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Bipolarità a tratti

Da Lacocchi @laCocchi
Dunque ormai sono undici mesi che non torno a casa. UNDICI. E per me sono tantissimi. Sono così tanti che ormai mi sento tagliata fuori da tutto e tutti, e le amiche mi mandano foto di amiche che si sposano e io non sapevo nemmeno si fossero fidanzate, o foto di bambini appena nati e io nemmeno sapevo che fossero stati concepiti.
In questi undici mesi lontano da casa i miei ormoni hanno fatto a cazzotti con i miei nervosismi, le lacrime si sono sprecate, le mie condizioni psicologiche sono state messe duramente alla prova da questo perenne stato di felicità da cui quest’isola gigante pare avvolta come per magia.In questi mesi lontana da casa mi pare quasi di aver elaborato una forma di bipolarismo, che forse colpisce un po’ tutti noi che decidiamo di partire e vivere in un altro paese per lunghi periodi. O forse colpisce tutti gli espatriati in generale. O forse colpisce solo me? Colpisca chi vuole colpire, ma io sono undici mesi che mi sento confusa, e ho soprannominato questa confusione generale bipolarità dell’espatriato.
Ovviamente, il primo sintomo del bipolarismo dell’espatriato è l’alternanza tra giorni in cui la felicità è incontrollabile, e giorni in cui sono le lacrime ad essere incontrollabili. Nel mio caso, alterno momenti in cui guardo soddisfatta allo specchio la mia abbronzatura perenne pensando che sto piuttosto bene: "ho una casa grande, una stanza con un balcone sull’oceano, un fidanzato bello e surfista, un lavoro, poteva andarmi peggio,” a momenti in cui mi guardo allo specchio e, oltre a vedermi le prime rughe che il sole in Australia fa male e i raggi UVB e l’invecchiamento precoce e i capelli bianchi, penso anche di stare piuttosto male: “vivo sull’oceano ma non sono in città, il lavoro va bene ma potrebbe andare meglio, il fidanzato va bene ma è disordinato, mamma dove sei vienimi a prendere.”
Se già questo fatto di essere psicologicamente fragili e instabili destabilizza l'espatriato (e non vi dico quanto destabilizzi la sottoscritta che ormai piango anche davanti alla pubblicità per le pappine dei bambini), le incredibili incertezze grammaticali che insorgono dopo un lungo periodo lontano da casa sono ancora peggio.
Parlate voi inglese (o qualsiasi altra lingua straniera) 24 ore su 24, svegliatevi parlando in inglese, addormentatevi parlando in inglese, pensate in inglese, sognate in inglese, e poi vi verranno dubbi grammaticali nella vostra lingua madre degni dei vostri peggiori incubi. Avrete dubbi sulle c, sulle q, sul cq, sui verbi, sui significati delle parole, sugli accenti, sulle virgole. Ed essendo voi bipolari, avrete problemi anche con l’inglese: una mattina vi svegliate ed il vostro inglese sarà perfetto, nessuna incertezza nemmeno sulla pronuncia di beach o bitch; la mattina dopo vi sembrerà di essere regrediti e tornati alle medie a quella famosa lezione in cui la professoressa vi insegnava a pronunciare il TH con la penna tra i denti, e per dire qualcosa vorreste usare il vostro fedele amico Google.
Ed essendo voi bipolari, penserete in tutte e due le lingue. Vi chiederete cose in inglese e vi risponderete in italiano, e vi ritroverete come per magia a scrivere liste della spesa così formate:
acqua – toilet paper- prosciutto – toothpaste- bread – burro – nutella - juice.

Se gli sbalzi d'umore e gli errori grammaticali e la confusione linguistica non fossero abbastanza, grazie alla bipolarità dell'espatriato io faccio anche confusione con il cibo: passo settimane intere senza mangiare un piatto di pasta perché la pasta è troppo pesante, dicono gli australiani. Dico SETTIMANE senza pasta. Sono ormai mesi che non mangio più Pan di Stelle, che tanto fanno ingrassare, dicono gli australiani. MESI senza pan di stelle.
Alterno giorni in cui sorseggio skinny latte mangiando uova strapazzate con il bacon a colazione, nemmeno fossi bionda e australiana, e altri giorni in cui voglio solo la brioche e il cappuccino all'italiana e fanculo sto skinny latte che poi che cos'è, esiste solo il latte grasso e il latte di soia fa male e sa di cartone e dove sono i miei krapfen alla marmellata.
Mangio burrito dicendo che alla fine non sono male e poi di notte sogno il pranzo della domenica con le lasagne della mamma.
Mi chiedono se voglio assaggiare uno spider, una roba composta da limonata e una pallina di gelato alla vaniglia che io non avevo mai sentito nominare in vita mia, e prima dico ok magari lo assaggio, chissà come sarà ma sei sicura sia commestibile fa le bolle e la limonata è diventata tutta una pappetta orrenda, però ok, passami la cannuccia e poi tutto d'un tratto mentre sono lì lì per assaggiare il famoso spider ecco che arriva il bipolarismo, e come d'incanto mi ritrovo a dire: ma sei matta, sono ancora italiana, queste cose non le mangio. E, sempre per colpa della bipolarità, mi sono ritrovata a chiudere il discorso sulla limonata con il gelato rigorosamente in lingua originale, con un sonorosissimo CHE CAZZO.

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