Magazine Rugby

C'è Denzel Washington nei paraggi?

Creato il 26 febbraio 2014 da Rightrugby
C'è Denzel Washington nei paraggi? Arrivato Jacques Brunel dopo il Mondiale 2011, era tutta una gran fanfara: perché Nick Mallett se n'era andato e gli "addetti ai lavori" non lo sopportavano da un pezzo ("Gli italiani non capiscono un cazzo di rugby", disse il sudafricano e alta si elevò l'indignazione - perché aveva infilato il dito nella piaga di chi si fa custode della conoscenza rugbistica?), mentre il francese giunto da Perpignan era incensato più dell loden di Monti. Noi rimanemmo in attesa di risultati sul campo e consigliammo di allacciarsi le cinture, ricordando che c'era un cantiere da mettere in sicurezza prima di costruirci sopra. Sono arrivati alcuni successi "di peso": il ripetersi contro la Francia, la vittoria sull'Irlanda all'Olimpico - ma a distanza di un anno, gli irlandesi restano tra i favoriti per il 6 Nations nonostante la sconfitta a Twickenham e stanno impostando un nuovo game plan con la supervisione di un altro neozelandese che la sa lunga, Joe Schmidt, tra gli architetti della corazzata Leinster. L'Italia naviga nella mediocrità, non solo nel rugby, vabbeh, ma anche nel rugby. 
Un game plan gli Azzurri non ce l'hanno. Sabato pomeriggio: la Scozia è in una fase di decrescita i cui motivi sono stati dettagliatamente esposti da Marco Mangiarotti settimana scorsa su queste colonne, si era presentata a Roma senza aver marcato una meta nei primi due turni di Championship, umiliata al Murrayfield nella Calcutta Cup. E' accaduto ciò che sappiamo e come sappiamo. E' deprimente soltanto ripensarci, comunque: gli scozzesi saranno stati pure moribondi e noi li abbiamo risuscitati, ma un game plan (il loro, monotono, senza varianti, sfilacciato alla lunga) l'hanno mostrato. L'Italia vive di singoli: Leonardo Sarto e Joshua Furno, che hanno l'intemperanza di chi vuole mettersi in mostra o perché al debutto o perché rientrato nel giro della nazionale. Gioca d'azzardo, come ci ha suggerito un lettore durante il live tweeting del match e per farlo occorrono le carte vincenti. Vive di singoli in positivo e in negativo: è la seconda volta di fila che capitan Sergio Parisse perde un possesso nel finale testa a testa contro la Scozia, è avvenuto pure in Sud Africa nel torneo estivo durante il quale hanno iniziato a palesarsi tutti i guai di questo gruppo. 
Se qualche oratore proverà a spacciarvi per purificatore il concetto di decrescita felice, tenente a mente la nazionale di rugby e ciò che ruota attorno - i risultati dal Pro12, la Benetton Treviso che in una stagione di assestamento in Celtic League fa i conti con un progetto arrivato a conclusione quando alla vigilia ci auguravamo che potesse trovarsi comoda negli spazi lasciati liberi da franchigie rivali all'inizio di un nuovo corso, le prestazioni nelle coppe europee. In queste ore si è aggiunta la polemica per le convocazioni in vista degli ultimi due turni di 6N, con Francesco Minto e Tobias Botes tagliati. E' solo il contorno di una faccenda ben più complessa.
C'è chi ha suggerito che a quest'Italia occorra un coach mentale, motivazionale. Certo, come no? Piuttosto, c'è un Denzel Washington versione "Flight" nei paraggi? Tipo in grado di saper far atterrare un aereo in caduta libera, mettendolo a testa in giù, con le vene piene di alcol? Che è meglio avere gente del genere a portata di mano al momento, magari non immacolato, ma freddo e calcolatore, con la faccia tosta al punto giusto per mettere ordine nello spogliatoio. I coach motivazionali servono ai team che sanno vincere, per continuare a superarsi. Noi non abbiamo completato il primo passaggio. 

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazines