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Brasile e sicurezza informatica: il Marco Civil da Internet ora è legge

Creato il 18 giugno 2014 da Bloglobal @bloglobal_opi

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di Elisabetta Stomeo

Prima ancora del fischio d’inizio dei mondiali di calcio, il Brasile aveva già segnato un gol, l’ennesimo gol, che gli permette di continuare a scalare la vetta dell’olimpo delle potenze mondiali. Settima economia mondiale con un tasso di disoccupazione che nel 2013 è sceso al 5,4% (raggiungendo il più basso livello mai registrato), il Brasile ha fatto nuovamente centro il 23 aprile scorso, portandosi alla ribalta mondiale come Paese innovativo non solo dal punto di vista economico ma anche giuridico: dopo la Câmara dos Deputados, anche il Senado Federal do Brasil ha approvato all’unanimità il progetto di legge denominato Marco Civil da Internet, nonostante le critiche dell’opposizione [1].

La legge 12.965 [2] – ribattezzata “la prima Costituzione di internet” – è stata pubblicata il 24 aprile del 2014 ed è composta da trentadue articoli suddivisi in cinque capitoli, in cui si statuiscono principi, diritti, doveri e garanzie per l’uso di internet in Brasile. La libertà di espressione (articolo 2) risulta essere il principio cardine su cui poggia l’intero Marco Civil, ripresa nell’articolo 19 [3] con l’espressa previsione di controlli ex post e non ex ante dei contenuti pubblicati su internet. In particolare, grazie a tale legislazione, frutto di un interessante processo partecipativo, godranno di tutela non solo gli internauti ma anche i registri, i dati personali e le comunicazioni private, così come saranno stabilite le obbligazioni dei providers e le responsabilità del potere pubblico.

Tale scelta giuridica è stata indirettamente spiegata dalla Presidentessa Rousseff proprio il giorno dell’apertura dei lavori del simposio NetMundial, da lei fortemente incentivato: nel suo discorso inaugurale ha fatto riferimento all’indignazione che le intercettazioni statunitensi del 2013 provocarono tra l’opinione pubblica brasiliana, definendole un «attacco alla stessa natura di internet, una natura aperta, plurale e libera. L’internet che vogliamo si può ottenere solo con il rispetto dei diritti umani, in particolare la privacy e la libertà d’espressione» [4]. L’esplicito riferimento al Datagate e il netto opporsi all’ingerenza delle agenzie di spionaggio o multinazionali della comunicazione nella vita virtuale dei cittadini appare quasi come una volontaria e consapevole presa di distanze dall’egemonia cibernetica degli Stati Uniti, patria natia di internet, così come un bastone tra le ruote degli hackers e delle imprese di telecomunicazioni manipolatrici di dati personali.

Occorre ricordare infatti che, all’epoca dello scandalo fatto scoppiare da Edward Snowden, ex tecnico della CIA e dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale statunitense (NSA), la Presidentessa Rousseff risultò essere una tra gli obiettivi più “gettonati” dai diversi programmi di sorveglianza e di cyberwarfare statunitensi (come, ad esempio, il Prism o il Muscular). Tra i documenti riservati diffusi da Snowden vi erano numerosissime comunicazioni telefoniche o via email della Presidentessa, dei suoi assessori, Ministri e diplomatici, della compagnia statale brasiliana del petrolio Petrobras, oltre che di semplici cittadini. La reazione a tali rivelazioni fu di enorme indignazione, in particolar modo per la violazione di un diritto fondamentale quale quello all’intimità e alla riservatezza di ogni singolo cittadino brasiliano: Dilma Rousseff commentò a caldo di aver già lottato in maniera diretta contro la censura, l’autoritarismo e le attitudini arbitrarie e, per tale motivo, di non potersi permettere di non lottare per il diritto alla privacy degli individui e per la sovranità del proprio Paese. Se fossero state confermate le informazioni trapelate – aveva continuato – il motivo di queste sicuramente sarebbe stato da ricondurre non tanto alla sicurezza nazionale ed internazionale o alla lotta al terrorismo, piuttosto agli interessi economici e strategici degli Stati Uniti nei confronti dei vari Paesi (in questo caso del Brasile).

Dopo aver chiesto delucidazioni e chiarimenti al governo di Obama, la Presidentessa aveva annullato la propria visita negli Stati Uniti, che si sarebbe dovuta celebrare il 23 ottobre del 2013: gli atti di spionaggio e le ingerenze verificatesi «violano i diritti umani, la sovranità nazionale e gli interessi economici” e sono “un affronto nei confronti dei principi che devono reggere le relazioni internazionali e la convivenza democratica, soprattutto tra paesi amici». Appare abbastanza evidente come, a seguito di tali vicissitudini, la Rousseff, già da tempo impegnata politicamente per lo sviluppo economico e legislativo del Paese, abbia fatto diventare il suo cavallo di battaglia la tutela della privacy e la sicurezza degli internauti, promuovendo la creazione di un quadro normativo che permettesse di delineare nuovi profili giuridici.

Durante il suo discorso inaugurale alla 68esima Assemblea Generale dell’ONU [5], ha aspramente ribadito il suo netto dissenso sulle pratiche di spionaggio statunitensi mascherate da strumenti di sicurezza internazionale, sottolineando la capacità del Brasile di sapersi proteggere autonomamente, di lottare contro il terrorismo e di rispettare le statuizioni del diritto internazionale: «Se non esiste il diritto alla privacy allora non esiste la libertà di espressione e di opinione, perciò non esiste una vera democrazia; se non si rispetta il principio di sovranità, non possono esistere relazioni democratiche tra i Paesi. Per questo motivo è necessario creare leggi, tecnologie e meccanismi che proteggano la cittadinanza, per poter difendere i diritti umani dei brasiliani ed i frutti nati dall’intelletto dei cittadini». I nuovi mezzi di contrasto alle incursioni e violazioni tramite internet, dunque, così come concluso davanti ai rappresentanti delle Nazioni Unite, dovranno garantire una governance democratica, stimolare la creatività collettiva e basarsi sui principi di universalità e di neutralità della rete, reggendosi sempre su criteri tecnici ed etici; ed, in effetti, sono proprio questi i principi cardine a cui si ispira il Marco Civil da Internet.

Il principio di neutralità della rete, inteso come divieto di discriminazione di prezzo a seconda del tipo di contenuto a cui l’utente vuole accedere, si rinviene nell’articolo 9: «Il responsabile della trasmissione, commutazione o instradamento dei dati è tenuto a trattare in modo paritario tutti i pacchetti di dati, senza distinzione di contenuto, origine o destinazione, servizio, terminale o applicazione», eccezion fatta per gli specifici casi di emergenza [6]. Nell’ultimo comma, inoltre, si precisa che, nel fornire una connessione internet (sia essa a titolo gratuito o oneroso) così come nel trasmetterla, commutarla o instradarla, è vietato bloccare, monitorare, filtrare o analizzare il contenuto dei pacchetti dati, sempre in ottemperanza al principio di neutralità della rete. Anche tale statuizione appare innovativa e fortemente connotata da accezioni politiche, soprattutto per la decisione – piuttosto palese – di porre un freno all’intromissione smodata nella sfera personale e sensibile di ogni cittadino.

A partire dal 2011, anno in cui sono cominciati i lavori, il legislatore brasiliano ha, perciò, cercato di puntare l’attenzione sulla legittima tutela dei soggetti attivi e passivi della società, ma ha anche provato a porre un freno a quella che si potrebbe definire, in termini negativi, la “globalizzazione del diritto”: la legislazione statunitense in merito, ad esempio, risulta essere molto più permissiva e tollerante; data, poi, la dimensione quasi infinita della rete, nei casi di conflitti di competenza e di territorialità, si potrebbe optare, attraverso facili escamotage, per la legislazione più favorevole al caso di specie. Per tale motivo, l’ingegnoso articolo 11 sancisce l’obbligo di attenersi alla legislazione nazionale nei casi in cui almeno una delle operazioni di raccolta, immagazzinamento e trattamento di registri avvenga su suolo brasiliano.

La peculiarità dell’entrata in vigore del Marco Comun da Internet risiede nel primato che si è aggiudicato tale testo: lo stesso ideatore del World Wide Web, Tim Berners Lee, ha classificato la “Costituzione” come avanguardista e come base per il futuro di internet per i prossimi 25 anni. Effettivamente con la diffusione del web in quasi ogni angolo del pianeta, i legislatori di tutte le democrazie mondiali, a partire dagli anni Novanta si sono trovati a dover affrontare una tematica difficile da regolamentare, date le caratteristiche di immaterialità e mobilità. Era già successo in precedenza che il diritto dovesse scontrarsi con realtà assolutamente eteree o intangibili (basti pensare all’aria e soprattutto al mare), trovandosi, perciò, obbligato a sovvertire gli schemi ed i paradigmi classici a cui si era abituati per poter plasmare un quadro giuridico quanto più efficace possibile; l’analogia universale dello stare in rete “navigando” parrebbe, quindi, un rimando proprio al diritto del mare e all’estrapolazione, da tale esperienza, di principi e regole che consentirebbero di avere un mare libero e sicuro, sia esso reale o 2.0 [7].

Il post-Snowden ha, perciò, dato i suoi primi frutti, anche se c’è da sperare che il Marco Civil da Internet sia solamente l’inizio di un lungo processo di crescita legislativa e di efficace tutela del cittadino, non solo brasiliano. L’urgenza di una regolamentazione a livello globale e locale emerge dai continui attacchi ai diritti fondamentali all’intimità e alla privacy, sacrificati in nome di lucrose strategie geopolitiche: non ha destato grande stupore, infatti, il Report pubblicato lo scorso 6 giugno dalla compagnia telefonica Vodafone in cui essa dichiara che, in alcuni dei 29 paesi in cui presta i propri servizi, le agenzie governative non hanno bisogno di autorizzazioni per ascoltare le telefonate degli utenti.

* Elisabetta Stomeo è PhD candidate in Scienze Giuridiche e Politiche (Università Pablo de Olavide di Siviglia)

[1] L’opposizione brasiliana ha contestato la scelta del Senato di approvare con estrema rapidità il testo legislativo, omettendo di segnalare eventuali emendamenti trascendentali al testo approvato dalla Camera meno di un mese prima, il 25 marzo. La fretta del Senato, infatti, sempre secondo l’opposizione, è dipesa dalle pressioni esercitate dal Governo e dalla Presidentessa del paese verde-oro, Dilma Rousseff, la quale pare che abbia incoraggiato un’accelerazione dell’iter legislativo al fine di poter presentare la legge come fiore all’occhiello del Brasile durante il NetMundial (http://netmundial.org/), un meeting internazionale svoltosi il 23 e 24 aprile a São Paulo per discutere della governance mondiale di internet e dei nuovi modelli della rete. In effetti, tra l’approvazione del Senato e la ratifica della Presidentessa sono passate appena dodici ore, a seguito delle quali quest’ultima ha presentato in anteprima mondiale il nuovo “prodotto” legislativo

[2] Testo integrale della legge: http://www.planalto.gov.br/ccivil_03/_ato2011-2014/2014/lei/l12965.htm

[3] «Per poter assicurare la libertà d’espressione ed impedire la censura, il fornitore di applicazioni internet può essere ritenuto responsabile civilmente per i danni derivanti da un contenuto generato da terzi solamente se, dopo una specifica ordinanza giudiziaria, non prenda dei provvedimenti, nell’ambito e nei limiti tecnici del proprio servizio e nel limite temporale assegnatogli, per rendere indisponibile il contenuto considerato illecito, salvo restando le contrarie disposizioni di legge».

[4] Discorso integrale di Dilma Rousseff durante la cerimonia di inaugurazione del NetMundial: http://www.defesanet.com.br/cyberwar/noticia/15102/NET-MUNDIAL—Discurso-Dilma-Rousseff/

[5] Audio integrale del discorso della Presidentessa Rousseff durante la 68 Assemblea Generale dell’ONU: http://gadebate.un.org/68/brazil

[6] Per un’analisi giuridica più approfondita, si consulti il link: http://www.conjur.com.br/2014-abr-28/rogerio-oliveira-marco-civil-internet-delineou-responsabilidade-civil

[7] Stefano RODOTA’, Il mondo nella rete. Quali i diritti, quali i vincoli, Editori Laterza, Bari, 2014.

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