Magazine Diario personale

Bisogni speciali

Creato il 21 febbraio 2016 da Povna @povna

All’inizio di questo anno scolastico, durante gli esami di recupero a settembre, una sconosciuta (e in tutta evidenza bravissima) collega di matematica supplente, chiamata per l’appunto a svolgere gli esami in sostituzione della pensionata Voglio-la-mamma, avanzò, perentorio, il dubbio di una forte discalculia a carico di Triglia, uno degli Extra-terrestri. Poiché il loro consiglio era composto per fortuna in maggioranza da persone di buon senso, su mozione unanime di tutti l’Ingegnera Tosta, coordinatrice di classe, si fece carico di trasmettere il dubbio alla di lui mamma, non appena la scuola fosse iniziata.
Nel frattempo, il primo giorno ha portato tra gli abitanti della scuola della ‘povna pure Seppia, fratello di Triglia, che si è accasato tra i Mowgli portando in dote al gruppo una irruenza che non era sempre immediatamente calibrata. Così, forte di quel suggerimento settembrino, la ‘povna lo aveva tenuto specialmente d’occhio, e, tratte le opportune conseguenze, durante la loro prima riunione, quando il coordinatore Mickey Mouse chiese loro se avessero qualcosa di particolare da segnalare, alzò la mano e pronunciò una sola parola scandita: “Seppia”.
“?” – la faccia di Mickey Mouse era da sola un programma di incertezza.
“Penso che ci sia un disagio forte, ascrivibile a un disturbo pronunciato specifico dell’apprendimento” – fece presente la ‘povna.
“Ti stai confondendo con il fratello” – le disse Mickey, ma di lui lo abbiamo già detto.
“Io non mi confondo proprio per nulla” – scandì la ‘povna che in quel consiglio aveva avuto modo di farsi girare i coglioni fin dalla prima botta – “secondo me anche Seppia andrebbe aiutato”.
Così a Mickey non era restato (prima) che sospirare e bere l’amaro calice; (poi) di farsi bello con DaddyLongLegs come se l’idea fosse stata sua propria (“Hai visto che occhio Mickey?” – le aveva segnalato una volta il vicepreside -“ha intuito che c’è qualche accertamento per Seppia”; “Che occhio, proprio!” – aveva commentato in doppio codice la ‘povna e Mickey davanti a lei aveva avuto almeno la buona grazia di arrossire).
La mamma dei due fratelli era stata così allertata e, confusa ma collaborativa al massimo, aveva avviato per tutti e tre (già che c’era ci ha messo dentro pure il piccolo) un percorso diagnostico.
I cui responsi, tra molti alti e bassi, e un anno scolastico che scorreva comunque, specie tra i Mowgli, sempre più complesso per entrambi, sono arrivati ai fini di gennaio.
E il risultato è devastante. Di tre figli (di cui il più piccolo in seconda media), tre sono stati diagnosticati con disturbo specifico dell’apprendimento “come minimo”, e in particolare per quanto riguarda Seppia la diagnosi, pur cauta, suggerisce in modo esplicito la possibile presenza di una “aspecificità” del disturbo (che fuori dal medichese vuol dire possibile sostegno), nonché la richiesta, nero su bianco, di un programma semplificato.
Con le lungaggini derivate dalle fatiche burocratiche di un team di docenti nato male e che continua peggio (la ‘povna lo ha già raccontato più di una volta), finalmente, lo scorso venerdì (quando era previsto uno dei coast to coast più memorabili dell’anno, dalle 8 a mezzanotte, inclusa presentazione dell’Acquario in coda alla giornata folle), si è riunito, insieme ai genitori, il consiglio di classe. Scopo del giorno: iniziare a prendere le misure della nuova situazione, concordando insieme, e mettendo per scritto nella forma di piano didattico, un programma adeguato.
Ed è durante la discussione (una discussione nella quale, come si immagina, i genitori sono collaborativi e sconcertati, vista la tegola che è piovuta loro in testa) che, a un certo punto, le meschinità che può raggiungere l’insegnante incapace si rivela alla ‘povna in tutta la sua sordida violenza.
Si sta parlando di che cosa fare, attivamente, per Seppia. E prende la parola Inetta, che prorompe con voce querula: “Ma, in pratica, io voglio sapere che cosa dice questa diagnosi, e quale piano sono tenuta a fare per legge, perché se devo aiutarlo non posso così, genericamente, senza avere la garanzia di seguire le regole previste. Che cosa si intende per esempio per piano semplificato?”.
Risponde pacata l’Ingegnera Tosta: “Significa che gli applichi degli obiettivi minimi calibrati sul suo percorso, tenendo presente soprattutto la necessità, ricordata anche dal medico, di potenziare l’autostima, specie in questo primo periodo. Dunque prima ancora che cosa fargli fare è importante l’atteggiamento, farlo partecipare in classe, renderlo consapevole di essere nel gruppo…”.
Inetta guarda, con aria scettica. E Procione, di Sostegno (ma di base insegnante di Diritto) interviene a sua volta: “Veramente noi se prima non abbiamo la garanzia che possa essere disabile non possiamo fargli gli obiettivi minimi, altrimenti diventa un programma differenziato, non è possibile”. Queste parole, che sono, la ‘povna lo assicura, ignoranti dal punto di vista della legge, vengono pronunciate impunemente davanti a babbo e mamma.
La ‘povna si scoccia; e questa volta lo sguardo che intercetta da Mr. Higgs e dall’Ingegnera Tosta le conferma che, per quanto sia stata brava e calma per tutto il tempo, così come da strategia condivisa e da programma, è tempo di attaccare.
“Veramente” – sibila rapida – “come sai perfettamente, gli obiettivi minimi sono qualcosa che ci diamo anche noi, sempre, pure nella programmazione trasversale, oltre che individuale, per decidere quale sia appunto il livello minimo per poter procedere nel percorso, dunque è del tutto evidente che si possano stabilire per Seppia. Quanto al resto, poiché il dottore ci sta dicendo che la diagnosi è in corso di accertamento, è altrettanto ovvio che, come avevo già detto a dicembre [sottotesto: quando voi non avete voluto procedere perché “oddio, aspettiamo la diagnosi”], possiamo applicare un programma didattico da aggiornare in progress, cioè quello dei Bisogni Educativi Speciali”.
Procione e Inetta hanno il buon gusto di tacere, Mickey Mouse annuisce ma la ‘povna continua senza fargli aprire bocca, e si volge col suo miglior sorriso ai genitori, attoniti: “Scusateci per queste sigle, delle volte per compilare le scartoffie noi insegnanti siamo costretti a un burocratese che respinge, ora vi dico in parole povere: visto che la diagnosi di Seppia va ancora modellata nello specifico, per fortuna la scuola offre un documento che si chiama “Piano per i Bisogni Educativi Speciali” che fa al caso nostro. Significa, in soldoni, che noi adeguiamo questo piano mano a mano a quello che ci verrà detto, e a come si evolve e precisa la situazione di Seppia. Vi faccio l’esempio di un alunno straniero X: noi gli facciamo un piano speciale sull’italiano, perché lo sta imparando; poi, via via che migliora, alzeremo a poco a poco il livello di quello che deve imparare”.
Loro sorridono, questo si capisce. La parola “disabile” evapora dall’aria, almeno nella percezione esterna. La riunione finisce, ci sono mani strette e ringraziamenti.
Procione e Inetta sono tra i primi a volare fuori aula. E la porta non si è ancora richiusa che la ‘povna si volta verso Scovolino, Mr. Higgs e l’Ingenegnera Tosta: “Io lo boccio” – sibila. Questa volta nessuno le dice che esagera. Ma, e questa non è celia, la ‘povna pensa seriamente che chissenefrega del bonus insegnanti: provare ad arginare l’ondata di incompetenti messi in ruolo ope legis dalla scuola di Renzi è l’unico atto militante che può dare un senso alla sua presenza nel comitato di valutazione.


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