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BOYHOOD - La vita sullo schermo

Creato il 21 febbraio 2015 da Crabiele91

BOYHOOD - La vita sullo schermo
39 giorni di riprese, in un periodo di tempo che copre 12 anni. Questo è l'ambizioso progetto di Richard Linklater.Il progetto Boyhood è passato sulla bocca di tutti lo scorso anni, per la curiosità che si portava dietro. Un film girato in 12 anni. WOW. Il risultato è, per me, entusiasmante.
In poco più 160 minuti, davanti ai tuoi occhi vedi crescere Mason, dai 7 fino ai 19 anni. Ma lì su quello schermo rivedi te stesso, perché è difficile non immedesimarsi in alcune delle cose che capitano al protagonista, soprattutto se hai 24 anni (o giù di lì) come me.La grandezza del film sta proprio nella sua estrema semplicità, curata con un tocco magico e sensibile. Gli eventi sono semplici ma trattati con delicatezza. Non c'è nulla di estremmente drammatico, non ci sono climax enormi, decisivi e forti (che sono il motore con cui procede un film), c'è solo la vita riportata nella sua essenza.
BOYHOOD - La vita sullo schermoBOYHOOD - La vita sullo schermoMason gira in bici con gli amici, gioca ai videogames, tralascia i compiti, "scopre" il corpo femminile, vive un rapporto di amore-odio con la sorella; tutte cose semplici che ognuno di noi ha vissuto. Da piccolo Mason deve affrontare numerosi traslochi e problemi familiari. I genitori sono separati. Un padre stravagante, ribelle, che cerca di mettere la testa a posto ma che non vuole perdersi i pochi attimi che ha a disposizione coi figli; una madre che non ha ancora trovato il proprio posto nel mondo, con l'unica certezza di far vivere bene i propri figli. Ecco, Boyhood non si sofferma solo ed esclusivamente su Mason, ma ci mostra il cambiamento anche di tutti gli altri personaggi che ruotano attorno a lui. I bambini sono innocenti, liberi, con una vita davanti; gli adulti sono pressati dallo scorrere del tempo, il cui correre veloce è segnato anche dalla crescita dei propri figli, e sono impegnati sia a cercare di sfruttare questo tempo con le cose che si amano, sia a capire veramente cosa si voleva o cosa si vuole essere. Perché si cresce sempre, continuamente. Poi Mason cresce e arriva il momento del College. Il passo avanti. La tappa più importante della sua vita fino ad allora.
I primi lavori, le prime responsabilità. Ecco, la parola giusta: responsabilità.
Fino al diploma la mia vita era più o meno rose e fiori (se escludiamo la palla della scuola e lo studio matto e disperato), perché avevi in mente solo una cosa, un obiettivo: studiare e diplomarti. Punto. Dopo il diploma tutti felici e contenti sì, ma la pacchia è finita. Le persone, soprattutto quelle a te più vicine, cominciano a farti pressione. E ora cosa fai? Dove vai? Continui a studiare? Il lavoro? Devi lavorare! Per certi versi sembra ti cada il mondo addosso; tutti si aspettano qualcosa da te. Ora sei "grande". Datti da fare. E la paura è quella di perdersi in una foresta fatta di scelte, possibilità, errori, esperienze. Tutto il castello di carte può venir giù con un soffio. E ripensi a quand'eri bambino, capita di rimpiangere quei momenti in cui tutto era più semplice. BOYHOOD - La vita sullo schermoMa la vita è una sfida, e ora devi accettarla. Preoccuparsi troppo è un rischio: arrivi a 50 anni e tutto ciò che hai è uno scatolone di cose passate, o di rimorsi, col pensiero di aver fatto cose che poi arrivato a quell'età consideri essere state inutili e senza scopo. No. Tutto è utile. È un percorso. Ogni momento, bello o brutto, fa parte del lastricato che hai seguito fino ad allora. La vita di Mason ti scorre davanti nei suoi momenti belli e brutti, semplici o drammatici. La vita. E tu vivi insieme a lui, accorgendoti che una parte di quegli attimi l'hai vissuta pure tu. La vita è una serie di attimi che si susseguono, magari senza un senso, e l'unica cosa che possiamo fare è lasciarci scorrere questi attimi sulla pelle. Felicità, infelicità. Tutto è vita. Un percorso non chiaro, che non sappiamo cosa ci riserverà, ma che dobbiamo solo vivere.
BOYHOOD - La vita sullo schermo
- Sai quando qualcuno ti dice “cogli l’attimo”? Non lo so, io invece credo che succeda il contrario: nel senso che è l’attimo che coglie noi. - Sì, lo so, è una costante. L’attimo è come, è come se fosse sempre ora, no?
Voto: 9/10 



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