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Bolgia totale

Creato il 01 settembre 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2015
  • Durata: 100'
  • Distribuzione: ASAP Cinema Network
  • Genere: Thriller
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Matteo Scifoni
  • Data di uscita: 03-September-2015

Sinossi: Il vecchio Ispettore Quinto Cruciani è ormai a pochi mesi dalla pensione ma, alcolizzato e pieno di debiti, si trascina stanco tra i resti di un’umanità allo sfascio.

Disprezzato dai colleghi che lo considerano un relitto, l’uomo viene lasciato ai margini di qualsiasi operazione di rilievo e utilizzato giusto il minimo indispensabile.

Quando ha la possibilità di dimostrare agli altri che vale ancora qualcosa però se la lascia scappare.

Questa possibilità ha un nome e cognome: Michele Loi, giovane spacciatore psicopatico che, seppure in manette, riesce a farsi sfuggire.

Per evitargli la sospensione, l’Ispettore capo Bonanza concede a Cruciani tre giorni per ritrovare il fuggitivo, al termine dei quali sarà costretto a denunciare l’accaduto.

Mentre il vecchio poliziotto cerca disperatamente il proprio riscatto, Loi organizza una fuga a Portorico, dove sogna di ricominciare da capo e di condurre finalmente una vita tranquilla, magari insieme alla donna che ama.

Recensione: Il noir in Italia, si sa, è da sempre un problema.

Chiunque, negli anni, abbia provato a cimentarvisi si è scontrato giocoforza con le difficoltà che comporta adottare un (non)genere così profondamente connotato, soprattutto in termini geografici, alla realtà italiana.

Se escludiamo, infatti, alcune intuizioni adorabilmente passatiste e metacinematografiche – è il caso, ad esempio, del godibilissimo Song’è Napule dei Manetti Bros. – il limite maggiore di tutti i noir prodotti in Patria negli ultimi anni è proprio nel loro scimmiottare in maniera pedissequa uno standard di riferimento – quello a stelle e strisce – inarrivabile.

Una delle possibili vie per liberarsi dal giogo di quel tipo di estetica è senz’altro quella di far riferimento a singoli episodi di cronaca nera nostrana, come ha brillantemente dimostrato Michele Placido nel fortunato dittico Romanzo Criminale/Vallanzasca – Gli angeli del male.

Quando però il soggetto trattato si svincola dal piano del reale, il problema si ripropone con fastidiosa regolarità.

E, si badi bene, non è un discorso relativo esclusivamente alla scrittura, ma riguarda anche la regia, spesso incapace di descrivere le geometrie urbane e gli spazi come spire assai poco confortevoli che avviluppano i personaggi e cornici indispensabili per qualsiasi noir.

Per non parlare poi della recitazione.

Per quanto riguarda Bolgia totale, il suo difetto principale – o quanto meno il primo a saltare all’occhio – riguarda appunto quest’ultimo elemento.

Se da un lato non si può non applaudire la performance acciaccata (forse anche troppo) di un Giorgio Colangeli finalmente in un ruolo da protagonista, è chiaro fin da subito che c’è qualcosa che non funziona a dovere.

Di sicuro non funziona il villain di Domenico Diele (il Luca Pastore della serie TV 1992), un criminale psicopatico che cita Il buono, il brutto e il cattivo, declina i verbi al congiuntivo e parla con dizione perfetta – quasi stesse recitando a teatro – premurandosi però di infilare una parolaccia tra un discorso e l’altro, giusto per acquisire un minimo di credibilità stradaiola.

Allo stesso modo non funzionano né Gianmarco Tognazzi, al solito troppo pulito e impostato, e Ivan Franek che ormai sembra condannato a recitare solo in parti da criminale dell’Europa dell’Est.

L’esordiente Matteo Scifoni scrive e dirige in solitaria un film che, a voler essere buoni, azzecca sia soggetto che protagonista, questo stanco ispettore di polizia che si arrabatta per riconquistare un briciolo della dignità perduta che è il topos di una filmografia vastissima.

Appunto.

Perché poi uno pensa che in Francia, su un personaggio molto simile, Olivier Marchal ha costruito l’eccezionale L’ultima missione e, spostandoci sul fronte letterario, Jean-Claude Izzo la sua Trilogia di Marsiglia ed ecco che Bolgia totale appare per quello che oggettivamente è: un “vorrei ma non posso” ricco di spunti non concretizzati appieno e con un livello di aderenza alla realtà criminale (che pure a Roma, città in cui è ambientato il film, non scarseggia affatto)  pressoché nullo.

Al netto di ciò va anche detto che, in Bolgia totale, qualcosa di buono c’è.

Soprattutto nel modo che ha Scifoni di inquadrare gli scorci postindustriali di una Roma Est che si sarebbe voluta ancora più presente e che – insieme a un soggetto secco e minimale che predilige il poco ma buono al dire troppo a tutti i costi – pone le basi strutturali per una credibile via italiana al noir.

 Fabio Giusti



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