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Bruno Arpaia: tra scienza e letteratura.

Creato il 30 novembre 2011 da Libriconsigliati

Festival della Scienza

Festival della Scienza

Il Festival della Scienza è ormai un appuntamento fisso per Genova, un momento dell’anno, l’inizio dell’autunno, in cui la città di mare e di vicoli si trasforma e per qualche giorno cambia pelle: la scienza si racconta, si osserva, si ascolta e si può anche toccare con le proprie mani in tutta la sua materialità. Il Festival si articola in tredici giornate che si snodano tra spettacoli, veri e propri laboratori, mostre e conferenze: per i ragazzi, ma spesso anche per gli adulti, divertimento, curiosità e scoperta sono i veri protagonisti. Sono giornate dedicate sì alla scienza, ma soprattutto alla capacità di porsi domande, con le quali si può tornare bambini riscoprendo la bellezza di stupirsi di fronte a qualcosa di sconosciuto.

Negli ultimi giorni di ottobre, quando i colori e il freddo appena pungente ricordano che ormai da un po’ non è più estate, il Festival ha proposto l’incontro con uno scrittore, uno dei pochi, che oggi in Italia prova concretamente a parlare di scienza: Bruno Arpaia. Con il romanzo L’energia del vuoto, che proprio nella scienza e nella forza creatrice delle domande trova la sua essenza, Arpaia è stato finalista al Premio Strega 2011 e, sempre nel giugno di quest’anno, vincitore per la sezione narrativa del Premio Letterario Merck Serono, che premia i romanzi e i saggi che propongono “un confronto e un intreccio tra scienza e letteratura”.

L’incontro è alle cinque del pomeriggio. Arrivo un po’ prima nella grande aula della Facoltà di Architettura, nella vecchia chiesa di San Salvatore, cuore del centro storico. Mi siedo e mi guardo attorno. Una signora anziana siede da sola davanti a me, poco più avanti i ragazzi di una classe parlano con i loro insegnanti, mentre in prima fila una coppia di fidanzati sprofonda nelle poltroncine nere della sala. Visi molto diversi fra loro, tutti in attesa. Quando pochi minuti dopo arriva Arpaia, gli sguardi seguono i suoi movimenti, e lui mostra immediatamente quanto sia grande la sua voglia di raccontare e condividere. Dalle sue parole si capisce subito che la scienza è per lui più di una passione, è una vera e propria ossessione che, come ci racconta, per mesi lo ha attanagliato, tenuto sveglio nel tentativo di immergersi totalmente nella fisica e cercare di capire, “saltando solo le equazioni più difficili”.


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