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C’è ancora etica nello sport? Risponde Cesare Prandelli…(by Lorenzo Nicolao)

Creato il 19 agosto 2013 da Simo785
C’è ancora etica nello sport? Risponde Cesare Prandelli…(by Lorenzo Nicolao)

Dall’archivio del Bar Frankie, pubblicazione originale del Novembre 2012.

In occasione dell’XI Edizione etica nello sport, dove ha ritirato due riconoscimenti il CT della Nazionale di calcio Cesare Prandelli ha incontrato gli studenti della Luiss Guido Carli di Roma.

“Dipende da lui”, perciò Mario Balotelli potrà diventare uno dei migliori… il bad boy che si impegna solo con la maglia azzurra. “Dipende molto da lui”. Risponde così il Commissario Tecnico della Nazionale di calcio Cesare Prandelli alla fine dell’incontro con gli studenti nell’Aula Magna “Mario Arcelli” mentre sale frettolosamente le scale, in fuga. Quattrocento luissine e luissini si sono recati in viale Pola solo per vedere, fotografare o al massimo porre una domanda al CT. Nel finale c’è stata la marcatura a uomo degli studenti che non hanno evitato questioni scomode da sottoporre all’allenatore che ha ricevuto il premio “Etica nello Sport” giunto all’XI Edizione.

Un riconoscimento per l’ambizione di fissare delle regole in uno spogliatoio, per la volontà di perseguire obiettivi morali, per il tentativo di cambiare la mentalità del calcio italiano. Nell’evitare il catenaccio senza perdonare nulla a chi invece insulta Piermario Morosini da una curva, infanga il calcio con le scommesse illegali o sfrutta lo sport come palcoscenico per la discriminazione razziale. Cesare Prandelli predica in una giostra intrigata, dalla giustizia sportiva contestata ai casi di violenza, dalla gestione degli stadi all’assenza di politiche giovanili.

“Conte ha ragione a denunciare il sistema oppure le scommesse hanno rovinato definitivamente il nostro calcio?”. Simone Farina che se ne va in Inghilterra e l’Italia che si impoverisce di risorse umane e materiali. Il dibattito si posa sui temi pesanti. I presidenti della Figc Giancarlo Abete e del comitato paralimpico italiano Luca Pancalli dribblano insieme al CT con l’aiuto del moderatore giornalista Alessandro Antinelli. Gli studenti incalzano, l’allenatore replica: “Un calciatore professionista non deve scommettere, se fossi un tifoso mi indignerei con venti imbecilli, un gruppo normale fa risultato se apprezza il peso della maglia che indossa…”.

 

Spiegazioni ma non risposte, perché la malattia delgiornalismo sportivo italiano contagia le domande degli studenti. Il vice direttore generale della LuissGiovanni Lo Storto prende palla e va in goal esaltando l’ateneo: “Lo sport per noi è un valore centrale, un’intuizione avviare questo progetto, un’idea che ci ha permesso di raggiungere mete straordinarie da squadre maggiori e minori, femminili e maschili. Tante risorse per grandi risultati, lo studente al centro del sistema”.

Prandelli invece evita di alimentare fuochi di facile accensione. Non fa nomi di allenatori a cui si ispira, non un giudizio sui campionati in corso, nessuna previsione sul futuro della Nazionale. Soddisfatto del suo lavoro e sazio della conferenza stampa del mattino ascolta studenti golosi di tutt’altre dichiarazioni.Politically correct, ma sportivamente è una partita da zero a zero. Tra i giovani alcuni godono per una foto con il Mister altri si interrogano sulle tematiche sollevate per le quali non hanno avuto riscontro. “Rivelano altri problemi invece di risolverli…” perché in verità non è facile giudicare sportivo ed etico, un quadro dove le sfumature sono soldi, diritti televisivi e sponsor. Il CT lo sa perfettamente. Se lo spettacolo va, sono gli investimenti sul futuro a patire la crisi. “Farina si è sentito molto solo dopo la denuncia” e anche “non so cosa volesse dire Cassano con il termine soldatini…” non bastano per un audience sottile e molto attenta. Il messaggio ai giovani passa invece quando la triangolazione domanda-studente e risposta- protagonista scarta la gaffe, il non detto e la deviazione verso luoghi comuni.

 

“Abbracciate il calciatore in campo che viene discriminato, rinnovate il pensiero sportivo con proposte e iniziative, ragazzi preparati possono responsabilizzarsi sul valore etico dello sport, i bambini che giocano a calcio ora si fermano durante la partita se i propri genitori litigano sugli spalti, gli adulti hanno perso credibilità e su questo dobbiamo puntare, senza gioventù lo sport invecchia e degenera” si salva in corner ma lo fa bene mister Prandelli. Ancora meglio se la coppia difensiva, Pancalli-Abete, avanza per colpire di testa sul cross tagliato lanciato dai Luissini. “Gli insulti razzisti contro i napoletani e i bagni devastati dello Juventus Stadium, un’offesa agli italiani, isolare gli pseudo-tifosi con dure sanzioni, rispondere prontamente al disagio dell’antisportività come calciatore, allenatore, presidente ma soprattutto come tifoso”. E fortuna che Antinelli apre prontamente il collegamento con Rai Sport interrompendo tutti se si fa cenno all’outing della propria omosessualità.

Nel rischio di polemiche infinite sull’azzurro gay, acqua gelata su potenziali fuochi andando avanti con le domande successive. “Abbassare i toni perché noi siamo responsabili e ricopriamo un ruolo importante, non solo per la Nazionale” si evita ogni contrasto a centrocampo e forse prevale più la genuinità di uno studente che per l’emozione non riusciva a porre una domanda che nessuno ormai ricorda più. La fibrillazione nell’incontrare i protagonisti dello sport e la schiettezza dei giovani il segnale sincero dell’incontro. Alla ricerca di un pallone che non varca la linea di porta perché le teorie sull’etica nel calcio scricchiolano e si scende in campo senza un modulo definitivo, soprattutto in Italia. Ma come Balotelligioca bene solo se spronato da Cesare Prandelli il dialogo anche se vago serve anche agli studenti della Luiss e a tutti i giovani, per uno sport autentico e una tripletta fatta di Etica, Morale e Valore, che deve andare in goal almeno nel fantacalcio, le ambizioni e i sogni dei giovani sportivi italiani.


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