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Bilancio Londra2012: Italia promossa, ma si può fare ancora meglio

Creato il 13 agosto 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

8 ori, 9 argenti ed 11 bronzi. 28 medaglie complessive. Si tratta della settima miglior Olimpiade di sempre per l’Italia, inferiore in termini di risultati solo a Los Angeles 1932, Roma 1960, Los Angeles 1984, Atlanta 1996, Sidney 2000 ed Atene 2004. Un bottino certamente gratificante, che conferma il Bel Paese tra le prime 10 del medagliere per la quinta volta consecutiva. Dal 1996 in avanti l’Italia aveva subito un calo nelle edizioni successive, ora si torna a salire: rispetto a Pechino 2008, infatti, si registra un +1 (28 contro 27). Gli ori e gli argenti conquistati a Londra sono i medesimi di quattro anni or sono, mentre è salito di un’unità il numero dei bronzi. Rispetto all’edizione cinese, tuttavia, abbiamo scalato una posizione nel medagliere: da noni ad ottavi. Insomma, seppur lievemente, si avverte una crescita.

Inutile girarci attorno: ci siamo confermati nell’elite internazionale, ma non si può negare come le Olimpiadi di Londra 2012 verranno ricordate anche come quelle delle occasioni perse. Senza diverse debacle e controprestazioni inattese, il record assoluto di 36 medaglie (Roma 1960) sarebbe potuto essere ampiamente alla portata.

Diverse discipline escono dalla rassegna britannica con le ossa rotte, in primis nuoto, vela, sollevamento pesi, lotta, atletica, canottaggio e canoa velocità. Tutti settori dove urge una rifondazione pressoché totale per ritornare su livelli quanto meno accettabili.

Spesso si è rivelato errato l’approccio mentale alle gare dei nostri atleti, schiacciati dalla pressione e dal peso di dover dimostrare qualcosa a tutti i costi. I Giochi Olimpici devono rappresentare l’occasione di una carriera da vivere con gioia, non un incubo che condiziona in poche ore il lavoro di quattro anni.

Le più grosse delusioni sono giunte da Federica Pellegrini e dalla Nazionale femminile di pallavolo. Si chiude il ciclo vincente della 23enne di Spinea, che, nel bene o nel male, ha proiettato il nuoto azzurro in una nuova dimensione. Attualmente, tuttavia, non si intravedono eredi all’altezza. Per il volley rosa, invece, l’occasione era di quelle ghiotte, ma neppure con un team mai così compatto e talentuoso si è riuscita a spezzare la maledizione dei quarti di finale.

L’ottavo posto finale dell’Italia acquista ancor più risalto se si considera che abbiamo assistito alle Olimpiadi più difficili e complesse di sempre, con Usa e Cina sempre più dominanti, una Gran Bretagna divenuta terza forza globale e Paesi asiatici come Corea del Sud, Corea del Nord, Kazakistan ed Iran in prepotente ascesa. Il Bel Paese si è messo alle proprie spalle due potenze come l’Australia (non avveniva dal 1996) ed il Giappone (l’ultima volta a Sidney 2000), mentre la tanto osannata Spagna ancora una volta ha palesato tutti i suoi limiti a cinque cerchi, uscendo dalle prime 20.

La selezione tricolore si è confermata competitiva su più fronti, avendo conseguito almeno un podio in 14 sport differenti. La scherma si è confermata una miniera di metalli imprescindibile: un quarto delle medaglie provengono proprio da qui (7 su 28). Splendido il rendimento degli sport di precisione, con 3 ori e 6 podi complessivi da tiro a segno, arco e tiro a volo. Hanno fatto la loro parte anche le discipline da combattimento: rivelazione assoluta il taekwondo, bene anche pugilato e judo.
Si conferma, invece, la tradizione poco vincente dell’Italia negli sport di squadra con soli 5 ori conquistati nella storia, di cui 4 nella pallanuoto (uomini nel 1948, 1960 e 1992 e donne nel 2004) ed 1 nel calcio (1936). Il Settebello, infatti, ha solo sfiorato l’impresa nella finale con la Croazia, mentre l’Italvolley si è piegata in semifinale al solito Brasile.

Nel complesso sono stati i Giochi di quegli atleti che hanno saputo lavorare nell’ombra con sudore e sacrificio, meritandosi l’agognata ribalta olimpica. Tante sono state le gradite sorprese, su tutte i podi di Tesconi, Forciniti, Fontana e gli ori del tiro con l’arco e di Carlo Molfetta.

Insomma, abbiamo fatto bella figura, ma si può e si deve fare meglio. Bisogna pensare in grande: se la Corea del Sud ha chiuso al quinto posto con 13 ori, tra quattro anni a Rio potrà riuscirci anche l’Italia.

Innanzitutto sarà necessario finalmente investire sullo sport nelle scuole, fattore troppo spesso snobbato dai nostri politici e dirigenti. Inoltre urge valorizzare i tanti atleti che si mettono in luce a livello giovanile e che sovente si perdono nel passaggio tra i Senior, quasi sempre in seguito all’ingresso nei corpi militari. Questi ultimi continuano a rappresentare la pietra miliare del nostro sport, ma forse sarebbe opportuno prevedere dei premi in denaro aggiuntivi e legati al rendimento in gara degli atleti.

Il bilancio è buono, ma non adagiamoci: dobbiamo apportare le necessarie modifiche per mantenere quel blasone internazionale che la storia e la tradizione ci impongono.

 

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OA | Federico Militello

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