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Borsellino ricorda Giovanni Falcone

Da Maurizio Lorenzi

ScreenShot-031Discorso integrale di Paolo Borsellino in ricordo di Giovanni Falcone. Mancavano pochi giorni alla morte del giudice amico. Buona lettura e se si va, buon ascolto.

( http://www.youtube.com/watch?v=WUF9s5Nvc_U )

(…) per lui e per coloro che gli siamo stati accanto in questa meravigliosa avventura, amore verso Palermo ha avuto ed ha il significato di dare ad essa qualcosa, tutto ciò che era ed è possibile dare delle nostre forze morali, intellettuali e professionali, per rendere migliore questa città e la Patria cui essa appartiene.

Lavorare a Palermo da magistrato e (con) questo intento fu sempre sin dall’inizio nei propositi di Giovanni Falcone anche durante le sue perigrinazioni professionali, nell’est e nell’ovest della Sicilia.

Qui era lo scopo della sua vita, e qui si preparava ad arrivare per riuscire a cambiare qualcosa. Qui ci preparavamo ad arrivare, e ci arrivammo, dopo un lungo esilio cominciato(?) proprio quando la forza mafiosa, a lungo trascurata e sottovalutata, esplodeva nella sua più terrificante potenza. Morti ogni giorno: Basile, Costa, Chinici Della Chiesa e tanti altri….E qui Falcone cominciò a lavorare in modo nuovo, e non solo nelle tecniche d’indagine, ma perché consapevole che il lavoro dei magistrati e degli inquirenti doveva entrare nella stessa lunghezza d’onda del sentire di ognuno, di ogni cittadino.

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La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti, e specialmente le giovani generazioni, le più adatte, proprio perché non appesantite dai condizionamenti e dai ragionamenti utilitaristici che fanno accettare la convivenza col male, le più adatte, cioè, queste giovani generazioni, a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e quindi della complicità.

Ricordo la felicità di Falcone, e di tutti quelli che lo affiancavamo, quando in un breve periodo di entusiasmo, conseguente ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, egli disse : La gente fa il tifo per noi.

E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l’appoggio morale che la popolazione dava al lavoro dei giudici; quest’affermazione l’ha fatta recentemente anche il giudice Di Pietro, di Milano; significava qualcosa di più…

Significava che il nostro lavoro stava anche smuovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione della convivenza con la mafia, che costituiscono la vera forza della mafia…

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Questa stagione del tifo per noi, sembrò durare poco, perché ben presto sopravvenne quasi il fastidio, l’insofferenza al prezzo che la lotta alla mafia doveva essere pagato dalla cittadinanza; insofferenza alle scorte, insofferenza alle sirene, insofferenza alle indagini; insofferenza che è finita per legittimare un garantismo di ritorno, che ha finito per legittimare a sua volta provvedimenti legislativi che hanno estremamente ostacolato la lotta alla mafia: il loro codice di procedura penale.

Adesso hanno fornito un alibi a chi dolosamente spesso, colposamente ancor più spesso, di lotta alla mafia non ha voluto più occuparsi; in questa situazione Falcone andò via da Palermo; non fuggì, ma cercò di ricreare altrove le ottimali condizioni del suo lavoro; venne accusato di essersi troppo avvicinato al potere politico; non è vero! Pochi mesi di dipendenza al Ministero, non possono far dimenticare il suo lavoro di dieci anni; lavorò incessantemente per rientrare in ????(7′ 24”) in condizioni….(???)per fare il magistrato, per fare il magistrato indipendente, come lo era sempre stato.

Morì, è morto insieme a sua moglie e agli agenti della scorta; ed allora tutti si accorgono quale dimensione ha questa perdita, anche coloro che per averlo denigrato, ostacolato, e talora odiato, hanno perso il diritto di parlare.

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Nessuno tuttavia ha perso il diritto, anzi il dovere sacrosanto, di continaure questa lotta! La morte di Falcone e la reazione popolare che ne è seguita dimostrano che le coscienze si sono svegliate e possono svegliarsi ancora; molti cittadini, ed è la prima volta che avviene, collaborano con la Giustizia; il potere politico trova il coraggio di ammettere i suoi sbagli, e cerca di correggere almeno in parte, o almeno(??) con la politica, di alcune norme nti(??? 8 e 46′) del codice di procedura penale; occorre evitare che si ritorni ancora indietro; occorre dare un senso a questa morte di Falcone, a questa morte di sua moglie, a questa morte degli uomini della sua scorta.

Sono morti per noi, ed abbiamo un groso debito verso di loro. Questo debito dobbiamo pagarlo, gioiosamente, continuando la loro lotta, facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici, rifiutando di trarre dal sistema mafioso anche i benefici che possiamo trarne, anche gli aiuti, le raccomandazioni, i posti di lavoro; collaborando con la Giustizia, testimoniando i valori in cui crediamo, anche nelle aule di Giustizia, accettando in pieno queste gravose, bellissime verità, dimostrando a se stessi e al mondo che Falcone è vivo.

Un grazie a Paco Col per la trascrizione.


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