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Burn Notice: The Fall of Sam Axe (2011)

Creato il 12 luglio 2011 da Elgraeco @HellGraeco
Burn Notice: The Fall of Sam Axe (2011)

Poche storie, solo Bruce Campbell e il suo mento enorme possono stare così su una locandina, impuniti, e fare comunque bella figura. Pochi attori ci riescono, a prendersi gioco così di sé stessi e diventare, comunque, delle icone. “Bruce Campbell è il più grande attore della sua generazione” dichiarava solenne, il ragazzino protagonista di My Name is Bruce. Altri l’hanno già divinizzato da tempo. Fatto sta, dopo un po’ che le senti pronunciare, queste battute, serie o ironiche che siano, si comincia a crederci. Almeno un po’.
Se ne parla da qualche giorno, in rete, di questo film, Burn Notice: The Fall of Sam Axe, tv movie, prequel della serie televisiva omonima, Burn Notice.
Se ne discute in maniera ambivalente. Certi lo osannano, perché sono fan di Bruce. Lo farebbero in ogni caso. Altri l’hanno trovato patetico.
E io, che di Bruce sono la reincarnazione, be’, non mi faccio ingabbiare, e vedo le cose per quello che sono.
Non mi manca nulla, fisicamente, eccetto il suddetto mento enorme e la cicatrice a forma di L. The Fall of Sam Axe è un film noioso, ecco. Ma che si fa guardare. Perché c’è Bruce che, non si sa come, entra in scena e fa la sua magia. Ci riesce sempre.

Burn Notice: The Fall of Sam Axe (2011)

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I primi cinque minuti di film. Anzi, i primi cinque secondi. C’è Sam Axe (Bruce) che si veste. Indossa la divisa della Marina, l’alta uniforme. Lui è un Navy Seal, se ci volete credere, convocato a rapporto per fornire la sua versione su un episodio bellico occorso in Colombia e che l’ha visto protagonista. Episodio oscuro, ambiguo, che deve essere chiarito.
Ecco, in questi primi cinque secondi non assistiamo ad altro che a degli stacchi della telecamera che inquadrano dettagli della divisa: la fibbia della cintura, lucida e dorata, il cappello, le mostrine. Basta questo. Voglio dire, quando uno è personaggio non solo nel film, ma anche e soprattutto nella vita, bastano questi pochi dettagli che sanno di vestizione del cavaliere, a fartelo adorare.
Niente di eccezionale, non trovate, in un militare e nella sua divisa. Ma questi gesti, fatti da Bruce, insieme alla sua posa scazzata, fanno ghignare. Questo è il punto. E sono pochi, gli attori che ci riescono. Lo sapete.
Poi, la prima scena, o meglio il primo spezzone del lungo racconto di Sam Axe ai suoi superiori. Incomincia con una storia boccaccesca, di tradimento.
Sam a letto con una ricca signora e il marito che rincasa sorprendendoli. Si scopre che il cornuto è anche il superiore di Sam, ma quest’ultimo è un Navy Seal e adopera le sue straordinarie abilità, che derivano dal durissimo addestramento, per fuggire sui tetti. Peccato che le tegole cedano scivolandogli sotto le dita dei piedi e delle mani…

Burn Notice: The Fall of Sam Axe (2011)

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Niente di ché, ve l’ho detto. Ma c’è lui. E il fermo immagine che lo coglie mentre precipita. E si spera in una bella commedia.
Certo, ci sono le tipiche forzature “comiche”. Sam costretto nella giungla con indosso una mimetica azzurra, non verde. Perché il suo superiore lo vuole morto, o ridicolo o entrambe le cose. Qualche battuta figa, per un personaggio/uomo che gioca a fare il buono e valoroso, ma che sotto sotto muore dalla voglia di comportarsi da stronzo irresistibile.
Ed ecco, il problema. Si pensa di stare per assistere a un crescendo. Le premesse ci sono tutte, lo spettacolo non dico inedito, perché trattasi sempre della giungla e di fazioni di guerriglieri che parlano spagnolo, c’è pure l’ospedale con la bella dottoressa minacciata dai cattivi, ma quanto meno intrigante, sorretto dal carisma e dalla promessa di divertimento pieno e esagerato, in pieno stile Campbell.
E invece il regista o chi per lui, giocano a fare i seri. Bruce è sempre Bruce, per quanto gli venga concesso. Sbruffone, sicuro di sé, pronuncia “son of a bitch” con lo stesso tono col quale si ordina una birra al bancone e lo si vede, con quel mento prominente, e si aspetta, ancora una volta sghignazzando, il colpo da maestro.
Ma non arriva. Ahimé.
Certo, Bruce vince, non tanto perché si tratta di un prequel, ma perché è lui. E la bella dottoressa (Kiele Sanchez), ovvio, cade tra le sue braccia a dargli un po’ di zucchero, dopo essere sopravvissuta al suo rude corteggiamento ed essere stata stregata dalla sua baldanza e dal suo coraggio.
Ma davvero, si finisce, come in ogni film che lo riguarda, il dannato Bruce, a parlare di lui più che della trama. E siamo d’accordo, è un tv movie e quest’ultima è solo un pretesto. Purché il tutto sia divertente. Questa Caduta di Sam Axe, comoda e tutto sommato confortevole, fa solo sorridere. Neanche troppo.

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