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Berlusconi o la Costituzione, chi difende Napolitano?

Creato il 14 agosto 2013 da Giuseppe Lombardo @giuslom
Berlusconi o la Costituzione, chi difende Napolitano?Adesso non abbiamo più dubbi, adesso l'ha confermato il Presidente della Repubblica in persona: criticare l'operato della Corte di Cassazione e mettere in discussione l'asse portante del nostro sistema giudiziario è "legittimo" e "comprensibile". Almeno in questo delicato frangente temporale, ove il sistema dei pesi e contrappesi può essere a ragione sacrificato in nome delle larghe intese. E' servita una nota degli uffici del Quirinale per diradare la nebbia e fare finalmente chiarezza. Sì, certo, le sentenze vanno rispettate, i tre gradi di giudizio non possono essere sbugiardati dall'oggi al domani, ma in fondo ha ragione Sallusti: come non comprendere gli istinti di "turbamento e preoccupazione per la condanna a una pena detentiva di una personalità che ha guidato il governo (...) e che è per di più rimasto leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza"? Come non accettare le rimostranze del ministro Alfano e di una parte significativa della coalizione che sostiene l'Esecutivo, una parte che reclama – oggi più che mai – un salvacondotto ad personam per garantire l'impunità del Cavaliere? Napolitano, ad ottantotto anni, giunto al secondo mandato, proprio non se l'è sentita di stigmatizzare le preoccupazioni del centrodestra. E così, pur rammentando come allo stato attuale nessuna richiesta di grazia sia giunta nel suo ufficio istituzionale, egli ha ricordato come nell'eventualità sarebbe opportuno seguire un determinato iter, giusto "per verificare se emergano valutazioni e sussistano condizioni che senza toccare la sostanza e la legittimità della sentenza passata in giudicato, possono motivare un eventuale atto di clemenza individuale che incida sull'esecuzione della pena principale". Tradotto in altri termini, Napolitano ha dato mandato agli Azzeccagarbugli in corazza di ritrovare nei cassetti del Quirinale provvedimenti giurisprudenziali analoghi, che renderebbero legittimo il varo tempestivo di un provvedimento ad hoc, con buona pace della Corte di Cassazione. Se poi l'acclarata frode fiscale ha leso la ragion di Stato, poco cambia: ciò che conta è un sano e cinico realismo. Frattanto Berlusconi, per parte sua, dovrebbe moderare i toni, dimostrare una maggiore propensione al sacrificio ed accettare il verdetto definitivo rimettendosi alla clemenza di Re Giorgio il Magnanimo, il quale - essendo buono come il pane ed infaticabile come Stachanov - ha già anticipato i tempi previsti per trovare una soluzione e sbrogliare il bandolo della matassa.
D'alta parte il Cavaliere può dormire fra due guanciali: come aveva rilevato l'Economist, in Italia è quasi impossibile pensare che un uomo potente, giunto a quella veneranda età, possa davvero correre il rischio di finire in galera. Ma nemmeno se ci si mette d'impegno, nemmeno se lotta per essere preso in flagranza di reato e vanta, come Berlusconi, uno stuolo di processi di tutto rispetto: condannato in primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, amnistiato per falsa testimonianza, prescritto due volte per corruzione giudiziaria, cinque volte per falso in bilancio, una per rivelazione di segreto, imputato per corruzione e indagato per induzione alla falsa testimonianza. Non c’è che dire. Eppure Napolitano lo ha ribadito con fermezza: "la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva irrogatagli e sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto". State calmi, deputati e senatori, il rischio che sconti la sua condotta criminale è praticamente nullo. Non siamo un paese così serio.
In realtà non è affatto così, e fa specie che nessuno lo abbia fatto notare al Colle. Come ha rilevatoTravaglio, infatti, la normativa "lascia al giudice di sorveglianza la discrezionalità sul luogo più idoneo a espiare la pena, indipendentemente dall’età del pregiudicato". Questo vuol dire che, almeno a priori, la detenzione non può essere categoricamente esclusa nemmeno dal sovrano della nazione. Poi, certo, la tendenza a rendere l'esecuzione della pena una farsa è abbondantemente prevista. Con ogni probabilità il Cavaliere dovrà, al più, firmare un foglietto per giustificare le ore di recupero al servizio della collettività, ma il fatto che in Italia le indulgenze siano soventi e plenarie non giustifica, neppure alla lontana, una cattiva interpretazione del diritto che somiglia più che altro ad un'ingerenza nel processo, ancorché giunto al capolinea. Anche perché, fra l’altro, volendo restare al dettato normativo, la possibilità di usufruire di pene alternative alla prigionia dipende in maniera proporzionale dal grado di ravvedimento del condannato, dalla sua consapevolezza della gravità del reato commesso e da altri carichi pendenti che offrono una cartina di tornasole sulla pericolosità sociale del soggetto. Ora, non ci vuole un esperto giurista per capire che Berlusconi, oltre ad essere indagato per aver commesso svariati reati, ha per giunta declinato ogni responsabilità parlando di magistratura rossa e di complotto eversivo lungo vent'anni. Dove trova, allora, Napolitano le certezze necessarie per tranquillizzare il Pdl? Come fa, rivolgendosi alla classe dirigente, a parlare "di serenità e di coesione, per poter affrontare problemi di fondo dello Stato e della società, compresi quelli di riforma della giustizia da tempo all'ordine del giorno"? Qui il Parlamento è da tempo ostaggio di un sol uomo, che ciclicamente calendarizza indulti, amnistie e salvacondotti per sé e le sue aziende. Napolitano intende difendere la Costituzione o difendere il pregiudicato?G.L.Berlusconi o la Costituzione, chi difende Napolitano?

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