In seguito a forti pressioni da parte di diversi paesi europei, il ministro della Difesa bulgaro Nikolai Nenchev, al termine di una riunione con i vertici delle forze di sicurezza, ha affermato che il governo di Sofia prenderà dei, non meglio definiti, provvedimenti sul piano legislativo, con il fine di contrastare il terrorismo islamico e prevenire l’infiltrazione nel paese di elementi legati a gruppi estremisti, i quali potrebbero poi raggiungere gli altri stati europei.
Questa decisione arriva in seguito all’arresto proprio in territorio bulgaro del ventinovenne francese Fritz-Jolie Joaquin, sospettato di essere coinvolto nella strage compiuta a Parigi in occasione dell’attacco alla redazione del giornale Charlie Hebdo, mentre a Kapitan Andreevo cercava di attraversare il confine turco.
Proprio il controllo delle frontiere, in particolare il tratto di 240 km condiviso con la Turchia, è al centro di un acceso dibattito: la rete di 30 km costruita per impedire l’accesso agli immigrati provenienti dal territorio turco si è infatti dimostrata inefficace cosa che, oggi ancora di più, ha obbligato il governo a prendere provvedimenti in merito; Nenchev ha infatti annunciato che la lunghezza della barriera sarà incrementata di altri 131 km, ma il fatto che la sola presenza di un muro possa costituire una contromisura sufficiente non convince ancora. In molti hanno infatti proposto un dispiegamento dell’esercito in difesa delle frontiere nazionali, cosa che però lascia scettico il governo di Sofia, il quale ha obbiettato che schierare le proprie forze armate in corrispondenza del confine con un paese alleato potrebbe provocare non pochi problemi di carattere diplomatico.
in foto: Nikolai Nenchev
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