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Bomba uccide tre militari statunitensi: è necessaria la via della sicurezza umana

Creato il 21 giugno 2014 da Nicola933

Bomba uccide tre militari statunitensi: è necessaria la via della sicurezza umanaDi Francesca Abbatiello. Un'altra bomba nel sud dell' Afghanistan esplosa ieri mattina ha provocato la morte di tre militari statunitensi. Poco prima che fosse data questa notizia da parte del Pentagono, la Nato aveva annunciato che alcuni soldati dell'Isaf (forza della Nato in Afghanistan) erano stati uccisi in un attacco dei talebani nella provincia di Helmand. Un altro ordigno, quello di questa mattina a Kabul ha investito l'auto su cui viaggiava Masoum Stanikzai, membro dell'Alto Consiglio per la pace afghano, che non ha riportato ferite.

È un conflitto quello tra Usa e Afghanistan che va avanti dal 7 ottobre 2001, da parte delle coalizione Usa e Nato che hanno denominando l'operazione Enduring Freedom (libertà duratura) in risposta agli attentati alle Torri Gemelle dell'11 settembre 2001.

Molti sono stati gli autori che hanno scritto di questo conflitto, tra cui Jean Baudrillard. Nel suo libro "Lo Spirito del Terrorismo", egli ritiene che con la distruzione delle torri gemelle si è avuto un terrorismo del sistema contro se stesso, secondo l'idea di una complicità profonda e di tutti che ha assicurato all'evento la risonanza assoluta. "Capita logicamente ma inesorabilmente che la crescita della potenza esacerbi la volontà di distruggerla. La potenza diventa complice della sua stessa distruzione. Quando le due torri sono precipitate si è avuta l'impressione che volessero rispondere suicidandosi al suicidio dei piloti kamikaze. [...] In un certo senso è stata la fragilità interna all'intero sistema a dare manforte all'azione iniziale. Più un sistema si addensa a livello mondiale diventando una sola rete, più diventa vulnerabile in un unico punto. Quando lo scenario è monopolizzato da una potenza mondiale e assistiamo alla formidabile condensazione di tutte le funzioni nel macchinario tecnocratico e nel pensiero unico, non rimane altra via che un mutamento terroristico della situazione. E' stato il sistema stesso a creare le condizioni oggettive di questa ritorsione brutale. Nel prendere per sé tutte le carte del mazzo, ha costretto l'Altro a cambiare le regole del gioco. E le nuove regole sono feroci perché feroce è la posta in gioco".

Ci viene allora da chiederci se questa posta in gioco valga più delle migliaia di vittime. Dal 2001 i Ministeri della Difesa di tutti i paesi che operano o hanno operato in Afghanistan hanno registrato più di 4000 morti. Non numeri, ma persone che paradossalmente rappresentano la carneficina di questa cosiddetta "missione di pace". Non bisogna trascurare, inoltre che numerose sono state anche le vittime italiane in Afghanistan.

Bisogna assolutamente ovviare a queste perdite! Sicuramente, l'istituzione di centri Emergency in Afghanistan ha consentito la possibilità di cure mediche e chirurgiche gratuite e di alta qualità alle vittime della guerra, contribuendo a promuovere una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani. Bisognerebbe, però mettere a punto una strategia della comunità internazionale per l'Afghanistan basata sul paradigma della "sicurezza umana" prima della "sicurezza militare".

Sarebbe necessario non solo raccogliere ma dare seguito alla domanda pressante dei familiari delle vittime afgane della guerra e del terrorismo di giustizia, sostegno e risarcimento. Sarebbe necessario promuovere il riconoscimento politico della società civile afgana a tutti i livelli, sostenendo i loro programmi di riconciliazione dal basso, di difesa e promozione dei diritti umani e della democrazia.

Solo così si comincerebbe a vedere un po' di luce in questo tunnel di guerra.


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