Mi duole ammetterlo, ma tra i mille programmi trash che quotidianamente bramo dal desiderio di guardare per espellere tutta l’acidità da zitellah che mi trovo in corpo con voi lettori, oggi mi sono imbattuto in roba “seria”: il tanto discusso, annunziato, rimandato, osannato e/o deprecato, aggiungete aggettivi a vostro piacere, videomessaggio del Cavaliere, (ancora per poco) senatore Silvio Berlusconi.
Tralasciando la profonda avversione che provo per questa ripugnante persona (Oh my God sarò querelato) e per tutti i membri del suo adorabileh partito, porrò esclusivamente l’attenzione in modo assolutamente parziale sul nuovo messaggio agli italiani (Presidente della Repubblica wannabe il nostro Silvio, mancavano però le reti unificate).
A pensarci bene non è che ci sia molto di rilevante da dire, almeno, niente che il Cavaliere non abbia già propinato sotto varie forme agli italiani da venti anni a questa parte. Magistratura di sinistra, democrazia dimezzata, sentenze mostruose che hanno aggredito il suo patrimonio (eh poverino, ora come farà a dare gli alimenti alla sciagurata Veronica?) sono stati alcuni dei punti salienti del suo discorso, culminato con l’annuncio solenne della (ri)nascita della gloriosa Forza Italia al suono di “Forza Italia, Forza Italia, Forza Italia. Viva l’Italia, viva la libertà. La liberta è l’essenza dell’uomo e Dio, creando l’uomo, l’ha voluto libero”. Tanta tronfia retorica forse non si sentiva più da quel famoso 10 giugno 1940 dal balcone di Palazzo Venezia.
Non spenderò ulteriori parole sul giusto operato dei magistrati, sull’ipocrisia di un uomo che si professa innocente dopo l’accusa di ben tre gradi di giudizio e anni e anni di processi, spesso abilmente evitati con sotterfugi costruiti ad hoc perché tutto il popolo italiano è ormai psicologicamente stremato dalle sterili polemiche e dibattiti sorti in merito, che si trascinano esasperatamente da anni. Mi limito a riportare un passo di Cicerone (così facciamo pure i fighi con le citazioni colte) tratto dalle Catilinarie dove la Patria incita Catilina ad andarsene, che trovo di estrema pertinenza nei confronti di un personaggio che per vent’anni ha tenuto sotto ricatto l’Italia (resterà ad aeternum il mistero e l’orrore nel constatare come ci sia ancora gente che voglia votarlo e l’abbia fatto negli anni scorsi), ora minaccia di far saltare l’Esecutivo a giorni alterni ed imperterrito ignora (o fa finta di ignorare) che l’ora di ritirarsi dalla scena politica sia ormai inesorabilmente giunta.
“Nessun delitto è stato commesso in tanti anni se non a causa tua, nessuna sciagura senza di te; a te solo sono da addebitare le morti di molti cittadini; per te la persecuzione e la divisione dei cittadini è stata libera ed impunita. Tu ti sei dedicato non solo a trascurare le leggi ed i processi, ma anche a sommuoverli e distruggerli. Per quanto concerne le cose passate, benché non fossero sopportabili, tuttavia, come potei, le sopportai. Ora, invece, non è più sopportabile che io sia in istato di timore per cagion tua, che Catilina debba essere temuto, che nessun progetto, estraneo ai tuoi delitti, possa essere intrapreso contro di me. Perciò, vattene e scaccia da me questo timore: se esso è vero, affinché io non ne sia schiacciata, se esso è falso, affinché finalmente io smetta di avere timore”.