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Cambi di stagione

Creato il 02 marzo 2011 da Carosella
Cambi di stagioneIl mio panorama è cambiato per sempre. L'albero che interrompeva il mio orizzonte personale, che vedevo dalla mia terrazza cambiare con le stagioni, ospitare corvi e passeri, e che decine di volte ho fotografato in controluce davanti al sole che calava sul mare, stamattina non c'era più.
Questa notte la Bora nera l'ha spezzato facendo crollare una magnolia almeno trentennale.
"La Bora come non soffiava da ventanni": tra i triestini in questi giorni è difficile non sentire questa frase. Del resto è difficile parlare d'altro, il vento a 130 km/h non passa inosservato. Se sei al chiuso sbattono gli infissi, scricchiolano le travi, si muovono i coppi del tetto, fischia ogni fessura ritmicamente e, caratteristica tipica di questo vento dal nord est, a tratti "tuona" perchè grandi masse di aria letteralmente sbattono su qualche ostacolo.
In centro vola tutto quello che può volare, tranne gli uccelli, che per non sbattere sui palazzi, se ne stanno al riparo, patendo la fame. Le fronde degli alberi giovani si piegano impazzite come le schiene dei ragazzi, mentre i rami solidi dei vecchi alberi devono solo sperare di essere riparati da case e rialzi del terreno. Nella fatica della resistenza, si spezzano rami, alcuni addirittura vengono sradicati dalla terra e rimangono così, con le nudità all'aria.
All'aperto poi, quei pochi che l'affrontano, di cosa vuoi parlare se raffiche ti sbattono in mezzo alla strada, ti impediscono di girare gli angoli, ti rendono impossibile l'utilizzo di qualsiasi due ruote e difficile anche i rettilinei in automobile?
Questo vento è impetuoso e lo dice a voce alta. I non triestini forse non sanno che se dovesse piovere, ci si bagna, è ridicolo solo il pensiero di usare l'ombrello. E se va anche sotto zero, le strade in salita diventano impraticabili in poche ore, lisce come lastre, gli angoli dei palazzi si levigano di strati di ghiaccio. E che moto, motorini, le poche bici cittadine, stanno fermi fermi in garage. L'alternativa è fare parte della schiera di due ruote sdraiati ormai da giorni nei parcheggi. E che i berretti accettati sono solo di lana, di quelli che ci si "fraca" in testa, altro che falde da signorotto.
Fra due giorni sarà passata, dicono. Noi aspettiamo, tra il nervosismo e l'euforia strana che porta in vento, e la consapevolezza rinnovata che non siamo praticamente altro che foglioline per l'Universo.

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