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Berlusconi, "Fuga da AltraKaz", featuring "Maramao perchè sei morto?"

Creato il 29 novembre 2013 da Tafanus

Avrebbe potuto partire finchè era ancora in tempo. Finchè aveva un passaporto valido, e l'immunità parlamentare. Ha millanta ville et conti in millanta paradisi. Ma era convinto di poter vivere fino a 130 anni, sia politicamente che fisicamente. Glielo avevano garantito i massimi dottori del Regno, da Champagnini a Don Verziere.A

desso il Re è nudo. Scopre di non avere un passaporto (neanche l'amico del cuore Putin - il liberaldemocratico - gliene ha fatto omaggio), e gli aguzzini in Toga Rossa stanno lubrificando il cappio. Ora c'è la speranza che torni a galla tutto ciò che era stato gettato in acque profonde, ma non abbastanza.

 

 

Maramao perché sei morto?
Pane e vino non ti mancava,
L' insalata era nell'orto,
E una casa avevi tu.

Le micine micie micie micie
Micie tanto tanto innamorate
Fanno ancor per te le fusa,
Ma la porta resta chiusa,
E tu non rispondi più

"Berlusconi diede soldi ai testimoni". I giudici mandano le carte in Procura

Nel mirino anche i legali dell'ex premier, Longo e Ghedini, Ruby, il suo avvocato e le ragazze che hanno testimoniato in aula: le accuse contenute nelle motivazioni della sentenza contro Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede

 

A leggere le carte non ci sono più dubbi: il Ruby ter ci sarà. Silvio Berlusconi, infatti, è "gravemente" indiziato di corruzione in atti giudiziari in qualità "di soggetto che elargiva il denaro e le altre utilità" alle ragazze-testimoni. Lo mettono nero su bianco i giudici di Milano del processo 'Ruby-bis' nelle motivazioni della sentenza a carico di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede, condannati in primo grado per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.
Verso il 'Ruby ter'. In queste motivazioni, però, ciò che salta agli occhi, non è tanto il materiale che ha a che fare con le condanne dei tre imputati del "Ruby bis" (7 anni per Mora e Fede; 5 per Minetti), ma gli spunti d'indagine che dovranno essere analizzati dalla Procura. Quelli cioé che daranno origine al terzo filone di indagine sul caso Ruby, il ter. Da ciò che emerge dalle carte, l'ipotesi di reato che sembra profilarsi è quella di corruzione in atti giudiziari.
Corruzione in atti giudiziari. Il collegio presieduto da Annamaria Gatto, in un passaggio del dispositivo, muove quest'accusa nei confronti del Cavaliere, ma anche dei suoi avvocati (e parlamentari), Niccolò Ghedini e Piero Longo, della stessa Ruby e dell'ex legale della ragazza, l'avvocato Luca Giuliante. L'accusa riguarda anche alcune delle ragazze dei festini di Arcore che dovranno rispondere anche di falsa testimonianza.
La posizione di Ruby. Oltre che per corruzione in atti giudiziari, Ruby dovrebbe essere indagata anche per falsa testimonianza e indebita propagazione di notizie. Il primo reato si riferisce al fatto che Giuliante, il primo avvocato della giovane marocchina, apprese da Ruby informazioni relative alle sue deposizioni davanti ai pm milanesi, notizie che poi divulgò ad altri. Inoltre, i giudici ipotizzano per Ruby l'accusa di falsa testimonianza, per le "bugie" che avrebbe raccontata durante la sua testimonianza in aula.
La riunione di Arcore. Il 15 gennaio 2011 Berlusconi e i suoi legali convocano le cosiddette 'papi girls' ovvero "tutte le ragazze che erano state sottoposte a perquisizione domiciliare per parlare della questione". Secondo i magistrati, quella riunione "non può certamente essere ritenuta rituale, legittima o rientrante nei diritti della difesa". Secondo i magistrati, doveva servire per mettere a punto la strategia difensiva da adottare nell'inchiesta che aveva appena preso il via a Milano. "In seguito a questa riunione - scrivono ancora i giudici - tutte le ragazze, testimoni nel nostro processo, iniziavano a percepire la somma di 2.500 euro ciascuna a tempo indeterminato".
Le false testimonianze in aula. Questi versamenti di denaro "a soggetti che devono testimoniare in un processo nel quale colui che elargisce la somma è imputato, nonché in altro processo all'esito del quale colui che elargisce la somma è interessato, in quanto vicenda connessa alla sua, non è una anomalia, ma un fatto illecito. Un inquinamento probatorio".
Deposizioni-fotocopia. Tutte le ragazze che percepivano i 2.500 euro "rendevano al processo dichiarazioni perfettamente sovrapponibili, anche con l'uso di un linguaggio non congruo rispetto alla loro estrazione culturale. In  particolare si noterà la ricorrenza nelle deposizioni di nomi, terminologie, fraseggi identici tra loro. A precisa domanda, alcune non sapevano riferire il significato della parola o della frase utilizzata". Per i giudici, "le dichiarazioni erano dirette a favore di Berlusconi".
Fede, il burattinaio delle cene. Fede e Mora "intrattenevano rapporti finalizzati a selezionare e procurare donne che potevano incontrare i gusti di Berlusconi e a organizzare o facilitare l'incontro di queste con l'ex premier". Ecco il passaggio delle motivazioni che riguarda l'ex direttore del Tg 4. Il suo ruolo, scrivono i magistrati, era quello di "burattinaio dell'operazione", "come risulta persino dal tenore dei colloqui dai quali traspare con tutta evidenza la deferenza di Mora nei suoi confronti".
Il rapporto Berlusconi-Minetti. Nicole Minetti "era disponibile per Berlusconi, in virtù del rapporto di fiducia-amicizia-interesse-amore (?) che la univa a lui". Così i giudici fotografano il rapporto tra l'ex consigliere regionale del Pdl e l'ex premier. Per il tribunale, Minetti è colpevole di favoreggiamento della prostituzione perchè "svolgeva un fondamentale e continuativo ruolo di intermediazione nella corresponsione di stabili erogazioni economiche alle donne che abitavano in via Olgettina, emolumenti
che avevano indubbia natura di corrispettivo per l'attività di prostituzione svolta".  "L'imputata - continuano i giudici - intermediava il rapporto con alcune delle abituali frequentatrici delle cene, occupandosi dell'intera gestione delle abitazioni di via Olgettina, residenze che Berlusconi metteva a disposizione delle ragazze, sostenendone per intero le spese, quale parte del corrispettivo agli atti sessuali a pagamento dalle stesse poste in essere in suo favore".

(Fonte: Repubblica)

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