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Quando la nonna muore Carmen viene presa in casa da Encarna che però la tratta come l'ultima delle schiave al suo servizio,nascondendola al padre e proibendo a lei di salire ai piani superiori per vederlo.
Lei , nonostante i divieti, riesce lo stesso a frequentare il padre, ridotto su una sedia a rotelle in completa solitudine e lui riesce a instradarla alle bellezze della corrida.Viene però ucciso dalla moglie che vorrebbe far sparire anche Carmen e la fa portare via affinchè venga eliminata.
La ragazza è però salvata da una compagnia di nani girovaghi che la chiameranno Biancaneve. E lei diventa una grande torera.
Il giorno dell'incontro con la perfida Encarna si avvicina sempre più.
La matrigna riesce però a farle mangiare la mela avvelenata.....
Nella scorsa stagione cinematografica tra il 2012 e il 2013 è stato un florilegio di riletture della fiaba di Biancaneve, alcune fedeli , altre un po' meno.
La rilettura operata da Blancanieves di Pablo Berger ( che ricordo per il brillante Torremolinos 73, commedia scatenata su un marito e una moglie che nella Spagna franchista trovano il successo facendo film pornografici da rivendere sul mercato scandinavo, facendo nascere una sex symbol) è sicuramente la più originale di tutte.
La storia dei fratelli Grimm viene portata al XX secolo, negli anni '20 per la precisione, viene girato tutto in uno squillante bianco e nero ( scelta già ardita) ed è addirittura muto, scelta assolutamente temeraria sdoganata presso il grande pubblico da The Artist, che per chi scrive, è stato un film più furbetto che bello, un qualcosa costruito a tavolino per racimolare facili consensi e non un reale omaggio a quella stagione irripetibile della storia del cinema.
Blancanieves invece lo è : è una perfetta simulazione di un film muto degli anni '20, che però è allo stesso tempo un omaggio sentito e appassionato, senza le scorciatoie facili prese da The Artist.
Ed è veramente un peccato che il film francese sia stato strombazzato per tutto il globo terracqueo come la new sensation cinematografica mentre un film come Blancanieves, molto più bello e ambizioso, nonché più sincero, sia stato relegato in un limbo per essere conosciuto e omaggiato solo dagli appassionati.
Nulla di troppo rassicurante ma una storia esplorata in tutto il suo potenziale dark, con quel tocco di gotico in più dato dalle enormi stanze in cui è prigioniero , su una sedia a rotelle, in completa solitudine , il padre di Carmen, ridotto ormai a poco più che una larva.
E' bello come Berger , anche sceneggiatore , disegna il loro rapporto, solo con sguardi e ellissi registiche, in totale assenza della parola.
Ed è anche straordinaria la parte della storia in cui Carmen viene soccorsa e accolta dalla compagnia di nani girovaghi che le conia il nome di Biancaneve.
Echi di Murnau, di Von Stroheim addirittura di Dreyer e anche un tocco consistente del Tod Browning di Freaks, sono il tratto distintivo di un film orgogliosamente diverso, un cinema altro che a prima vista non dovrebbe avere posto nel panorama filmico moderno a causa del suo anacronismo voluto e conclamato.
E invece no, per una grande pellicola come Blancanieves, per una storia immortale e dal potenziale infinito come quella raccontata dai Grimm c'è sempre posto nei nostri occhi e nel nostro cuore.
Questa Blancanieves ha uno sguardo che buca lo schermo, sia esso quello della piccola Sofia Oria, sia appartenga alla magnetica Macarena Garcia , un 'eroina alle cui gesta è impossibile non appassionarsi.
Asso pigliatutto all'edizione dei Goya del 2013 con dieci statuette vinte su 18 nominations, purtroppo il film di Berger non ha avuto, pur meritandola ampiamente, la stessa risonanza internazionale e la fama guadagnata dall'altro film.
Si, proprio quello che adesso non ho voglia neanche di nominare....
( VOTO : 8 / 10 )
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