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BRIGANDì, DEL CSM, PASSA UN ATTO DELLA BOCCASSINI AL GIORNALE DI SALLUSTI. PERQUISIZIONI AD UFFICI E CASE

Creato il 04 febbraio 2011 da Madyur

I magistrati sono convinti che il membro laico del Csm ed ex parlamentare della Lega Nord , Matteo Brigandì, abbia effettuato abuso d’ufficio e quindi hanno disposto il sequestro del suo ufficio a Palazzo dei Marescialli.

Due sono motivi per aver fatto muovere i magistrati. Primo è la testimonianza di un dipendente della segreteria generale, che ha detto di aver avuto da lui l’incarico di recuperare dall’archivio il fascicolo sul procedimento disciplinare risalente agli anni ‘80 nei confronti del procuratore aggiunto Ilda Boccassini , che indaga sul caso Ruby. Il secondo è una dichiarazione di un impiegato dell’organo di autogoverno delle toghe, che sostiene di aver visto nell’ufficio Brigandì la cronista del Giornale Anna Maria Greco, che ha firmato l’articolo sul quotidiano.

Le verifiche del procuratore Giovanni Ferrara sono avvenute subito dopo l’arrivo al palazzo di giustizia della segnalazione ufficiale inviata dal Csm al termine di alcuni accertamenti interni. Sono state perquisite la redazione romana de Il Giornale e la casa della giornalista : è stato sequestrato il pc della Greco e quello del figlio. Atti non coperti dal segreto istruttorio , ma protetto , i consiglieri possono consultare ma non divulgare.

Per verificare se Brigandì sia responsabile della fuga di notizie , i Pm hanno disposto che venissero messi i sigilli all’ufficio di Brigandì nello stabile di Piazza Indipendenza. Il membro del Csm aveva smentito di aver dato al Giornale gli atti “Ovviamente non sono stato io , e se qualcuno sostiene questa cosa ne risponderà nelle sedi legali possibili”.

Alessandro Sallusti , il direttore del quotidiano, ha definito i magistrati una casta che, per l’ennesima volta , mostra il suo volto violento e illiberale. Per Anna Maria Greco “siamo in presenza di un attentato alla nostra professione . Se non si possono pubblicare atti che io ritengo non coperti da segreto, atti vecchi da 30 anni , parte di un procedimento chiuso, è chiaro che c’è un attacco al nostro lavoro”.


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