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Breve storia dell’abbronzatura

Creato il 24 luglio 2014 da Giulianoguzzo @GiulianoGuzzo

Fini

La comparsa televisiva, ieri sera ad In onda, di un Gianfranco Fini arrostito più che abbronzato, ha attirato prevedibili ironie sull’ex Presidente della Camera, apparso con una tintarella improbabile e grottesca. Per tentare di spiegare il look finiano, occorre chiedersi: come nasce questa moda? Quando e perché si è originata storicamente la tendenza, soprattutto estiva ed occidentale, all’abbronzatura? Sappiamo che nei secoli scorsi non esisteva una particolare ricerca in tal senso. Tutt’altro: attorno al 1600 esibire la pelle anche solo leggermente abbronzata non era considerato un fattore di bellezza, mentre averla chiara appariva quale elemento distintivo, di prestigio e valore.

L’abbronzatura è così rimasta socialmente poco attraente molto a lungo, almeno fino alla fine del diciannovesimo secolo, quando rimaneva prerogativa di contadini e manovali e veniva accuratamente evitata dalle classi agiate. Il momento di “rottura” col passato e di affermazione della tintarella come tendenza avviene grazie a Gabrielle Bonheur Chanel (1883 – 1971), molto più nota Coco Chanel, celebre stilista francese alla quale, a ben vedere, dobbiamo tutta una serie di innovazioni importanti sul fronte dell’abbigliamento – basti pensare ai tailleur, alle borsette trapuntate e ai lunghi giri di perle false – e che, di ritorno a Parigi da un’estate in Costa Azzurra, si fece trovare….abbronzata.

Correva l’anno 1923, e la giovane stilista ebbe a rivendicare con orgoglio l’abbronzatura, a quel tempo inusuale («Una donna deve abbronzarsi. L’abbronzatura dorata è chic»), anche se si era ancora ben lontani dalla moda popolare degli ultimi anni; basti pensare che Coco Chanel si esponeva al sole addirittura coi guanti, perché «una dama non può avere le mani da lavoratrice». L’estate 1923 fu comunque determinante per il lancio della tendenza anche perché venne prodotta quella che possiamo definire come prima crema solare protettiva. Non in Francia e neppure nel Vecchio Continente bensì in Giappone, ad uso e consumo di popolazione tradizionalmente contraria, come del resto un po’ tutti gli asiatici, all’abbronzatura.

Un altro significativo passo avanti nella storia dell’abbronzatura avvenne nel 1935, quando in Europa farà la sua comparsa un olio contro i raggi UV. Successivamente, a partire anni Quaranta e Cinquanta, la tendenza “inventata” da Coco Chanel troverà dei formidabili testimonial negli attori e nelle star di Hollywood, con l’esplosione poi dei film a colori e le dive abbronzate, incentivando quello che di lì a poco sarebbe effettivamente divenuto – assieme ad una rinnovata concezione di salute, concettualmente estesa dalla mera assenza di patologia ad un compiuto senso di benessere – status symbol di massa e quindi, finalmente, non più esclusivo solamente di alcuni ambienti elitari.

Da dorata e tipicamente femminile l’abbronzatura subì due ulteriori mutamenti, in particolare fra gli anni Ottanta e Novanta, divenendo pienamente condivisa, come tendenza, anche dal pubblico maschile ed essendo sfoggiata anche in versioni più spinte e arroventate come quella di Gianfranco Fini. Che a questo punto, oltre che fuori dal Parlamento, è rimasto anche fuori moda, confermando una vecchia battuta di Dino Risi (1916-2008), che una volta disse: «Mi piace l’estate, quando le ragazze vanno per la strada in sottoveste, quando le bruttine diventano carine e le carine diventano belle, i ministri e i sottosegretari sono abbronzati, le annunciatrici e gli annunciatori in televisione hanno cambiato faccia».



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