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CALDORO GETTA LA SPUGNA SUL TPL? - Senza decisioni serie e rigorose non si esce dalla crisi

Creato il 04 maggio 2012 da Ciro_pastore

CALDORO GETTA LA SPUGNA SUL TPL? - Senza decisioni serie e rigorose non si esce dalla crisi Senza decisioni serie e rigorose non si esce dalla crisi CALDORO GETTA LA SPUGNA SUL TPL? Chi invoca l'intervento taumaturgico dello Stato vive di sogni ed illude i lavoratori e i cittadini Il Presidente della Giunta Regionale Caldoro sta forse gettando la spugna riguardo al salvataggio del trasporto pubblico? Parrebbe di sì. Il suo grido d’allarme, lanciato qualche settimana fa, poneva l’accento su quanto fosse necessario definire un patto di risanamento per il settore. Per Caldoro si tratta di una questione di interesse nazionale, che va affrontata con una normativa ad hoc, con un piano di rientro del debito spalmato su più anni, così come già attuato per il buco della sanità regionale. Lo stesso Presidente della Regione Campania, però, ha pure sottolineato che la pesante crisi del trasporto pubblico in Campania affonda le sue radici ne ''l'essere lontani dai costi standard, un dato oggettivo che la mia giunta ha ereditato''. Caldoro, peraltro, è convinto di far breccia nel cuore indurito di Monti confortato dalla circostanza che ''in Italia a vivere questa condizione siamo insieme al Piemonte''. Insomma, la sua fiduciosa aspettativa si baserebbe sul poco solido presupposto che anche una regione leghista vive gli stessi problemi e che, quindi, un provvedimento di “salvataggio”, sarebbe sostenuto anche dall’opposizione. Sembra lecito dubitare che ciò possa avvenire, e soprattutto in tempi brevi, viste le condizioni generali del sistema paese ed i vincoli internazionali di bilancio a cui il Governo nazionale è esso stesso sottoposto. Nelle parole di Caldoro, peraltro, si legge un’ammissione implicita: il trasporto campano costa troppo. Scarsa produttività e spreco di risorse sono alla base della situazione deficitaria attuale. Risolvere i problemi gestionali pregressi, quindi, non è bastevole a rilanciare il settore. Se non si riallineano i conti della gestione ordinaria a che servirebbe, infatti, chiedere una legge ad hoc per sanare il debito pregresso? Aziende organizzate secondo le vecchie logiche, anche se sollevate dal carico del costo del debito, produrrebbero nel medio periodo nuovamente deficit insostenibili. Si deve quindi, proseguire a tappe forzate nella costruzione di un serio e severo Piano Industriale fondato su soli due vincoli: difesa dei livelli occupazionali e forte riduzione dei costi per beni e servizi. Il compianto Ministro del Tesoro, Tommaso Padoa-Schioppa, nel 2007 lanciò una forte azione per una ferrea spending review, basata su una riclassificazione della spesa statale per grandi funzioni, le “Missioni”, e specifici interventi di spesa, i “Programmi”. Sarebbe utile riprendere ed estendere questo tipo di classificazione anche per le aziende del TPL, così da rendere più trasparente su cosa si spende, quanto si spende e perché si spende. Per inciso, la Missione del TPL è trasportare quante più persone possibile nel miglior modo possibile, nella massima efficienza gestionale. Questa mission, negli anni delle vacche obese, è stata disattesa. Nelle aziende del TPL, purtroppo, la spesa per anni è stata fuori controllo in termini quantitativi e “drogata” dal punto di vista della qualità. Si è speso troppo e male, a causa di un insano intreccio di interessi, difficile da dipanare per quanto è riuscito ad attecchire in ogni ganglio vitale di queste aziende. La corruzione è dilagata senza freno, coinvolgendo un po’ tutti ed ad ogni livello di responsabilità. Per quanto riguarda la scarsa produttività, inoltre, questa dipende non solo da fattori organizzativi ma anche, e forse soprattutto, da limiti strutturali del modello di business. Si insiste ancora oggi su una visione antiquata del fenomeno trasporto ferroviario, in una logica da “strade ferrate secondarie”, mentre il territorio e le mutate esigenze della domanda di mobilità richiedono un’offerta di tipo “metropolitano”. È questa errata ed obsoleta visione che ha determinato le storture organizzative che si tramutano a loro volto in scarsa produttività complessiva. Qualche giorno fa, un noto economista, Luca Ricolfi, in un’intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno ( http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/economia/2012/2-maggio-2012/spesa-pubblica-economistaricolfi-boccia-campania-201425396.shtml ) così rispondeva al suo intervistatore: Torniamo ai tagli della spesa pubblica nel Mezzogiorno. Altra grana sono i trasporti. «Anche qui bisogna smetterla con l'ipocrisia. In Inghilterra, dove sono stato per sei mesi, pagavo il biglietto del bus l'equivalente di 4 euro. Ecco, bisogna avere il coraggio di far pagare tariffe adueguate ai costi. Soprattutto visto che questi ultimi, soprattutto nel Meridione, sono stati gonfiati negli anni da imponenti imbarcate di personale messe in pratica dai politici di turno». Bisogna tagliare addetti anche qui?«Certo. Aumentare il costo dei biglietti e ridurre il personale. Altrimenti si rischia di restare letteralmente a piedi». Personalmente, ritengo che alla semplicistica logica dei tagli al personale si possa rispondere con una migliore allocazione delle risorse umane, da cui derivi un generalizzato aumento di produttività diretto ad aumentare l’offerta di servizi, seppure differentemente rimodulata. Piuttosto che tagliare le corse, insomma, queste andrebbero aumentate per recuperare sacche di domanda ancora inesplorate, contrastando così la progressiva emorragia di clienti. Purtroppo, anni ed anni di costose politiche per incentivare e fidelizzare il cliente (UNICOCAMPANIA) si stanno dissolvendo in pochi mesi di servizi scadenti ed inaffidabili. Nella pratica quotidiana, assistiamo, invece, ad un inasprimento della becera politica dei tagli retributivi, anche occupazionali. Le vicende ACMS e CSTP diventano paradigmatiche in tal senso. A seguire le due vicende, non a caso credo, delegato alle trattative ACMS per conto dell’Assessore ai Trasporti, è Maurizio Papagno, plenipotenziario del fronte sindacale in EAV. Se tanto mi dà tanto, lo stesso uomo tendenzialmente applicherà le stesse strategie. Quindi, presto anche in EAV assisteremo all’applicazione dei contratti di solidarietà a cui si è aggiunta una soluzione surrettizia per aggirare le nuove norme pensionistiche. In CSTP, infatti, sarà possibile attivare, infatti, una procedura per consentire al personale impiegatizio, proveniente dalla qualifica di operatori di esercizio, di poter chiedere il rientro nella mansione di conducente di linea. Sarà, peraltro, riconosciuta, a chi effettuerà il passaggio, l’anzianità maturata nel ruolo di impiegato come periodo di guida effettiva ai fini della determinazione del relativo parametro retributivo di inquadramento. Come qualche mio attento lettore ricorderà, qualche mese fa lanciai la medesima proposta per Circumvesuviana ( http://lantipaticissimo.blogspot.com/2012/03/i-pensionamenti-anticipati-e-la.html ), con l’intento di “accompagnare” molti lavoratori ad una sorta di prepensionamento agevolato attraverso l’istituto “dei lavori usuranti”. Ma se non cambia il modello organizzativo, però, cosa ci aspetta alla scadenza del contratto di solidarietà? Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli

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