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C’è una casetta rosa. Ci sta il killer dei pensionati

Creato il 21 maggio 2014 da Albertocapece

San-Carlo-canavese-Casa ForneroAnna Lombroso per il Simplicissimus

Sappiamo dalla stampa, omogenea nella riprovazione, che una delle manifestazioni più infami di questa campagna elettorale avvelenata, sarebbe stata l’incursione di una delegazione del Carroccio guidata dal leader Matteo Salvini e dal presidente della Regione Roberto Cota davanti alla “casa avita” (cit.) dell’ex ministro del Lavoro a San Carlo Canavese,sulla cui porta è stato affisso un manifesto che ritrae l’esponente del governo Monti in lacrime con la scritta “Cancelliamola con una firma”, mentre i militanti intonavano lo slogan “piangi per noi Fornero”.

Se ormai è difficile attribuire la palma dell’ingegnoso sberleffo e della fantasiosa invettiva tossica, tra vivisezioni, lupare bianche, accuse di assassinio, poveromismo, la medaglia d’oro dell’ipocrisia se la merita il Pd, non nuovo a questo riconoscimento, tramite Scalfarotto, che da leale sostenitore del governo Monti e delle sue “riforme” lamenta crucciato, anzi disgustato, il verificarsi di un atto violento contro un privato cittadino, che non può che preludere, fisiologicamente, all’aggressione fisica.

C’è poco da esplorare il contesto molto frequentato e molto controverso della privacy di un politico, di un esponente governativo in carica o no. Soprattutto se a tirarlo in mezzo è l’esponente di un partito che si è crogiolato tra le lenzuola dell’ex premier sporcaccione, o che ha goduto di sberleffi e lanci di monetine. Hanno fatto un gran piacere anche a noi, bastardi, cui piacque perfino il lancio del Duomo. 

Ma, modestamente, ci pare ragionevole ritenere che chi ha rivestito una carica istituzionale, anche senza essere eletto, in fondo come l’attuale presidente del consiglio, e grazie a quell’incarico gode ancora di prebende, favori, collocazioni ben remunerate in consigli di amministrazione pubblici come la centrale del latte di Torino, non dovrebbe aver diritto a rivendicare una riposante eclissi e l’oscuramento del proprio passato e presente.

E quanto a privacy inoltre - malgrado Scalfarotto abbia dimostrato di essere di bocca buona accontentandosi di un provvedimento che, anziché rimuovere cause e effetti di omofobia, ne segna confini ancora una volta soggetti a interpretazioni arbitrarie e in sostanza a disuguaglianze, dovrebbe rammentare, nella sua condizione rivendicata di “diverso” e di minoranza ostacolata, che si tratta di una di quelle prerogative a senso unico.

Il rispetto della sfera privata, secondo il pensiero dominante, di chi domina cioè, deve essere garantito per i potenti, per chi ha visibilità e onore di telecamere, per chi è abilitato a alzare muri a difesa della riservatezza, per chi può pagarsi vigilanti e custodi e fa trapelare, grazie alla stampa amica, solo le informazioni personali che gli fanno comodo, che gettano un riverbero di domestica normalità sulla sua esistenza, tanto da farlo sembrare uno di noi. Quei noi invece, nelle cui intimità entrano con scarponi chiodati e talloni di ferro, decidendo di vita e morte, bisogni e diritti, certezze e istanze, pretendendo a scopo pedagogico, di imporci una loro morale di parte, la loro ideologia di sopraffazione, le loro convinzioni. E decisioni che sulle nostre esistenze sono passate come un tornado, devastando garanzie, aspettative, riducendoci in miseria, causando una perdita insanabile, quella del lavoro e del salario insieme all’identità che assicurano e alla dignità che nutrono.

C’è da dubitare poi che la fine sensibilità della professoressa Fornero sia stata ferita. Come spesso succede ai criminali, non ha mostrato pentimento. Senza dire che la sgradita intrusione è stata perpetrata nella casa avita, quella che simboleggia il tradimento di classe della spietata signora, che immaginiamo viva abitualmente in una ben meno modesta magione del capoluogo piemontese, vicina ai suoi cari e famigli, membri di fondazioni ad hoc, banchieri, consiglieri di amministrazione, togati sussiegosi accademici, commentatori ben allineati.

Quella casetta rosa spartana, quel brutto villino da urbanistica dei geometri, sembra proprio sia stato conservato dalla crudele madamin a ricordo perenne: per sé dell’agognato riscatto..e tradimento, per noi come referenza di un’origine modesta e quindi di una simbolica vicinanza al popolo. Eh si, l’ingrata Fornero voleva esserci vicina per colpirci meglio e con maggiore precisione, anche se avrebbe preferito nascere e vivere in un castello e sparare dagli spalti sulla marmaglia, Scalfarotto compreso.


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