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Bossi come Polunin. La teoria dell'idiozia espressiva

Creato il 27 luglio 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Bossi come Polunin. La teoria dell'idiozia espressiva Per far capire che le suppellettili delle sedi distaccate dei Ministeri le avevano pagate di tasca loro, i leghisti, capitanati da un inedito Umberto Bossi versione via di mezzo fra Ray Charles e Vasco Rossi, hanno tirato fuori dalla tasca una mazzetta di banconote fruscianti sventolandole davanti alle telecamere. Questa scena raccapricciante (e offensiva per chi non arriva a fine mese), è stata recitata sabato scorso a Monza, nell’ala della Villa Reale messa a disposizione gratuitamente dal sindaco leghista della capitale brianzola per essere adibita a uffici per la Semplificazione, le Riforme e l’Economia. Roberto Calderoli, che non acquista evidentemente i mobili all’Ikea, ha detto di aver pagato le scrivanie 340 euro l’una quando tutti sanno che dagli svedesi avrebbero speso meno della metà e acquistato prodotti dignitosissimi. A cosa servano poi le scrivanie a Bossi, che a Roma staziona ore nel box attaccato alla maniglietta di plastica con il carillon e quando si muove lo fa col girello, e a Calderoli, inquilino fisso della palma, non si è capito, ma forse le hanno acquistate per un minimo di dignità ministeriale. “E non abbiamo ancora né i computer né i telefoni”, ha detto fiero Calderoli evitando di sottolineare che i leghisti per comunicare adoperano di solito il tam-tam e per scrivere le tabule incerate da incidere con lo stilo. Siccome a tutto c’è un limite, il Presidente della Repubblica intristito da cotanta cerimonia, ha preso carta e penna e ha scritto a Berlusconi per muovere “appunti, rilievi e preoccupazioni sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei Ministeri sul territorio”.La cosa buffa è che la ragione principale del decentramento dei ministeri al Nord è che “la gente per parlare con un titolare di dicastero deve fare centinaia di chilometri per poi, il più delle volte, non concludere nulla". Ora. Prendiamo per buone le motivazioni dei leghisti, ma come possiamo non chiederci che diavolo ci va a fare un allevatore o un tondellista o uno scalpellino a Roma al ministero della Semplificazione? A meno che Calderoli non abbia tra le sue prerogative anche quelle di fornire il foraggio alle mucche, l’acciaio ai tornitori e le mazze agli scultori delle lapidi mortuarie, ci sembra improbabile che un cittadino normale possa rivolgersi al suo dicastero. Stesso discorso per le Riforme (in senso Federale). L’ubriaco del Bar dello Sport di Adro, il pensionato ex PPTT di Bergamo e il camionista bresciano che avranno mai da chiedere a Bossi se non di dare una tastatina al culo di miss Padania? E per palpare un didietro occorre aprire un ufficio ministeriale a Monza? Certo è che dopo le dichiarazioni, al limite dell’arresto immediato per ubriachezza molesta, di Mario Borghezio su Anders Behring Breivik, la Lega ha un bisogno fottuto di recuperare un po’ di faccia, soprattutto nei confronti di una base che ormai non ne può più dell’asservimento ai vizietti del presidente del consiglio, e che da mesi sta borbottando (complici i litri di birra tracannati), il suo malumore. Inutile dire che la lettera di Napolitano a Berlusconi ha suscitato un coro generale di approvazioni. Tutti ne hanno sottolineato la bontà e la correttezza istituzionale in un momento in cui alla gente si chiede di stringere la cinghia dei pantaloni e i leghisti sperperano 340 euro per acquistare una (diconsi una) scrivania. Nonostante il parere unanime circa la netta presa di posizione del Quirinale sulla vicenda Monza&Dintorni, già alcuni ministri hanno fatto capire che intendono aprire sedi distaccate in altre città d’Italia. Michela Vittoria Brambilla ha chiesto ufficialmente una stanza nella Villa Reale di Monza e una a Palazzo Reale di Piazza Plebiscito a Napoli per il Turismo. Arturo Iannaccone, leader di Noi Sud, ha dichiarato testualmente: “Nei prossimi giorni ci aspettiamo un segnale chiaro dal Governo con l'individuazione al sud di quattro sedi distaccate dei ministeri dello Sviluppo Economico, dell'Ambiente, del Turismo e delle Politiche Agricole, altrimenti siamo pronti a togliere l'appoggio all’esecutivo". Ma quello che le radio e le tv padane non hanno detto (e mostrato) della cerimonia d‘inaugurazione della succursale dello Zoo di Berlino, è che fuori dalla Villa, mentre dentro era possibile ammirare la foto di Umberto Bossi in versione James Dean e la statua di Alberto da Giussano, decine di persone protestavano innalzando cartelli con su scritto “No ai ministeri. È una buffonata”. Il problema è che, assuefatti come siamo alle buffonate di ogni genere e natura, una in più non ci sconvolge di certo la quotidianità. Marco Milanese dice che è un perseguitato e che Tremonti gli pagava l’affitto in contanti e in nero. Alfonso Papa dice che lui eseguiva solo gli ordini di Gigi Bisignani. Mario Borghezio dice che le idee degli stratigisti sono condivisibili. Sono tutte buffonate. Esattamente come quella che Berlusconi è vergine e ha scelto da anni la via della castità. La ragione dei suoi divorzi è questa e chi afferma il contrario è un buffone.

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