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Breve tour guidato (e non noioso) attorno al concetto di cultura

Da Bernardrieux @pierrebarilli1
Breve tour guidato (e non noioso) attorno al concetto di cultura Come “creatività” o “amore”, “cultura” è uno di quei termini il cui significato è conosciuto da tutti, il cui senso diamo per scontato, la cui definizione in sintesi è davvero ardua e, comunque sia formulata, rischia di apparire meccanica e riduttiva. Certo: come ci dice il dizionario, cultura è l’insieme di conoscenze che formano la personalità e la capacità critica di un individuo, e l’insieme di conoscenze propria di un intero popolo, e l’insieme delle sue credenze e tradizioni. Dentro al concetto di cultura, dunque, c’è anche identità, capacità, espressione di sé come persone e come comunità, progetto, immaginario, memoria del passato e proiezione nel futuro, evoluzione, orgoglio e senso di sé e mille altre cose. Insomma: tirate via la cultura, e sia i popoli sia gli individui si riducono al proprio essere fenomeno biologico. Ho raccolto in questo post alcuni articoli brillanti: una buona lettura, anche per il weekend. A dimostrare ancora una volta che la cultura è tutto tranne che una faccenda noiosa, inutile,  antipatica e che “non si mangia”, anche se spesso, da chi poco la frequenta, viene presentata così. La cultura è quel che noi siamo e saremo, e viceversa. E mi piacerebbe sapere che ne pensate.
Gli snob della cultura. Mario Vargas Llosa se la prende con la cultura di massa. Somiglia, dice, a un gigantesco, abietto videogioco. Pierluigi Battista controbatte in modo, mi sembra, convincente. Ogni epoca ha avuto i suoi puristi della cultura, pronti a scandalizzarsi per qualsiasi innovazione: dal pianoforte a coda al fonografo, dal melodramma alla fotografia e al cinema. Prima ancora, lo scandalo ha investito la stampa a caratteri mobili. E (aggiungo io) in tempi ancora più remoti, e con Platone, la scrittura stessa è stata oggetto di cautele e diffidenza (avrà l’effetto di produrre la dimenticanza nelle anime di coloro che la impareranno). Ma, dice Battista, chi grida alla fine di qualcosa ha un’idea hegeliana nella testa. Pensa che lo Spirito del Mondo si incarni in una forma, e in una forma soltanto. Mica vero. Evoluzione culturale. La cultura cambia. Si evolve. Ma, mentre l’evoluzione darwiniana riguarda la trasmissione di geni (e le loro mutazioni, e l’affermarsi degli individui e delle specie più adatte), l’evoluzione culturale riguarda, per dirla con Richard Dawkins, la trasmissione di memiinformazione trasmessa da un individuo all’altro mediante mezzi comportamentali. I memi hanno cicli di vita brevi e mutano in modo rapido. L’autore dell’articolo, il biologo John Tyler Bonnet, considera sia gli animali sia gli esseri umani e ricorda che la differenza più significativa tra l’uomo moderno e quello primitivo è data dalla quantità di memi accumulati nella nostra storia e che continuano tuttora ad accumularsi. Calcolando il tasso di incremento delle innovazioni in tempi recenti (dal 1300 al 1900), Blum (v., 1978) ha dimostrato, mettendo insieme i dati raccolti da diversi autori, che si tratta di un incremento esponenziale, pari a un tasso del 25% per secolo, mentre la popolazione aumenta solo del 2,4% per secolo.
 Questo incremento fornisce la misura della straordinaria evoluzione culturale dell’uomo. Un’ultima nota: l’articolo è lungo, interessante, e risale al 1993. Quindi, a prima della diffusione di internet. Ho la sensazione che, in questi vent’anni, le dinamiche si siano molto accelerate, e che il cambiamento quantitativo, che ha subito un’ulteriore, enorme accelerazione, si possa presto tradurre in un salto di qualità. … infatti oggi, tra l’altro, si parla di internet meme o, in italiano, di fenomeno di internet. Qui imigliori memi degli ultimi 15 anni. Se la rassegna non vi basta, qui ne sono raccolti 100 (devo confessarvi che non ce l’ho fatta a guardarli tutti). E chissà che cosa ne direbbe Vargas Llosa. Devo ammettere che questa capacità di diffondere a velocità pazzesca divertenti sciocchezze non è la caratteristica che più mi esalta nella rete. Piuttosto, la meravigliosa possibilità di reperire quasi qualsiasi informazione con una breve raffica di clic, invece che peregrinando di biblioteca in biblioteca. Ma magari è un fatto anagrafico, eh. Lingue e cultura. Comunque, e qualsiasi definizione di “cultura” si voglia adottare, conoscere più lingue aiuta ed è una ricchezza. È questo il senso dell’appello lanciato di recente dall’Accademia della Crusca e dalle maggiori associazioni linguistiche nazionali alla Presidenza del Consiglio e a diversi ministeri in favore del plurilinguismo nella scuola. Primo firmatario, l’italianista Tullio De Mauro. Tra l’altro, conoscere più lingue aiuta a ragionare in modo più flessibile, a essere più creativi e a prendere decisioni migliori, più in fretta. Il rapporto tra cultura e istruzione dovrebbe essere chiaro a tutti. L’Italia è ventiduesima in Europa per spesa pubblica nell’istruzione in relazione al pil. Ecco svelato il mistero per cui un paese come il nostro, in passato grandissimo produttore di cultura, è oggi, di fatto, abitato e governato da ignoranti e incapace di progettare il proprio futuro. Si intitola proprio Ignoranti il libro di Roberto Ippolito che mette in fila dati, esempi e casi nazionali, uno più sconcertante dell’altro. Infine. Dicevamo qualche riga fa che definire che cosa sia “cultura” è difficile. In cambio, è facilissimo capire che cosa non lo è. http://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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