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Bruciaculo, bruciar pagliaccio, bucaiolo, buci | Paole e verbi in disuso

Da Lifarnur @silvialazzerini
Bruciaculo, bruciar pagliaccio, bucaiolo, buci | Paole e verbi in disuso
BRUCIACULO: è un po' meno delle emorroidi (in genere la "C" non viene pronunciata: bruciaùlo). A Pisa e a Livorno, nonostante la sua precisa localizzazione del bruciore, il sostantivo si usa per pizzicore in genere, magari nel linguaggio scherzoso: "Ni viense 'r bruciaulo al naso".
BRUCIAR PAGLIACCIO: mancare a un appuntamento, a un impegno; mancare di parola. Il modo di dire deriva dalla vecchia usanza di portare in giro durante il carnevale, un fantoccio di paglia per far ridere la gente: il pagliaccio prende fuoco, il diventimento è finito.
BUCAIòLO: pederasta. E' usato soprattutto come offesa generica, non necessariamente con riferimento sessuale. Bucaiòlo è uno di cui non ci si può fidare. A Firenze si ricorda ancora una rivista goliardica del dopoguerra il cui titolo era "Buche e aiòle", ma il giardinaggio no c'entrava per nulla.
BùCI: zitto! Acqua in bocca! Silenzio! E' un modo di dire fiorentino che molti ritengono recente (lo si ritrova nella commedia vernacola di Càglieri e Spadaro La zona tranquilla del 1946), invece è assai vecchio e citato in testi del secolo scorso

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