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Calcio & Cultura: linguaggio e letteratura

Creato il 26 settembre 2014 da Giuseppe Avignone @gavignone
Calcio & Cultura: linguaggio e letteraturaIl calcio non è mai banale. C'è chi addirittura ne ha analizzato i suoi aspetti più reconditi ed i suoi collegamenti con il linguaggio. Un parere in bianco e nero non di poco conto!
"Il calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre, persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro".
In dettaglio il calcio viene analizzato come sistema di segni e quindi linguaggio, quello usato come termine di confronto, ossia il linguaggio scritto-parlato
"Infatti le "parole" del linguaggio del calcio si formano esattamente come le parole del linguaggio scritto-parlato. Ora, come si formano queste ultime? Esse si formano attraverso la cosiddetta "doppia articolazione" ossia attraverso le infinite combinazioni dei "fonemi": che sono, in italiano, le 21 lettere dell'alfabeto.  I "fonemi" sono dunque le "unità minime" della lingua scritto-parlata".
Addentriamoci nella metrica e nell'unità della lingua del calcio: "Un uomo che usa i piedi per calciare un pallone è tale unità minima: tale "podema" (se vogliamo continuare a divertirci). Le infinite possibilità di combinazione dei "podemi" formano le "parole calcistiche": e l'insieme delle "parole calcistiche" forma un discorso, regolato da vere e proprie norme sintattiche.  I "podemi" sono ventidue (circa, dunque, come i fonemi): le "parole calcistiche" sono potenzialmente infinite, perché infinite sono le possibilità di combinazione dei "podemi" (ossia, in pratica, dei passaggi del pallone tra giocatore e giocatore); la sintassi si esprime nella "partita", che è un vero e proprio discorso drammatico". 
Il calcio poi diventa codice: "i cifratori di questo linguaggio sono i giocatori, noi, sugli spalti, siamo i decifratori: in comune dunque possediamo un codice.  Chi non conosce il codice del calcio non capisce il "significato" delle sue parole (i passaggi) né il senso del suo discorso (un insieme di passaggi)".
E poi spazio ai sottocodici che permettono al calcio di passare da strumentale ad espressivo: la prosa e la poesia.

Ecco alcuni esempi: "Bulgarelli gioca un calcio in prosa: egli è un "prosatore realista"; Riva gioca un calcio in poesia: egli è un "poeta realista". Corso gioca un calcio in poesia, ma non è un "poeta realista": è un poeta un po' maudit, extravagante. Rivera gioca un calcio in prosa: ma la sua è una prosa poetica, da "elzeviro". Anche Mazzola è un elzevirista, che potrebbe scrivere sul "Corriere della Sera": ma è più poeta di Rivera; ogni tanto egli interrompe la prosa, e inventa lì per lì due versi folgoranti".  
La differenza tra prosa e poesia non non è nel valore, ma pura distinzione tecnica.  Ed in conclusione: "fra tutti i linguaggi che si parlano in un Paese, anche i più gergali e ostici, c'è un terreno comune: che è la "cultura" di quel Paese: la sua attualità storica.  Così, proprio per ragioni di cultura e di storia, il calcio di alcuni popoli è fondamentalmente in prosa: prosa realistica o prosa estetizzante (quest'ultimo è il caso dell'Italia): mentre il calcio di altri popoli è fondamentalmente in poesia". 

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