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Borgo Pliss (10): Verso il confine

Da Mcnab75
Borgo Pliss (10): Verso il confine
19 settembre
La sera precedente il Sindaco e gli altri gli hanno dedicato una specie di festa di benvenuto. Massimo ha stretto un sacco di mani, ha visto un sacco di volti nuovi, ha chiacchierato con persone che possono anche avere oltre cent'anni, pur dimostrandone la metà, o anche meno.
Alcuni di loro fanno parte della Cerchia Alchemica di Pliss, ora guidata dal Sindaco. Pazzi coraggiosi che nel '39 si sono volontariamente offerti di chiudersi nel Borgo insieme a Steno, la gorgone, per controllarne l'operato. Tutti gli altri sono prigionieri involontari, alcuni a loro volta “catturati” per errore dall'incantesimo di Pliss. Poi ci sono quelli come Massimo e Nadia, che nel Borgo ci sono entrati per caso, per sfortuna o per imprudenza.
La cosa che più lo stupisce è la quieta rassegnazione con cui tutti sembrano accettare la loro nuova vita. Anzi, molti sono ben felici di starsene lì. Non rimpiangono ciò che hanno lasciato nel mondo esterno.
«I nostalgici sono schierati la Signora», gli ha spiegato Aldo, un corpulento ex impiegato delle Ferrovie finito nel Borgo nel 1982, l'anno dei Mondiali. «Loro vogliono andarsene e la Signora li sfrutta per i suoi scopi.»
Massimo ha ascoltato per tutta la sera con un orecchio solo. Non vuole familiarizzare con quella gente. Appena possibile si è ritirato in camera insieme a Nadia. La ragazza è stata di parola e gli ha tracciato una sorta di cartina del Borgo. Poi hanno conversato per quasi un'ora. Lei gli piace. Ha cercato di convincerla a seguirlo nel suo tentativo di fuga ma Nadia ha rifiutato, sorridendo.
«Tanto tornerai qui, che tu voglia o meno.»
Massimo è partito all'alba. Nessuno l'ha fermato. Camminare in quella specie di città deserta e silenziosa è un'esperienza stranissima. Sembra quasi di trovarsi su un pianeta alieno e abbandonato. Le strade, i palazzi, i capannoni non rispondono a un'architettura precisa. Per molti tratti ricordano la Milano degli anni '40 e '50, ma in altri isolati il Borgo sembra più moderno, oppure occupato da edifici che paiono presi da città assai diverse tra loro: Praga, Londra, New York, Buenos Aires perfino Tunisi, che Massimo ha avuto occasione di visitare.
Ha attraversato soltanto vie che appartengono ai rioni che Nadia gli ha assicurato essere sotto il controllo degli uomini del Sindaco. Essi sono divisi da Malebolgia, il quartiere della Signora, dalle Strade di Nessuno. Sono quelle attraverso cui lo scrittore è entrato nel Borgo.
Secondo quanto gli ha spiegato Nadia L'angolo di Erodoto, la libreria in cui ha acquistato la vecchia rivista che parla di Pliss, si trova proprio in quella zona centrale, neutrale e pericolosa. Il gestore del negozio potrebbe essere uno dei seguaci della Signora, ma nessuno ne è sicuro e, a questo punto, poco importa.
Dapprima Massimo ha pensato di tornare lì, strategia logica e lineare: dove c'è un ingresso c'è anche un'uscita. Poi però ha iniziato a sospettare che forse la logica non si adatta bene a un posto come il Borgo. Inoltre non ha voglia di trovarsi di nuovo braccato dai “reclutatori” di Steno né di incontrare i fantomatici fantasmi, che sarebbero poi coloro di cui ha sentito i passi riecheggiare nella notte, non appena entrato in quel mondo folle. Creature di cui Nadia gli ha appena accennato, insistendo soltanto sul fatto di starne alla larga.
Per questo ha deciso di raggiungere il confine settentrionale del settore controllato dal Sindaco e cercare una via di fuga proprio quel punto.
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