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Bruciamoli tutti!

Creato il 25 febbraio 2016 da Andreapomella

È già sera, al telegiornale mandano il servizio su Salvini a Tor Sapienza, Salvini è contornato da cronisti e da individui che solitamente sui giornali vengono classificati come “cittadini” e che invece andrebbero classificati come “gente”, ossia come accozzaglia di persone di tutte le condizioni e natura in special modo di natura ignobile. Si leva la voce d’una vecchia che strepita: “Bruciamoli tutti!”, laddove l’oggetto dell’auspicato rogo è l’insediamento rom del campo nomadi di via Salviati. La voce è stridula, vocetta di vecchia rancorosa, un tipo umano che m’ha trapassato la vita e il respiro in questa piena di quarant’anni che ho tutta trascorsa nella città di Roma, città popolata per la gran parte da questa sottospecie italiana fatta di piccoli felini da latteria, abitati dal non pensiero, eternamente calati in una condizione di vita stabile e senza sofferenze o con una quantità giusta di sofferenze che loro tendono a ingigantire perché nella latteria si fa la gara ogni mattina a chi ha da esibire più sofferenza, e poi si fa la gara ogni mattina a chi ha più veleno sulla punta del canino, capitolini limati nel cattolicesimo rozzo e incondito da borgata diffusa, fascisti per istinto di natura che fanno correre la chiacchiera e con la chiacchiera stanno ogni giorno sull’orlo della cronaca nera, teppisti reazionari e pettegoli  che formano la litosfera della società umana. Ora io mi chiedo se alla vecchia di Tor Sapienza vada applicata l’idea che ricavò per esempio Hannah Arendt, ossia che il male perpetrato dai nazisti fosse dovuto non a un’indole maligna, ma a una completa inconsapevolezza di cosa significassero le proprie azioni, oppure se alla vecchia di Tor Sapienza sia ben chiaro invece il significato, per esempio, dell’espressione “bruciamoli tutti”, ossia se lei – che ha arso presumibilmente innumerevoli zampe di gallina sulla fiamma della macchina del gas – sappia invero in che consiste lo sfrigolio del tessuto rosolato, quale sia il colore dell’osso carbonizzato, e se posta di fronte a un braciere con un attizzatoio in mano conosca per filo e per segno tutti i trucchi che servono per arrostire un individuo di origine rom, e così io dico che la vecchia è consapevole e che il male è banale – vero – ma non perché banale è l’essere che lo teorizza o che lo pratica, perché banale è il sistema morale e sociale a cui esso si richiama, perché l’essere che lo teorizza o che lo pratica risponde a un disegno preciso di comunità, una comunità dentro la quale mi tocca fluttuare, come un pesce infelice nell’acqua tiepida della mediocrità, per il resto di questi schifosissimi giorni.


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