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blowJOBS

Creato il 22 novembre 2013 da Cannibal Kid
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L'uomo che ha creato l'iPod e l'uomo che si è ciulato (e si ciula) Mila Kunis.
Chi dei due ha compiuto l'impresa più memorabile?

Jobs (USA 2013) Titolo originale: jOBS Regia: Joshua Michael Stern Sceneggiatura: Matt Whiteley Cast: Ashton Kutcher, Josh Gad, Lukas Haas, Dermot Mulroney, Matthew Modine, Lesley Ann Warren, J.K. Simmons, James Woods, Kevin Dunn, Victor Rasuk, Nelson Franklin, Eddie Hassell, Masi Oka, Joel Murray, Amanda Crew, Abby Brammell Genere: biopic Se ti piace guarda anche: I pirati di Silicon Valley, The Social Network, S.Y.N.A.P.S.E. – Pericolo in rete
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Steve Jobs è l’uomo che ha reso cool i computer. Da quando Matteo Renzi ha usato la parola “cool”, la parola “cool” però non è più cool e quindi diciamo che Steve Jobs è l’uomo che ha reso fighi i computer. Renzi non si è ancora appropriato della parola “fighi”? Bene, allora possiamo continuare a usarla. Che attore c’è di cool, pardon di figo, che può interpretare Steve Jobs? Ashton Kutcher, che fisicamente gli somiglia parecchio. Mmm… fermi un attimo. A me sta simpatico Ashton Kutcher. Io gli voglio bene ad Ashton Kutcher, fin dai tempi della spassosissima serie That ‘70s Show, però come attore non è proprio un fenomeno. Non è lo Steve Jobs degli interpreti. Senza offesa, così stanno le cose.

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"Maledetto Cannibale! Ma cosa diavolo scrive?"

Perché un attore sia perfetto per un biopic, non occorre solo che somigli al personaggio che deve interpretare o che cerchi di imitare le sue movenze. Deve fare qualcosa di più. Prendiamo Quando l’amore brucia l’anima. In quel film, io non vedo Joaquin Phoenix, io vedo Johnny Cash. Qui invece vedo Ashton Kutcher che si impegna, che ce la mette tutta, che imita in maniera a tratti anche piuttosto discreta Steve Jobs. Però non vedo Steve Jobs. Eh lo so, non è facile dare vita a un personaggio, soprattutto uno esistito veramente e così iconico e conosciuto in tutto il mondo. I grandi attori lo sanno fare. Lo fanno apparire naturale. Ashton Kutcher, così come già Will Smith in Alì, non riesce a togliersi da davanti, a levarsi dalle scatole per farci vedere il personaggio. Mi spiace, Ashton: sei un figo della Madonna, ti bombavi Demi Moore prima e Mila Kunis ora, e fin qui non c’è proprio niente di cui dispiacersi per te, però non sei un grande attore, ed è questo che dispiace. Dispiace perché con un altro interprete forse le cose per questo jOBS sarebbero potute andare meglio.

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"Mannaggia! Anche leggendo su questo computer le sue parole non cambiano."

Questo è il primo problema del film, ma non è il più grave. Il più grave è quello di non essere stati fedeli a Steve Jobs, il personaggio. Potete dire quello che volete su una pellicola come Last Days di Gus Van Sant. Potete dire che è noioso, che non succede nulla. Di certo, non è il film su Kurt Cobain che il grande pubblico si sarebbe aspettato. Non ci viene mostrata la relazione con Courtney Love. Non ci viene spiegato come a Kurt sia venuta l’ispirazione per “Smells Like Teen Spirit”. Non ci viene presentata la sua ascesa al successo. Eppure credo che Last Days, nel suo essere un film così radicalmente alternative, rappresenti al 100% lo spirito di Kurt Cobain e credo anche che lui l’avrebbe adorato. Così come credo che Steve Jobs non si sarebbe entusiasmato troppo con questo jOBS. Oh, poi magari mi sbaglio. Non è che sono in contatto con i morti.
Nel film, a un certo punto Steve jOBS dice una frase che potrebbe confermare la mia teoria: “Non facciamo nulla che IBM non faccia già. E preferisco scommettere sul nostro punto di vista, piuttosto che fare un prodotto nella norma. Dobbiamo rendere le cose semplici memorabili.

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"Vediamo se, distruggendo il computer, la recensione migliora."

Steve Jobs non faceva prodotti nella norma. Questo invece è un film biopic nella norma. Non è realizzato così male, Ashton Kutcher non riesce a offrire un’interpretazione davvero efficace di Steve Jobs ma non è nemmeno un cane totale e il film, grazie soprattutto all’interesse nei confronti del personaggio, si lascia seguire dall’inizio alla fine. Alcune parti sono superflue, ci si concentra troppo sulle dinamiche aziendali interne alla Apple che sinceramente dopo un po’ scoglionano non poco, e insomma una mezz’oretta in meno nel montaggio finale non avrebbe guastato il prodotto finale.
Non convince del tutto poi la scelta di fermarsi con il racconto a metà degli anni ’90, quando la creazione dell’iPod sarebbe potuto risultare un capitolo più avvincente da raccontare rispetto ai drammoni aziendali. Al di là delle discutibili scelte narrative, complessivamente il suo difetto principale è però quello di essere mediocre, nella norma. A questo punto, sarebbe risultata una scelta migliore realizzare un film sperimentale che sarebbe potuto uscire uno schifo totale. Se non altro si sarebbe provato a fare qualcosa di diverso, a rischiare tutto come piaceva fare a Steve Jobs, sempre e comunque. Quella che ne è uscita è invece una pellicola che una volta si sarebbe potuta definire di qualità televisiva, non fosse che HBO oggi farebbe di meglio. Anzi, ha fatto di molto meglio, si veda il recente Dietro i candelabri – Behind the Candelabra di Steven Soderbergh con un grande Michael Douglas nei panni del pianista Liberace.

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"No, non c'è niente da fare..."

jOBS appare come una grande occasione sprecata. Tutto quello che The Social Network è, questo non lo è. Laddove lì si raccontava la storia di Mark Zuckerberg e della nascita di Facebook ma allo stesso si riusciva a offrire anche una visione di quello che è il mondo di oggi, nell’era dei social network, jOBS si limita a essere un film biografico che non riesce a guardare all’infuori del personaggio che racconta. E anche come biopic in sé, non è poi così riuscito. La figura di Steve Jobs uomo non viene approfondita fino in fondo, e tra l’altro Steve Jobs l’uomo non ne esce benissimo, un po’ come Zuckerberg nel film di David Fincher, e questo alla fine è un po' l’aspetto più intrigante della pellicola.
Steve Jobs uomo appare come una persona glaciale, senza amici, senza veri legami, attaccata al denaro e al successo, che non esita a pugnalare alle spalle chi ha contribuito alla causa Apple fin dagli inizi in bene di un ideale più grosso, quello di voler cambiare il mondo. Quello di pensare fuori dagli schemi. Alla faccia del think different, in jOBS il film di different rispetto alle tradizionali pellicole biografiche non c’è invece un bel nulla. È la celebrazione del think identical. Quello che ne è uscito è il biopic precisino che si meriterebbe giusto un Bill Gates. Non uno Steve Jobs. (voto 5/10)


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