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BORMIOLI E DINTORNI: «Il problema è che la committenza è connivente, sa quello che accade, ma accetta per risparmiare sulla manodopera».

Creato il 03 febbraio 2016 da Bernardrieux @pierrebarilli1
BORMIOLI E DINTORNI: «Il problema è che la committenza è connivente, sa quello che accade, ma accetta per risparmiare sulla manodopera».Sperando che il nostro Sindaco la smetta di vedere fantasmi ovunque, ripropongo queste note sparse recuperate in rete.
La logistica è un comparto che solo in Italia occupa circa 400mila persone e ingloba autotrasporto, facchinaggio e anche e-commerce,  attualmente il 34% degli addetti è composto da facchini, il 16% da autisti, il 7% da autisti di mezzi pesanti, il 5% da fattorini.
Un Paese come il nostro, capace di esportare circa 400miliardi di euro all’anno, nella logistica dovrebbe essere tra i primi in Europa. Eppure nelle graduatorie della banca mondiale si piazza solo al quindicesimo posto dei Paesi Ue, bloccato anche da fattori legati al non rispetto delle regole sia del mercato del lavoro, sia della concorrenza e dell’impresa. E per accorgersne basta fare un giro tra i principali snodi della logistica italiana del Nord Italia, tra Milano, Piacenza, Bologna e la direttrice Alessandria-Genova.
«Un settore dall’alto tasso di penetrazione criminale», racconta più di un addetto ai lavori. Voci, dicerie, potrebbe controbattere qualcuno, ma le indagini della magistratura e le proteste dei lavoratori negli ultimi anni hanno restituito una fotografia nitida di quel che succede nelle società che si occupano di logistica sui territori. Non è un caso che la presidente nazionale di Cna-Fita (Unione nazionale delle imprese di trasporto), Cinzia Franchini, abbia improntato il suo mandato al rispetto della legalità nel settore. Un intento che l’ha già portata a subire minacce e intimidazioni nemmeno troppo velate anche da parte dei cosiddetti “forconi”, il movimento che qualche tempo fa imperversava nelle piazze di tutta Italia e che nel settore della logistica affonda le sue radici.
Logistica, criminalità e false cooperative
Un rapporto che non nasce certamente oggi, quello tra il settore della logistica e la criminalità organizzata, anzi nell’asse logistico del Nord Italia ha trovato terreno fertile. Un binomio strettamente legato a quello delle cooperative che gravitano nell’universo del trasporto merci e che in Europa costituiscono, spiegano gli esperti, «un unicum che ha costretto colossi come TNT e Dhl ad appoggiarsi proprio a queste cooperative e ai cosiddetti “padroncini”».
Il lavoro nelle cooperative “spurie”
Quello che permette alla criminalità organizzata di penetrare l’intero settore in maniera incontrollata sembrerebbe essere proprio lo stesso meccanismo di organizzazione e funzionamento del lavoro. Come viene fuori dalle indagini avviate in diverse procure, la logica è sempre la stessa: le grandi catene della logistica, come TNT o Dhl, affidano l’appalto ai consorzi, che a loro volta girano poi il lavoro alle cooperative. Tra queste, ci sono quelle buone e quelle “spurie”, cioè quelle che eludono il fisco, non pagano i contributi dei lavoratori e nascono e muoiono più volte quasi per miracolo cambiando solo il nome.  A risentirne sono inevitabilmente i lavoratori, con paghe orarie da fame, turni di lavoro disumani e pochi, pochissimi, diritti. «Il problema», ha dichiarato il pm di Milano Carlo Nocerino, «è che la committenza è connivente, sa quello che accade, ma accetta per risparmiare sulla manodopera».
Ma perché le cooperative “spurie” inevitabilmente funzionano tutte al ribasso. «Sono cooperative», dice Alberto Ballotti, segretario provinciale di Bologna della Filt-Cgil (Federazione italiana lavoratori trasporti della Cgil), «che non hanno nulla di cooperativistico». Nascono, vivono e scompaiono nel giro di un anno, un anno e mezzo. Giusto il tempo per riciclare il denaro proveniente dai traffici illeciti. Ma «magari mantengono lo stesso indirizzo e le persone che ci sono dietro sono sempre le stesse». Basta cambiare il nome, lavare l’insegna e tutto si dimentica. Anche gli arretrati che tanti lavoratori ancora oggi aspettano.
E non è un caso che la grande maggioranza dei lavoratori delle cooperative “spurie” sia costituita da immigrati comunitari ed extracomunitari, magari irregolari, «che hanno difficoltà con i permessi di soggiorno, sono più deboli e quindi più ricattabili». Persone che in molti casi mettono una firma in fondo a un contratto, senza neanche capire una parola di quello che c’è scritto sopra. Nei pagamenti, in effetti, l’illegalità sembra essere la regola. Gli stipendi mensili, spiega Ballotti, «vengono erogati pagandoli in parte con le indennità di trasferta, che sono esenti da tasse». Quindi, per esempio, «se il netto in busta paga è di 1.300 euro, vengono dichiarate 8 ore di lavoro apparenti da tassare, mentre il resto è dichiarato come trasferta. In questo modo il lavoratore non ha una copertura pensionistica né ha diritto agli ammortizzatori sociali». Oppure si può usare il “classico” metodo del falso part time, cioè si finge che i lavoratori siano a tempo parziale, e su dieci ore al giorno lavorate, in busta paga ne compaiono solo quattro. Di straordinari e indennità per il lavoro notturno, che è preponderante nel settore, neanche a parlarne.
Intere notti a caricare e scaricare tonnellate di merci, a ritmi veloci e con stipendi da fame.
Mentre su queste questioni i sindacati confederali, Cgil in testa, fanno spallucce,  i Cobas organizzano scioperi, bloccano strade, fanno sit-in davanti ai cancelli dei poli della logistica di tutto il Nord Italia. E spesso ne subiscono le conseguenze, ad esempio a Trezzano D’Adda i lavoratori in lotta sono stati presi a sprangate dai crumiri all’interno e costretti a smobilitare il presidio».
A parte la Bormioli, dove le sprangate restano esclusiva della Polizia e i crumiri della Cgil,   le vertenze in corso sono tante e i mille "facchini" in corteo sabato scorso a Parma ne sono la prova provata. Insomma, una situazione diffusa di illegalità rischia di uccidere anche l’economia legale. Provateci voi a vincere un appalto. Solo se vado sul mercato con prezzi che non esistono in natura, se mi posso permettere di lavorare in perdita, se non pago il tfr e i contributi e posso comunque campare, solo  così faccio tutto al ribasso e vinco l’appalto.
La lobby della logistica e del trasporto
«Io», dice Cinzia Franchini, presidente nazionale di Cna-Fita, «ho smesso da tempo di chiamarle infiltrazioni dei clan. Ormai nel settore possiamo parlare a pieno titolo di un vero e proprio radicamento. E le associazioni di categoria non sono esenti da colpe». Il sistema delle cooperative cosiddette “spurie” apre «strade enormi per chi le vuole utilizzare in maniera impropria: soci cooperatori messi a bordo dei mezzi, pagati una miseria consentendo di acquisire appalti da committenti in realtà solo attenti solo al minor prezzo senza preoccupazioni minime sul conto di chi rende questi servizi e del rispetto del lavoratore».
Per oggi è tutto.
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