Bossi: quando le prebende pubbliche non bastano più alla "famiglia"?

La notizia di oggi delle tre indagini che stanno interessando i conti della Lega, pubblicata anche sul Fatto, fa insorgere almeno una domanda.La famiglia Bossi è scesa massicciamente in politica, o meglio: il successo dell'Umberto si è "propagato" come un fuoco nell'ambito familiare. Ovviamente, come tutte le famiglie, anche i membri del clan Bossi hanno molte cose in comune, alcune meno interessanti come il difficoltoso rapporto con la lingua del paese che, ahimè li ospita, altre più particolari come lo scarso tasso di scolarità, altre veramente interessanti, ovvero l'incredibile capacità di giungere ad incarichi e responsabilità pubbliche (nonostante il "gap" culturale che evidentemente soffrono) ed ai conseguenti "fondi" elargiti dallo Stato che così tanto avversano. Forza dell'incoerenza.Manuela Morrone, seconda moglie e baby pensionata a 39 anni, fondatrice della "libera scuola dei popoli padani", che fra il 2009 ed il 2010 non ha disdegnato 800.000 euro del "popolo italiano";Riccardo Bossi, figlio di prime nozze, a suo tempo "beccato" dall'Espresso per versamenti da parte delle Cooperative Padane, poi "transitato" (non certo in virtù di una prestigiosa laurea, all'insegna della tradizione familiare lui non si è mai laureato, però è pilota di rally) come assistente parlamentare al parlamento europeo;Renzo "Trota", famoso per le bocciature alla maturità, prima nominato presso l'Osservatorio sulla trasparenza e l'efficacia del sistema fieristico lombardo", poi eletto nel Consiglio regionale ( trattamento economico netto mensile oscillante tra 9.831 e 11.497);Franco Bossi, fratello, prima nominato all'Aler di Varese (con un curriculum discutibilissimo, soltanto la terza media) poi anche lui assistente parlamentare europeo, stipendio 12750 euro al mese.Una grande famiglia al servizio del paese (la padania?) oppure un grande paese (l'Italia) al loro servizio?