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Bevagna – il carapace di arnaldo pomodoro: natura e arte, natura e’ arte

Creato il 28 giugno 2014 da Goodmorningumbria @goodmrnngumbria

di Benedetta Tintillini

carapace (1)
Credo che mai come in questo caso l’opera dell’uomo sia riuscita ad integrarsi con l’ambiente naturale circostante.
Da lontano la cantina dei Lunelli è pressoché impercettibile, come nell’intenzione dell’autore di integrare l’opera nella morbidezza delle linee delle colline umbre, l’unico segno della sua presenza è il grande dardo rosso che campeggia accanto all’edificio.
carapace interno
L’edificio-scultura, opera di Arnaldo Pomodoro è la prima opera d’arte dove si vive e si lavora, che si può godere sia dall’esterno che dall’interno, grazie all’enorme abilità dell’artista, che ha saputo coniugare l’estetica alla funzionalità.
“Carapace” è il titolo dell’opera, o il nome della cantina, come preferite, titolo che esprime, come per la tartaruga, la longevità e la profonda simbiosi con la terra dalla quale non si può prescindere, come nel caso di chi produce vini (ricordiamo che la tenuta si estende su 50 ettari tra i comuni di Bevagna e Montefalco, dove si producono il Rosso ed il Sagrantino).
Architettonicamente è una cupola con pianta ellittica, la cui copertura, realizzata con lastre di rame, presenta delle fenditure irregolari che evocano le crepe ed i solchi nella terra.
Anche l’interno affascina per la sua peculiarità, ritroviamo anche qui i caratteri distintivi dell’arte di Pomodoro, il quale, per riprodurre l’effetto metallico anche all’interno, ha utilizzato un intonaco fatto per il 90% di rame.
L’ingresso è al piano terreno, è un ambiente unico destinato all’accoglienza dei visitatori ed alle degustazioni. Presenta le pareti totalmente in cristallo per permettere una vista a 360° sulla campagna circostante.
zi

Attraverso una scala ellittica che, vista dall’esterno, ricorda una ziqqurat, a rimarcare la sacralità del luogo (perfino il nome del vitigno, Sagrantino, potrebbe derivare dal suo utilizzo per cerimonie religiose), si raggiunge il “cuore” della cantina, la barriccaia, dove riposano i vini e da dove si raggiungono gli ambienti dedicati all’imbottigliamento ed allo stoccaggio.
Un luogo di assoluto fascino per la cultura, l’arte, la tradizione enologica e per la capacità di una famiglia, non del luogo, di captare lo spirito di questa terra, rinnovandolo senza stravolgerlo.
La realizzazione di quest’opera si è conclusa nel 2012, e non potrei trovare migliore conclusione che le parole stesse di Marcello Lunelli: “Una tempesta di emozioni conclude questo cantiere che, con metodo rinascimentale, è stato condotto per anni dal maestro con gli artigiani che eseguivano le sue idee e che vuole essere il nostro contributo all’ Italia che vuole farcela usando buon gusto e bellezza e non furberie e mediocrità”.

in collaborazione con:

www.umbriaecultura.it



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