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Cambiare le donne, cambiare gli uomini

Da Femminileplurale

Responsabilità maschile o complicità femminile?

Viene spesso sollevata, anche nei commenti a questo blog, la questione della responsabilità delle donne rispetto ad uno scenario socio-culturale che le considera soltanto – semplifico – come madri (ruolo 1) o puttane (ruolo 2). Si fa notare come siano loro stesse, per prime, a non considerarsi oltre la propria apparenza fisica, a fare del proprio corpo uno strumento per fare carriera piuttosto che uno strumento di potere, a svilire le proprie capacità e la propria intelligenza facendo le veline, ad autolimitarsi al ruolo di casalinga e madre.

Cambiare le donne, cambiare gli uomini
Come in (quasi) tutte le cose, c’è un fondo di verità in questa affermazione. Un fondo di verità che rischia di creare dei conflitti in chi si batte contro la mercificazione del corpo femminile, per la parità di diritti e trattamento, per la libertà sul corpo, per un riconoscimento del ruolo delle donne che sia aperto alla molteplicità dei contributi che possono dare alla società e alla cultura del nostro paese. La verità, effettivamente, è che, se pullulano cartelloni pubblicitari con donne ammiccanti sopra la scritta «Te la do gratis» e se il corpo delle donne può essere usato per trasmettere messaggi del tutto irrispettosi della loro dignità, e via di questo passo, di fatto ci devono essere delle donne disposte a incarnare quei ruoli. Di puttane, veline compiacenti, e casalinghe subordinate al Maschio. Va bene.

E tuttavia, ci sono due importanti considerazioni che vengono ben prima di questa innegabile complicità. La prima è che è altrettanto innegabile che quando una bambina viene al mondo (in Italia, tanto per fare un esempio), si trovi immersa in uno scenario socio-culturale che non può che trasmetterle un certo tipo di impostazione mentale. Al maschietto si dice «Che bravo», alla femminuccia «Che bella», al maschietto si regalano le macchinine (o il piccolo falegname o il piccolo chimico o vattelappesca), alla femminuccia si regalano le bambole (ruolo 1) e le Barbie (ruolo 2). E così via. Non è certo una novità che ci siano due modelli educativi distinti per maschi e femmine, così com’è scontato che ci siano anche delle eccezioni (e fortunatamente non sono poche). Mi sembra piuttosto evidente, dunque, che se le donne diventano complici di un certo tipo di impostazione culturale è anche perché, proprio con quella impostazione, sono state cresciute e hanno imparato a pensare.

Cambiare le donne, cambiare gli uomini
(Ri)emanciparsi da questa prospettiva limitante è dunque un compito fondamentale per le attuali generazioni femminili: rifiutarsi di essere considerate soltanto come corpo, combattere contro le disparità di trattamento sul piano lavorativo e contro le violenze, rivendicare diritti e interventi a sostegno della maternità ecc. ecc. Questo è un passo essenziale e imprescindibile. Ma – e qui vengo alla seconda considerazione – il riconoscimento della necessità di una presa di coscienza da parte delle donne non implica che gli uomini siano esonerati da un qualsivoglia ruolo in questo processo. Se è vero che non ci deve essere la guerra tra i sessi, allora anche gli uomini devono assumersi la responsabilità del rispetto, del riconoscimento e del cambiamento. E non certo perché noi donne ci aspettiamo rispetto, riconoscimento e cambiamento come «concessioni» da parte degli uomini, ma perché è con gli uomini che si ha a che fare nel rapporto di coppia, sul lavoro, nella società. Ad essere chiari fino in fondo, non ci dovrebbe proprio essere bisogno di rivendicare quel rispetto e quel riconoscimento: se c’è, significa che da qualcuno è stato negato. Se le donne sono state subordinate per decenni e secoli interi, significa che questo è stato funzionale agli interessi di qualcuno.

E allora non facciamo come si faceva a scuola, che se la maestra non controllava i compiti, allora non li si faceva: il rispetto e il riconoscimento sono semplicemente dovuti. C’è forse bisogno di spiegare perché? No. Così come nessuno ha mai sentito il bisogno di giustificare i diritti degli uomini. Quelli ci sono e basta.

 


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Da Nives Jugovac
Inviato il 23 ottobre a 00:31

LE DIFFERRENZE TRA MASCHIO E FEMMINA LE FANNO TUTTI PURE LA SOCTA' NEL LAVORO DISPARITA' DI STIPENDIO .AGLI UOMINI PIACE SOPRAFFARE LE DONNE CHE CONSIDERANO INFERIORI PERCIO NOI DONNE DOBBIAMO COMBATTERE QUESTO PREGIUDIZIO VISTO CHE IL MASCHIO NON E' CAPACE A FARE I FIGLI E LUI INFERIORE A NOI. NOI CIO' CHE FA' LUI LO POSSIAMO FARE.