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Breve racconto da 64 kb

Creato il 11 marzo 2012 da Olineg

Breve racconto da 64 kbDa bambino andavo spesso a giocare da un compagno di scuola, scuola elementare ovviamente, un bravo ragazzo figlio di coltivatori diretti. Erano molto poveri, ciò nonostante era l’unica persona che conoscessi che possedeva un Commodore 64, che all’epoca appellavamo semplicemente come computer, oddio, l’avverbio semplicemente non rende bene l’idea, perché all’epoca il termine computer incuteva un religioso rispetto, tanto per rendere il concetto in quegli anni si usava un adagio, poi lentamente tramontato con l’aumentare della complessità dei processori, che suonava più o meno così: “i computer non sbagliano mai”. Seppure le prestazioni di quel dinosauro dell’informatica oggi sarebbero uguagliate da un telefonino di fascia bassa da spento, a noi il fenomeno di quei pochi pixel sullo schermo a cui attribuivamo i significati di uomini, mostri, armi e mondi interi e che obbedivano ai nostri comandi attraverso l’inclinazione di una sorta di cazzo di plastica a due bottoni, costituiva la prova che un futuro fantascientifico ci aspettava dietro l’angolo. Fatto sta che un giorno, mentre attendiamo il loading di una cassetta, sentiamo dei rumori provenire dall’orto, il mio amico va a controllare, io lo seguo, e ci si presenta la seguente scena; il suo cane, un vecchio volpino attaccato a una catena, gira freneticamente in tondo ringhiando contro il nulla, mentre a pochi centimetri un gatto bianco giace inerme con la testa in una pozza d’acqua appena tinta di sangue. Io chiedo se quel gatto fosse di uno dei vicini, e lui mi risponde di no, che era il loro gatto, e che era cresciuto insieme al cane. Poi mi disse di tornare in casa, un velo di melanconia gli coprì gli occhi ma tentò lo stesso di sorridermi; aveva la mia stessa età, ma in quel momento mi parve che sapesse della vita molto più di quanto ne avessi capito io, e di quanto ne avrei capito in futuro. Stupidamente pensai che quella tastiera, a cui attribuivo poteri magici e che intimamente gli invidiavo, lui se la meritasse molto più di me. Tornammo in casa e facemmo il record a Golden Axe.



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