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Blog letterari: molto rumore per nulla?

Creato il 13 novembre 2012 da Temperamente

Blog letterari: molto rumore per nulla?Twitter minaccia la letteratura? Con questa domanda, qualche settimana fa, aprivo il mio primo articolo su Temperamente. Nell’ultimo mese il dibattito sul rapporto tra blog letterari e critica letteraria tradizionale si è ulteriormente intensificato e gli interventi di numerosi critici di fama internazionale hanno trovato posto sulle colonne dei quotidiani più importanti del mondo.

Il nocciolo della questione, per non tediarvi con tutte le puntate della discussione, è il seguente: chi è titolato a parlare di libri? E con quale linguaggio? Possono i lettori sostituirsi nelle competenze a critici letterari di formazione accademica? Lettori voraci, ma impreparati tecnicamente alla critica di un libro, possono influenzare negativamente il mercato, decretando il successo di testi mediocri e affossando la letteratura di valore?

Fermo restando l’apporto, nel panorama dei blog letterari, anche di addetti ai lavori, io vorrei soffermarmi su tutti gli altri. Sui blog personali o collettivi dedicati al mondo letterario in maniera esclusiva o meno, gestiti da blogger più o meno esperti sull’argomento, ma prevalentemente mossi dalla passione per l’oggetto dei loro post. A questa schiera credo sia corretto ascrivere anche un progetto come Temperamente.

Quando si comincia a scrivere un blog difficilmente ci si pone così tante questioni, la scelta di scrivere è prevalentemente una questione istintiva. Chi scrive, spesso, sente il bisogno di farlo. Nel mondo dei blog un post equivale ad un piccolo monologo su un argomento, ogni intervento di commento può servire a trasformare quel monologo in un dialogo, ma non sempre ciò accade, perciò spesso scrivere un blog risulta quasi un atto di scrittura privata. Con la differenza che possono leggerlo tutti. La prima delle domande poste dal dibattito sui book bloggers, tra tutte, mi sembra la più banale: chi è titolato a parlare di libri? Tutti, è ovvio. In nome della libertà di pensiero suppongo che nessuno possa impedirci di farlo all’interno di una libreria, nel salotto di casa nostra e tantomeno in un blog. Altamente arbitraria è anche la risposta alla seconda domanda: con quale linguaggio parlarne? Ovviamente dipende dal contesto e dall’autore. Esiste forse un linguaggio più qualificato di altri? E poi ancora, la domanda fondamentale: i book bloggers possono influenzare negativamente il mercato? Certamente sì. E questo dovrebbe farli desistere? Certamente no. Da sempre la vendita dei libri (come di qualsiasi altro prodotto commerciale) è stata influenzata da fattori eterogenei. Tra questi un’arma potentissima: il passaparola. Quello che è cambiato sono evidentemente le proporzioni: se un tempo chiacchieravo di un libro con mia madre o con la mia vicina di casa, oggi scrivo un post che può influenzare decine, centinaia, anche migliaia di persone. Questo implica maggiori responsabilità, ma dovrebbe esimermi dal parlare? Onestamente credo di no. Oggi il mercato dei libri sta affrontando un nodo che non costituisce affatto un problema nuovo, ma solo una rivisitazione di tutte le conseguenze generate a partire dalla nascita dell’informazione sul web e dei social network.

Io credo che l’industria editoriale stia sbagliando ad avversare i blogger. Più si parla di libri, più libri si leggono. Più libri si leggono più cresce il mercato. Io la trovo un’equazione molto semplice, e voi? Che ne pensate? Che posto occupano i blog nei vostri interessi? Che funzione hanno nella scelta delle vostre letture?

Giulia Lanzolla


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