Magazine Sport

Cala Cimenti: il Leopardo delle nevi ruggisce ancora

Creato il 16 agosto 2014 da Sportduepuntozero

CAla CimentiCi sono voluti cinque tentativi, due nel 2013 e tre quest’anno, ma alla fine Carlalberto Cimenti ha raggiunto la sua vetta della vittoria. Il summit del Peak Pobeda, in russo Picco della Vittoria, è stato conquistato mercoledì 12 agosto. I numeri sono importanti in questa impresa che parla italiano perché “Cala” Cimenti, alpinista di Pragelato, ambassador Ferrino, è il primo italiano a raggiungere questa ambita e difficile meta. E almeno per adesso, l’unico ad averla conquistata nelle ultime due stagioni.

“Sono molto dimagrito e sono stanchissimo, ma il Pobeda è una cosa incredibile!” queste le prime parole che ci sono giunte dall’alpinista a pochi giorni dall’impresa, durata sei giorni e cinque notti. Altezza 7,439 metri, i più duri rappresentati da una lunga cresta di 12 chilometri che accompagna dai 6900 fino alla cima, rimasta inviolata per tutto il 2013. Di questa interminabile cresta Cala racconta: “Ho camminato per più di 13 ore, praticamente nello spazio. Da solo, perché il mio compagno Ivo aveva un principio di edema polmonare e si è dovuto fermare”. Così, quando è tornato dalla cima, sono dovuti scendere in fretta e furia: “Non è stata una bella esperienza vederlo scendere barcollante non sapendo se riuscisse a raggiungere quote inferiori”. L’edema polmonare, molto pericoloso e mortale, è uno dei rischi a cui vanno incontro gli alpinisti e anche Cala nel 2006 è stato ricoverato d’urgenza per lo stesso disturbo.

Il Pobeda è la più alta vetta del Kirghizistan, la più a nord del Tien Shan, al confine con la Cina, quella con il meteo più imprevedibile, capace di cambiare nel giro di poche ore. Proprio un forte vento, che ululava a più 70 chilometri all’ora, lo aveva fermato a 6,400 metri, durante il secondo “attacco” alla vetta di dieci giorni fa. Ma lo “Snow Leopard” era lì a un soffio che ruggiva tra i ghiacci, non poteva lasciarsi sfuggire un ultimo tentativo di raggiungere la quarta delle cinque vette più alte dell’ex Unione Sovietica.

cala5
Per questo era tornato, a inizio luglio, nel Kirghizistan, per portare a termine il progetto che lo scorso anno era rimasto in sospeso: conquistare lo Snow Leopard, l’onorificienza di chi scala tutte e cinque le vette sopra i 7mila metri dell’ex Urss. Khan Tengri, Lenin Peak e Peak Korzhenevskaya sono state raggiunte nel 2013, il Peak Pobeda in questa estate 2014, ora all’appello manca soltanto il Communism Peak (7,495 metri), per il quale bisognerà attendere il prossimo anno.
Da quando è stato istituito, meno di 600 alpinisti al mondo si sono guadagnati questo ambito riconoscimento. Nessun italiano c’è mai riuscito e l’impresa di “Cala”, 39 anni, risulta ancora più complessa se si tiene conto che questo appassionato alpinista non è un professionista. I titoli servono a poco in situazioni estreme, lassù contano la preparazione atletica e psicologica, un pizzico di follia e tanta passione. E alla fine è soltanto la vetta a fare la differenza, come ricorda il diktat sovietico: “Non sei un vero alpinista se non hai mai scalato il Pobeda”.

Che cosa spinge un uomo a sfidare i propri limiti, a lasciare i propri affetti per mesi rischiando la vita su ghiacciai che sembrano non avere una fine? Che cosa ha di così irresistibile quella vetta che ti respinge per ben quattro volte? Forse la risposta si trova proprio nella montagna. Seduto su una panchina in cima alla morena, rivolto al Pobeda, “Cala” scriveva a inizio luglio sul suo diario di spedizione: “Ho guardato, ho sentito, e ho contemplato, la luce svanire, le stelle arrivare, le montagne cambiare, e poi, attraverso tutto questo, ho sentito anche me stesso, i miei affetti, forse il mio posto in questo mondo”.

Ora si prenderà qualche giorno di riposo al Campo Base, poi farà ritorno a Bishkek, capitale del Kirghizistan, dove lo attende il volo per l’Italia. Atleta completo in ogni disciplina outdoor, a settembre affronterà il Tor des Geants, 330 chilometri di corsa lungo tutto il perimetro della Valle d’Aosta per questo trail che è considerato il più duro al mondo. La sfida, questa volta con se stesso, continua. Aspettando la prossima estate e quel ruggito ad alta quota.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :