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Beta-reader… quasi editor di narrativa (parte 3)

Da Anima Di Carta

Beta-reader… quasi editor di narrativa (parte 3)

Edward Hopper, Lettrice in treno (1965)

Prima di tutto vorrei scusarmi per la mia prolungata assenza da queste parti, dovuta a una noiosa influenza che mi ha tenuta occupata a guardare il soffitto con la mente annebbiata dalla febbre. Con l'occasione ringrazio Cristina M. Cavaliere, autrice di questa serie di post, che oltre ad aver scritto queste interessantissime puntate, si è anche prestata a fare gli onori di casa rispondendo ai vostri commenti in mia assenza. 
Vi presento, quindi, senza altri indugi la terza e ultima parte di questo articolo, dove l'autrice (editor di scolastica di professione) ci racconta tutti i passaggi nella sua attività di lettrice-beta.
Vi segnalo anche le puntate precedenti per chi se le fosse perse: prima parte - seconda parte.

FASE QUATTRO


La Fase quattro è quella della spidocchiatura, tanto per usare un termine che ricorda i primati. Non sarebbe compito del beta-reader effettuare anche i controlli che sto per elencarvi; io lo faccio in quanto ho l’occhio esercitato e quindi non mi costa niente.
Questa fase è dedicata a portare allo scoperto:
  • i refusi, che sono una caratteristica della scrittura a computer. La scrittura di una volta, quella con la lunga penna d’oca, la stilografica, la bic, la semplice matita o un pezzo di legno carbonizzato, non soffriva di questo problema, a meno che l’autore non conoscesse la grammatica e piantasse nel testo errori tutti suoi. La tecnologia che ha generato il problema, però, può aiutarci anche in questo senso. Tuttavia il correttore ortografico ha i suoi limiti e si affanna a segnalare errori dove non ce ne sono. Alle volte un buon vecchio dizionario, anche se cade a pezzi, è lo strumento migliore da usare.
  • le imprecisioni, che possono essere le più svariate e che hanno a che fare con il linguaggio usato all’epoca, se ad esempio si sta scrivendo un romanzo storico o anche solo in un periodo abbastanza indietro rispetto al nostro. Di Bernabò Visconti (1323-1385) è meglio non scrivere nel romanzo che “faceva le sceneggiate” per dire che andava in collera: “sceneggiata” è una parola tipicamente partenopea e che appartiene al recente genere di commedia alla Mario Merola. Sempre con riguardo a Bernabò, meglio scrivere che andava a caccia nei pressi del suo castello di “Marignano”, e non usare “Melegnano” che è un termine moderno (imprecisione segnalatomi da un’amica che ha riletto il mio nuovo copione teatrale).
  • le disuniformità nelle parole e le imprecisioni tipografiche. La lingua inglese ha un aggettivo dal suono vagamente minaccioso, cioè “consistent”, che nell’editoria scolastica i correttori di bozze ripetono come un mantra: uniforme, coerente. Se noi scriviamo in un corso scolastico la parola barbeque, va benissimo, ma dovremo stare attenti che da un’altra parte non ci sia barbecue, ugualmente corretta ma diversa nella grafia. Anche nei romanzi il beta-reader dovrebbe avere la capacità di cogliere queste incoerenze sulle parole, e segnalarle all’autore. Nello stesso modo, dovrebbe cogliere la presenza di doppi spazi, strani trattini, virgolette differenti ecc.
  • le espressioni straniere scritte in maniera sbagliata. Alcuni autori inseriscono parole in lingue straniere senza controllarne la grafia, e scrivendo le parole “a suono”, cosa pericolosissima. Potete immaginarvi il commissario Maigret che ordina al bar un calvadò? Se lo facesse un erede di Simenon, penso che quest’ultimo si rivolterebbe nella tomba o, di notte, andrebbe a conficcare la pipa in un occhio al sedicente imitatore. Se noto questa cosa in un giallo, mi si sbriciola un pezzettino di frase. Per carità, ci sono problemi maggiori nella vita che veder scritto mètre per maître (d'hôtel), e come beta-reader non urlo “Ma vuoi che muoro?” in stile Bastianich. Se siete da soli nella vostra impresa narrativa, però, meglio controllare o chiedere.
  • la punteggiatura, volendo, anche se è un argomento che si presta a una certa flessibilità.
  • altro…

CONCLUSIONE


Vi ho detto tutto? Non direi proprio. Ogni romanzo, e ogni autore di conseguenza, è un caso a se stante, e quindi il beta-reader dovrebbe orientare le sue antenne in una certa direzione. Nel leggere i manoscritti dei miei amici di penna, mi auguro solamente di essere utile e dare dei buoni suggerimenti.
L’ultima parola – la risposta definitiva come direbbero in un noto quiz a premi – spetta sempre e comunque all’autore. Ed è giusto che sia così.
Cristina M. Cavaliere
L'AUTORE DI QUESTO GUEST POSTCristina M. Cavaliere (Milano, 1963), pseudonimo di Cristina Rossi, lavora come editor e ricercatrice iconografica nelle redazioni dell’editoria scolastica di lingue straniere. Dal 1990 ha pubblicato una serie di romanzi storici, fra i quali Una Storia Fiorentina, ambientato nella Firenze medicea di fine 1400 e Il Pittore degli Angeli, che ha come protagonista il pittore veneziano Tiziano Vecellio. Nel 2012 è apparso La Colomba e i Leoni – I La Terra del Tramonto, ambientato nel periodo storico della Prima Crociata, pubblicato poi nel 2014 da Silele edizioni. Nel 2016 verrà pubblicato il seguito, La Colomba e i Leoni – II Le Strade dei Pellegrini. Ha appena terminato la stesura del dramma storico teatrale Il Diavolo nella Torre, che ruota attorno alla figura di Bernabò Visconti, e che verrà rappresentato a Trezzo sull’Adda. Blogger e appassionata di letteratura, gestisce anche il blog Il Manoscritto del Cavaliere, riguardante tecniche di scrittura e recensioni di romanzi, ma anche tutte quelle arti visive che contribuiscono ad arricchire ogni forma di narrazione.
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