata della capacità di guarire. Tutto è assai incasinato, procedendo su due piani narrativi che solo parecchio dopo scopriamo essere interconnessi, e in che modo. In una qualche parte dell’America: Nana è una giovane madre di due bambini, il più piccolo gravemente malato (se ho capito bene, tumore al cervello): si rivolge disperata a un guaritore, in una sorta di tempio scamanico in mezzo alla prateria costruito con rami e arbusti. Scoprirà di avere lei stessa dei poteri di guarigione. Intanto, in parallelo, vediamo un giovane uomo che alleva falconi (succede anche nel film cinese No Man’s Land, che volete, è una delle manie di questo festival) avvicinato da una giornalista, cui in realtà dei falchi frega niente, solo che attraverso di lui vuole rintracciare Nana la guaritrice. Perché anche lei è affetta da una grave malattia. Non sto a dire quale sia la connessione tra Nana e il giovane uomo, che tanto l’avrete già capita. Dico solo che, non bastassero i superpoteri, c’è di mezzo anche una brutta storia di famiglia, una colpa che grida espiazione. Un intruglio micidiale, con la povera Jenifer Connelly costretta a far la faccia afflitta dalla prima all’ultima scena, con una storia che è uno sciocchezzaio tra il new age e il suprematismo femminile più demenziale. Pensavo che Claudi Llosa la storia l’avesse presa da qualche romanzaccio, macché, se l’è inventata e scritta lei. Il che aggrava le sue responsabilità.

 


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